Report-Di Pietro. La macchina del fango e un giornalismo da rifondare

Di Redazione
09 Novembre 2012
Su "Gli Altri", Piero Sansonetti fa un'analisi del «killeraggio mediatico» scatenato dal programma della Gabanelli ai danni di Antonio Di Pietro: «Hanno svelato cose conosciute, infarcite con falsità»

I lettori di Tempi sanno cosa pensiamo di Antonio Di Pietro. Abbiamo sempre detto e scritto che il suo modo di intendere la battaglia nell’agone pubblico e le sue idee sulla giustizia sono ciò che hanno rovinato l’Italia. In seguito ad una intervista alla trasmissione Report, Di Pietro e il suo partito, l’Italia dei Valori, sono in grave difficoltà. In verità, ciò su cui Report ha puntato l’attenzione – le proprietà immobiliari di Di Pietro e l’uso padronale del partito – sono realtà di cui si parla da anni e che solo ora, chissà perché, diventano degne di nota. Il modo con cui oggi Di Pietro viene attaccato è lo stesso con cui – ormai da anni – si fa “politica” in Italia e di cui egli stesso ha beneficiato (verrebbe da dire: “Chi è causa del suo mal…”). Ma notare tutto ciò resterebbe una magra consolazione. A nostro parere, tanto la “politica manettara” quanto la “stampa manipulitista” sono due facce della stessa medaglia, che usano delle campagne mediatiche per fare eliminare gli avversari politici. Questo vale per Berlusconi, ma anche per Di Pietro. Oggi, su “Gli Altri”, a firma di Piero Sansonetti, viene svolto un ragionamento simile al nostro. Riportiamo di seguito alcune delle considerazioni di Sansonetti.

L’immoralità del giornalismo moralista. Gabanelli e (è…) la macchina del fango

Milena Gabanelli, giornalista di punta della Rai – nella trasmissione Report diventata famosa per la “demolizione” di Di Pietro – ha sostenuto che Di Pietro è proprietario di 56 case. Si è accertato che in realtà Di Pietro, sua moglie e loro tre figli (tutti e tre adulti e autosufficienti) sono proprietari di 11 case. Sono parecchie 11 case per una sola famiglia, anche se numerosa, nel senso che sono la prova della ricchezza di quella famiglia. La ricchezza però – finora – non è reato. E infatti Di Pietro non è stato indagato da nessuna procura per nessun tipo di reato. Nessun giudice finora se l’è sentita di incriminare qualcuno per aver comperato casa.

C’è sul tappeto, quasi invisibile, un problema: se una testata giornalistica sostiene che un tale è proprietario di 56 case e invece non è vero – e cioè se una testata giornalistica, per mancanza di verifiche, si inventa la bellezza di 44 case che non esistono e le attribuisce a un uomo politico – sbaglio o incorre in un errore rovinoso? (…) Mi chiedo come mai nessuno abbia chiamato Milena Gabanelli a rispondere di questo clamoroso infortunio. (…) Non solo non succede assolutamente niente, ma Report e Milena Gabanelli sono considerati eroi. Cosa hanno fatto di eroico? Hanno svelato cose già conosciutissime, infarcite con qualche falsità, punto e basta. Questo, al momento, nell’opinione pubblica italiana è considerato un vanto.

Poco più di un anno fa Fabio Fazio e Roberto Saviano furono protagonisti di un bel pezzo di televisione, di grande successo, nel quale denunciarono al grande pubblico “la macchina del fango”. Cos’è la macchina del fango? Un sistema ormai collaudato per usare il “gigante” dell’informazione non per informare ma per killerare personaggi pubblici considerasti nemici. Nessuno di noi è in grado di dire se questo killeraggio avviene in modo autonomo e indipendente, e cioè per iniziativa dei giornalisti, oppure avviene per commissione, cioè è richiesto da qualcuno che ha interesse a liquidare quello o quell’altro dirigente politico. Probabilmente spesso avviene su commissione. La macchina del fango negli ultimi dieci anni è diventata il motore fondamentale dell’informazione in Italia. (…)

È inutile che fingiamo che le cose non stiano così. Programmi come quello della Gabanelli fanno parte della macchina del fango, esattamente come della macchina del fango hanno fatto parte quotidiani tipo Libero o il Giornale o anche Repubblica. La campagna contro Boffo, quella contro Fini – da destra – quella contro Di Pietro, ora da sinistra, così come buona parte delle campagne scandalistico-sessuali contro Berlusconi, sono tutte pezzi di questo modo orrido di concepire il giornalismo come un lavoro per sicari. Chissà se un giorno ce ne renderemo conto. Il giornalismo italiano va rifondato, questa è la verità. E non lo si rifonda né con le intercettazioni telefoniche, né con le veline delle procure, e nemmeno con Milena Gabanelli. Perché, vedete, la Gabanelli sicuramente è una personalità e un’intellettuale robusta, seria e di alte doti morali. Però la sua vocazione era quella di fare la giudice, o la predicatrice, la Savonarola: non la giornalista. Lei considera del tutto secondaria l’imprecisione di qualche particolare nell’inchiesta, perché lei è moralmente convinta che Di Pietro vada distrutto e dunque il suo compito è distruggerlo. Le vie attraverso le quali avviene la demolizione non sono importantissime. Lei risponde ad un imperativo morale. Ecco, il mio dubbio è proprio questo: credo che il giornalismo moralista sia immorale.

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9 commenti

  1. Bugs Bunny

    Ragazzi, non c’è più Berlusconi, quindi Di Pietro non serve più. That’s all, folks.

  2. Anna59

    ma cosa state scrivendo – voi di Tempi – la Gabanelli è una giornalista che non ha bisogno di Di Pietro per diventare famosa – Io che la seguo da molti anni so che ha fatto molte puntate su diversi fatti e uomini politici non cristallini – ma per favore da dove venite fuori voi di Tempi – prima di giudicare vedete un pò di approfondire quello che scrivete e smettetela di gettare fango su chi fa solamente il dovere di informare e non di disinformare perchè seguono una corrente politica.

    1. Tito

      Ciao Anna59. Ho visto la puntata di Report su CL. Se questo è il modo con il quale ma Ga anelli fa informazione, siamo tutti a posto …

    2. Tito

      Ciao Anna59. Ho visto la puntata di Report su CL. Se questo è il modo con il quale ma Ga anelli fa informazione, siamo tutti a posto.

      1. luigi lupo

        Nella puntata non si parlava solo di Di Pietro ma anche di Lusi e di quanto in genere costa la politica con un raffronto con altri stati. La parte del servizio, in cui un esperto spiegava tutti i vantaggi che hanno i partiti sino a dire che oggi è l’unica “impresa” dove è possibile fare soldi con facilità, da sola valeva come 100 puntate del, non mi viene l’aggettivo giusto, Vespa con il suo Porta a Porta.
        Di Pietro era solo l’esempio della quantità immane di soldi che piovono sui partiti e dell’uso improprio che gli stessi poi ne fanno.

        Solo chi non ha visto questo aspetto della trasmissione può criticare il modo di fare informazione della Gabanelli, la si può accusare di qualunquismo? Può darsi ma, purtroppo, la verità che ci ha fatto vedere è amara, molto amara.

  3. luigi

    La Gabanelli ha rispolverato la “pratica” Di Pietro con circa 3 anni di ritardo aggiungendo “solo” la notizia falsa delle 56 case. Vabbè, chissenefrega di Di Pietro e lasciamo pure che l’ex Pm e Report se la sfanghino in solitaria in questa tartufesca resa dei conti tra compagni di manette. Ma trattare i telespettatori che pagano il canone Rai come bambini deficienti non è bello perché non ci vuole molto a capire che tre anni di silenzio sono un tantino troppi e pure sospetti. Soprattutto per una reporter che viene venerata come la madonna pellegrina del giornalismo d’inchiesta. Ma che volete, le primarie del Pd ci sono adesso. Dunque, anche una corrida di ritorno pret-à-porter, riscaldata e scodellata croccante al popolo incazzato può servire alla Causa. Con l’Idv fatto a pezzi nella macelleria mediatica di Milena e la prevista scissione-moltiplicazione dei Valori in casa Di Pietro, la sinistra è servita. Bersani non può che ringraziare la coraggiosa Gabanelli “ritardata”.

    1. luigi lupo

      Anche che l’Idv ha avuto negli anni 47 milioni di euro era una cosa risaputa?.
      Di sicuro sono meglio le inchieste di Report che quelle di Tempi, a proposito quando Tempi dedicherà un’articolo sul nuovo ospedale di Bergamo? Si proprio l’ospedale costruito su di una palude e che viaggia con quattro anni di ritardo. Anche la Gabanelli non ci dice tutto, per esempio parlando dell’ospedale di Bergamo non ci ha detto di tanti piccoli artigiani non ancora pagati, ma di questo a presto ci ragguaglierà Tempi.

      1. Kan63

        Certo che se la Gabanelli ci dicesse anche che “scoppiazza” le sue inchieste dagli articoli di Micromega di tre anni fa (battutina finale su memalfa e membeta compresa) sarebbe professionalmente più onesta…

  4. luigi lupo

    Ieri sera nella trasmissione “Servizio pubblico” c’era ospite proprio Antonio Di Pietro il quale, in merito alla trasmissione della Gabanelli che lo riguardava, ha detto che non ci aveva fatto bella figura e non ha mosso alcuna accusa agli autori della trasmissione.
    Chi ha visto quella puntata di Report avrà notato che è Di Pietro stesso che si fà dei danni in quanto aveva avuto tempo e modo di chiarire le cose e invece era apparso alquanto in imbarazzo.
    Si deve ricordare che l’Antonio nazionale, se viene accusato in modo falso, non si fà difendere da Sansonetti ma querela e si fa pagare come ha dovuto fare Berlusconi quando ha staccato un’assegno di 400 milioni di lire per degli articoli apparsi sul Giornale, episodio ricordato proprio ieri sera di fronte a Feltri.

    In merito alla puntata che parlava di Cl e del celeste imperatore andate a risentire le spiegazioni di un intervistato che cerca di spiegare il concetto di povertà dei memores domini, dove, secondo lui, anche comprarsi una villa in Sardegna non vuol dire infrangere la regola!
    E l’ospedale di Bergamo, anche di quello era meglio non parlarne?
    Se aspettiamo che sia Tempi a raccontarci di questo e altro faremo in tempo a morire tutti.

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