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Regionalizzare la scuola? «Se significa più autonomia è un’ottima idea»

Il Veneto, seguito da Emilia-Romagna e Lombardia, vorrebbe assumere direttamente gli insegnanti. Intervista a Marco Lepore (Foe): «Basta che non si ripetano in piccolo gli stessi errori del sistema statale»

Leone Grotti
27/10/2018 - 2:00
Interni
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Regionalizzare l’istruzione come chiedono Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna? «Se si tratta di un modo per garantire più autonomia e libertà di scelta ai singoli istituti, perché no? Sarebbe un passo in avanti». La proposta avanzata dalla Regione Veneto non dispiace, in linea di principio, a Marco Lepore, responsabile della comunicazione della Foe (Federazione opere educative). In un’intervista al Corriere della Sera, il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, ha già dato la sua benedizione, pur con tutte le cautele del caso: «Potrebbe essere un’opportunità, un modello virtuoso di gestione».

AUTONOMIA DIFFERENZIATA

Un anno dopo il referendum consultivo di Lombardia e Veneto, nel quale i cittadini si sono espressi a stragrande maggioranza in favore di una richiesta allo Stato di maggiore autonomia, le due regioni, insieme all’Emilia-Romagna, stanno mettendo a punto insieme al governo i contenuti della rivendicata “Autonomia differenziata”. Una delle proposte riguarda proprio la scuola, sulla quale i rappresentanti veneti stanno da mesi cercando un’intesa con i funzionari del Miur.

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REGIONALIZZARE LA SCUOLA

Il governatore Luca Zaia ha chiesto a Roma di gestire le scuole del territorio con maggiore autonomia decisionale e finanziaria. Tra i punti cardine della riforma, c’è anche la possibilità da parte delle Regioni di poter bandire i concorsi e assumere i docenti. Il passaggio dei docenti dallo Stato alla Regione sarebbe volontario, ma il Veneto è sicuro di attrarli aumentandone gli stipendi, con una modifica territoriale dei contratti collettivi, e offrendo ulteriori aumenti legati al merito. Il governatore ha chiesto più autonomia anche nella disciplina delle funzioni e dell’organizzazione degli istituti.

«ESISTE GIÀ LA SCUOLA DI SERIE A E SERIE B»

I sindacati sono già sul piede di guerra: criticano la proposta che potrebbe creare «un sistema regionale e ricco al Nord e uno statale più lento, povero e inefficiente al centro-sud». Critiche già lette e già viste, spiega Lepore a tempi.it: «I sindacati si attaccano sempre al tema dei soldi, ma la verità è che già oggi esiste la scuola di serie A e quella di serie B. Le scuole di certe regioni e territori funzionano già meglio di altre. Se ci fosse più autonomia, gli istituti di serie B potrebbero provare a risollevarsi, invece con questo sistema ingessato sono condannate a restare di serie B. La verità è che ai sindacati il sistema scolastico attuale va bene perché permette loro di avere un potere enorme sullo stesso. È una rendita che non vogliono mollare».

CONCORSI INEFFICIENTI

Il tasto dolente della scuola è sempre lo stesso, continua: «Oggi il meccanismo di arruolamento dei docenti passa attraverso i concorsi, che non garantiscono la preparazione e la qualità degli insegnanti. Le scuole non hanno la possibilità di assumere un docente in base alle proprie esigenze, al proprio progetto educativo e alla propria identità».

PROGETTO PILOTA PER L’AUTONOMIA

L’ipotesi di regionalizzare l’arruolamento dei docenti è dunque «interessante se questo tentativo si trasformasse in un progetto pilota per dare alle scuole una reale autonomia di scelta», spiega ancora Lepore. «È evidente che bisogna individuare le modalità, mettere paletti amministrativi, ma sarebbe un enorme passo avanti permettere a docenti abilitati e iscritti a un albo, come veri professionisti, di presentarsi con il curriculum alle scuole e alle scuole di scegliere quelli più interessanti, che condividono finalità e metodo educativo dell’istituto. Nei paesi anglosassoni, questo modello esiste già e fare un esperimento territoriale, limitato, sarebbe molto interessante».

NON SERVE UNO STATO PIÙ PICCOLO

Viceversa, continua il responsabile della Foe, «se regionalizzare significa solo riprodurre in piccolo lo stesso sistema statale, allora cambia poco e non aiuterebbe a risolvere i problemi della scuola pubblica». In realtà, al di là di quanto sostengono i sindacati, un simile cambiamento potrebbe convenire anche agli insegnanti: «Le Regioni sanno meglio di che cosa hanno bisogno in termini di posti, penso alle cattedre ma anche ai dirigenti scolastici. Inoltre si eviterebbe il disagio dei trasferimenti: capita spesso che docenti che vincono il concorso al sud vengano poi trasferiti al nord, con il problema di dover sostenere i costi della trasferta. I modi di lavorare non sono poi uguali in tutte le parti d’Italia: ci sono differenze di stili e approcci culturali».

ITER ISTITUZIONALE

Per ora non c’è ancora niente di definitivo, anche perché bisogna capire «come verrebbero redistribuite le risorse». Se Regioni e Stato, però, trovassero un’intesa, questa dovrebbe passare prima da un decreto attuativo del Consiglio dei Ministri. Poi servirà una legge e trovare l’accordo in Parlamento non sarà facile visto che su provvedimenti di questo tipo è richiesta la maggioranza assoluta.

Foto Ansa

@LeoneGrotti

Tags: autonomia scuolaemilia romagnafoelombardiaScuolascuola pubblicascuola statalesindacativeneto
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