È colpa delle schiere di vitigni di Prosecco se un nubifragio si è abbattuto su Refrontolo, nella notte tra il 2 e il 3 agosto, facendo straripare il fiume Lierza e uccidendo quattro persone? L’ipotesi che incolpa i 3.200 coltivatori produttori di Valdobbiadene Prosecco Superiore, del territorio Docg di Conegliano e Valdobbiadene, è stata adombrata dal pm Laura Reale che sta seguendo la vicenda e che ha commissionato quattro diverse perizie geologiche. «I risultati di questi studi stanno arrivando in queste ore e confermano quello che noi sosteniamo. Non è stata colpa della sistemazioni dei vitigni sulle colline», spiega a tempi.it Innocente Nardi, presidente del Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Superiore.
Presidente Nardi, tutti danno la colpa ai vitigni.
Le perizie geologiche in via di rifinitura stanno confermando quella che fin dall’inizio sembrava essere la causa. Cioè, la casualità. L’eccezionale portata della precipitazione che si è abbattuta sul Nord Est nello scorso fine settimana non poteva essere prevista in alcun modo. Che sia stata colpa dei filari di Valdobbiadene Prosecco è un’insinuazione che non si può sentire.
Perché?
Il vino è l’eccellenza italiana nel mondo e si produce vino in tutta Italia. È un prodotto che richiede cura e attenzione, serve tempo e precisione per produrre un buon vino. Il viticoltore sa che anche il terreno su cui poggiano e crescono i filari necessitano di cura e attenzione, non solo il prodotto già imbottigliato. Come si può quindi pensare che sia stata la presenza dei vitigni a causare il disastro?
Si dice che i vigneti siano stati posti sul territorio in maniera selvaggia.
Non c’è niente di più inesatto. I vitigni di Prosecco sono sempre stati presenti nel territorio di Conegliano, ma sono sempre stati pochi e ben distanziati gli uni dagli altri. Questo perché nel secondo dopoguerra la richiesta di Prosecco era molto bassa, non se ne beveva tanto. Quindi chi aveva dei filari smetteva del tutto di curarli, preferendo scendere in città e dedicarsi all’industria o all’artigianato, scoppiati durante il boom degli anni Sessanta. Poi il Prosecco è diventato di moda e di largo consumo e quei vitigni abbandonati sono stati recuperati e il vino ha avuto nuova vita.
Attualmente sono 3.200 i produttori di Valdobbiadene Prosecco.
Questi viticoltori sono un valore aggiunto per il territorio. Si prendono cura dei vigneti come un padre fa con un figlio. È anche grazie a loro che il nostro paesaggio è così incantevole. Si prendono cura del territorio e delle colline. È impensabile accusarli di avere devastato la zona in maniera sconsiderata. Ha ragione il presidente di Regione, ex ministro dell’Agricoltura, Luca Zaia: la colpa è da addossare solo a quei 60-80 mm d’acqua caduti senza sosta.
Le incessanti precipitazioni estive hanno danneggiato anche il raccolto?
È stata un’annata particolare e anomala, ma i produttori dicono che non è tutto perduto. C’è stata anche una primavera piuttosto calda che ha permesso alle viti di svilupparsi. La vendemmia però verrà anticipata rispetto al solito di un paio di settimane: programmiamo di farla dal 10 al 15 settembre. Queste settimane di agosto sono decisive, speriamo di avere il sole e di avere ripagate le fatiche di un anno.