Referendum scuole Bologna. Merola (Pd): «La sinistra anti paritarie vuole un modello che non esiste nemmeno a Cuba»
Tra una settimana a Bologna si vota per il referendum sulle paritarie, e il sindaco Virginio Merola (Pd), che già in un’intervista al Corriere aveva usato parole molto esplicite, così come in una lettera ai suoi cittadini, è tornato sul tema, definendo la campagna dei referendari anti-paritarie «il trionfo della demagogia e della disinformazione».
Parlando a Radio Tau, il primo cittadino ha detto: «Se qualcuno vuol fare una nuova sinistra, se la faccia. Ma non prenda come laboratorio Bologna per le proprie sperimentazioni inutili. Non permetto che questa città faccia da cavia agli esperimenti di persone che molto spesso non sono riusciti ad entrare in Parlamento con le proprie proposte politico».
SOLO RANCORE. Per Merola, il comitato che invita a votare A (sostenuto da Sel e grillini) è antistorico, propugna idee frutto solo di pregiudizi: «Servizio pubblico in tutta Europa non è statalismo. Ma che idea di sinistra è quella che in nome di un principio astratto divide la gente, introduce rancore e un’idea di servizio pubblico che non c’è neanche più a Cuba? La soluzione A ha già spaccato la città. Una comunità è fatta di idee diverse, e una sinistra che pensa che le idee diverse non vanno bene mi preoccupa, non è la mia sinistra». Questa è una sinistra che confonde sussidiarietà con privatizzazione, una sinistra che ha «problema epocale di cultura».
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ULTERIORE DIVISIONE. Il sindaco vorrebbe «tenere fuori Bologna da una discussione che con Bologna non c’entra nulla. La città è in crisi, ci sono molti problemi di bilancio, ci sono persone in cassa integrazione, ci sono aziende che chiudono. Non avevamo bisogno di questa ulteriore divisione. Sto reagendo come sindaco che rappresenta tutta la città e chiedo a tutti di rispettare il dibattito cittadino senza metterci in mezzo questioni che non c’entrano nulla».
SE VINCE LA “A”. E se vincesse la A, cioè chi vuole togliere i fondi alle paritarie? «Anche qui c’è una disinformazione grave – ha risposto il sindaco -. È un referendum consultivo senza quorum, viene presentato come un referendum abrogativo o decisionale. Addirittura dicono che da Bologna partirà la grande riscossa della scuola pubblica in tutto il Paese. Non sta in piedi, è il Consiglio comunale ed è la giunta che dopo tre mesi si pronuncia sull’orientamento uscito dal referendum, ma non è vincolante per le decisioni del Consiglio e dell’amministrazione comunale».
«Non si capisce perché un sindaco – ha concluso – dovrebbe dire ai bambini che vanno alle scuole paritarie e ai loro genitori “arrangiatevi”. Io credo che un sindaco debba avere a cuore tutti i bambini in qualsiasi scuola vadano e porre condizioni per dare questi finanziamenti, ciò che facciamo dal 1995».
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