Rapporto Estrela. Costa (Pd): «Non l’ho votato perché faceva dell’aborto un totem. Ma è presto per cantare vittoria»

Di Francesco Amicone
13 Dicembre 2013
Intervista all'eurodeputata di sinistra: «Il problema si riproporrà finché l'Europa continuerà a parlare di "salute sessuale e riproduttiva" nei termini attuali»

«Non potevo condividere l’ impostazione culturale e politica con cui è stata portata avanti la “relazione Estrela”. Faceva dell’aborto un totem e lo considerava un diritto umano». Silvia Costa è una dei sette europarlamentari Pd del gruppo Socialisti e Democratici che si sono astenuti nel voto in merito alla relazione su “Salute e diritti sessuali e riproduttivi”, varata dalla commissione Femm e definitivamente respinta dal Parlamento europeo. Costa smentisce a tempi.it le illazioni secondo le quali alla base della sua decisione e di altri cinque europarlamentari piddini – la cui astensione non si è comunque rivelata determinante per la bocciatura del rapporto (il testo alternativo del Ppe infatti è passato per sette voti: 334 contro 327) – ci sarebbe lo zampino di Matteo Renzi: «Il Pd non si è diviso per Renzi», spiega l’eurodeputata. «Da mesi si conosceva il mio parere sulla relazione Estrela».

Per quali ragioni si è astenuta?
Innanzitutto perché la relazione Estrela non bilanciava l’aborto con il diritto del nascituro e perché il diritto alla vita veniva completamente ignorato. Inoltre perché eliminava l’obiezione di coscienza, promuoveva l’accesso diretto delle minorenni all’aborto senza il consenso dei genitori e la procreazione assistita per single omosessuali. La relazione inoltre non poneva alcuna attenzione sul diritto alla maternità e alla paternità, e accresceva la responsabilità delle donne, con il rischio di accentuarne la solitudine.

Queste obiezioni sono state presentate ai suoi colleghi socialisti prima che il testo arrivasse nel parlamento di Strasburgo?
Le ho dettagliate mesi fa in commissione Femm e in una nota presentata alla delegazione Pd del gruppo socialista. In quanto membro supplente della commissione ho presentato una dozzina di emendamenti, prima che il testo arrivasse in parlamento, ma l’unica accolta è stata quella che introduceva il riferimento sulla prevenzione dell’aborto per ragioni sociali ed economiche. Troppo poco. Il testo è tornato una seconda volta in commissione. Ho ripresentato gli emendamenti, ma il presidente, anche lui socialista, si è detto contrario a emendare il testo. A quel punto ho scritto una seconda nota in cui annunciavo che, se durante l’esame parlamentare non fossero stati accolti gli emendamenti correttivi, mi sarei astenuta.

Altri suoi colleghi del Pd hanno deciso di fare lo stesso, ma non tutti.
All’interno del Pd ci sono posizioni diverse sulle questioni etiche, non è una novità. Alcuni colleghi hanno preso coscienza, dopo le mie note, delle problematiche che avevo evidenziato e hanno aderito alla mia astensione. Nessuno avrebbe immaginato che il testo sarebbe stato ritirato dal dibattito dell’assemblea plenaria e che passasse la risoluzione di minoranza del Ppe.

La bocciatura del testo è un bene?
È sbagliato definirla una vittoria. Il pronunciamento del Parlamento europeo non ha valore cogente, ma ha un peso sul diritto internazionale che i diplomatici conoscono bene. Anche nella risoluzione del Ppe che affida le decisioni ai singoli stati membri si parla di “Diritti alla salute sessuale e riproduttiva”. Dunque si conferma una dizione ormai divenuta di uso comune dopo la Convenzione di Pechino, che contiene il primo tentativo di trasformare l’aborto in un diritto umano. L’Europa dovrebbe affrontare diversamente il dibattito.

Come?
Senza rinunciare ai propri princìpi ma nemmeno lasciandosi trasportare dagli opposti estremismi o delegando agli stati membri. Questi problemi si riproporranno di nuovo. Sarebbe utile allora prendere esempio da quello che in Italia è stato fatto con la legge sull’aborto, dove – al di là delle opinioni – c’è stata la preoccupazione di trovare un equilibrio fra diritti e realtà. La 194 è stata fatta bilanciando la garanzia dell’accesso all’aborto in sicurezza e ad alcune condizioni con la tutela della vita umana, l’obiezione di coscienza e il valore sociale della maternità.

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3 commenti

  1. Ambrogio

    E non dimentichiamo che la Costa ha poi votato a favore della relazione Lunacek, che è la stessa minestra.

  2. Mappo

    Una domanda per Silvia Costa, ma se c’erano tutte quelle aberrazioni nel Rapporto “Estrela” perché limitarsi all’astensione e non votare contro? Se la mozione fosse passata magari per pochissimi voti il mancato voto contrario della Costa sarebbe stato un errore gravissimo di cui tutti noi avremmo pagato le conseguenze.

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