Putin parla di «pace», ma annette alla Russia quasi un quarto dell’Ucraina
La Russia si è annessa il 18 per cento dell’Ucraina, circa 100 mila chilometri quadrati di territorio. Lo ha ratificato ieri Vladimir Putin durante una cerimonia nella sala di San Giorgio del Cremlino, firmando i documenti di “adesione” delle quattro regioni ucraine entrate a far parte della Federazione russa dopo i referendum farsa dei giorni scorsi: Donetsk, Luhansk, Zaporizhia e Kherson.
«I loro abitanti saranno russi per sempre»
«La gente ha fatto la sua scelta con i referendum in Ucraina», ha detto Putin. «È la volontà di milioni di persone. Ora ci sono quattro nuove regioni in Russia, i loro abitanti diventeranno per sempre cittadini russi. Difenderemo la nostra terra con tutti i mezzi a disposizione».
Nel suo discorso Putin è tornato anche ad attaccare l’Occidente: «Sta cercando una nuova occasione per indebolire e distruggere la Russia, sono ossessionati dall’esistenza di un paese così grande che ha riconquistato il suo posto nel mondo dopo i tragici anni ’90». Quello dell’Occidente per il presidente russo «è un delirio, un inganno vero e proprio, con doppi e tripli standard. Con tutte queste regole false la Russia non ha intenzione di vivere. Ci vogliono ridurre a una colonia: non ci parlino di democrazia. La verità è dalla nostra parte. La Russia è con noi».
L’esercito di Mosca è sempre in difficoltà
La prova di forza della Russia non è sufficiente a nascondere le magagne sul terreno in Ucraina e in patria. Ieri l’esercito ucraino ha riconquistato il villaggio di Yampil, nella regione di Donetsk, un successo importante in vista dell’accerchiamento dei duemila soldati dell’esercito russo presenti a Lyman.
Kiev ha ribadito l’impegno a riconquistare tutti i territori occupati dai russi, specificando che l’annessione delle quattro regioni non fermerà il proprio esercito dal condurre attacchi per liberarli.
Putin perde consensi in patria
È proprio per cambiare le sorti della guerra in Ucraina che Putin ha annunciato settimana scorsa la mobilitazione militare parziale, che ha innescato la fuga di decine di migliaia di russi, per rimpinguare le forze armate con 300 mila soldati in più.
La decisione, secondo un sondaggio condotto dal Levada Center, ha provocato un calo inedito del tasso di approvazione dell’operato di Putin. Il presidente russo gode ancora di un enorme consenso in Russia, pari al 77%, in discesa però di sei punti percentuali rispetto all’83% degli ultimi tre mesi.
Inoltre, per la prima volta i russi si sono detti favorevoli a risolvere la guerra in Ucraina con trattative di pace (48%) piuttosto che con la prosecuzione armata del conflitto (44%). Il dato rispecchia quello sul sentimento nei confronti dell’invasione: il 56% si dice “molto preoccupato” (ad agosto era il 37%) mentre un altro 32% si dice “piuttosto preoccupato”.
«La Russia è pronta a trattare»
Forse tenendo conto anche dello scontento popolare scatenato dalla mobilitazione militare parziale (a decine di migliaia sono scappati dal paese per sfuggire all’arruolamento), Putin durante la cerimonia di annessione delle quattro regioni dell’Ucraina ha dichiarato che «non vogliamo un ritorno all’Unione Sovietica. Kiev rispetti la volontà popolare, cessi il fuoco e torni al tavolo del negoziato, noi siamo pronti».
Se il presidente russo, forse per la prima volta, si dice chiaramente disposto a trattare, è improbabile che ciò avvenga sia per le difficoltà militari che sta riscontrando sul terreno sia perché Kiev ha appena subito il furto di quasi un quarto del proprio paese. E difficilmente sarà propenso a ratificarlo in un eventuale accordo di pace che così sarebbe troppo simile a una resa.
Foto Ansa
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