L’Europa e la Casa Bianca, s’indignano e inorridiscono per “la violazione dell’integrità territoriale dell’Ucraina”. È un lamento legittimo. Ci sono trattati internazionali e leggi. Insomma, Putin l’ha fatta grossa.
Però. Però sono degli anni che l’Occidente tratta il mondo come un amico sfigato a cui si fa visita con il tour operator per girare il video youtube del tiramisu e della democrazia secondo i nostri gusti e costumi. Infischiandosene allegramente della storia, dei costumi e dei gusti degli altri. Sfigati.
Prima c’era George Bush, è vero, ad andare in giro per il mondo vestito da sceriffo e guerriero della notte. Però, ammettiamolo, Bush non nascondeva i propri obiettivi. Non diceva “non facciamo la guerra, la lasciamo fare ai droni e facciamo solo del bene al mondo”. Bush non diceva “non facciamo leggi contro il terrorismo, non vi controlliamo i telefoni, non vi spiamo, vogliamo bene a tutti”. Bush faceva cose brutte, spiegando perché, secondo lui, era necessario farle.
Dopo di lui Obama fa di peggio. Però lui il peggio lo fa con tutte le buone intenzioni del mondo. Non dice guerra, dice pace. Non dice pace, dice amore universale. Non dice musulmani, dice “abbraccio la grande umma”. Non dice sovverto le basi della società, dice diritto al matrimonio per tutti e aborto pagato anche coi soldi dei contribuenti che con l’omicidio in pancia non vogliono avere nulla a che fare.
Da quando andò alla Casa Bianca il logo dei loghi, il “yes, we can”, il presidente dei diritti umani, l’Obama della democrazia in ogni dove e della pace sia con voi, ha preteso cavalcare tutte le piazze “ggiovani” del mondo. Lasciando un gran casino e morte da Damasco a Casablanca. Da Tunisi allo Yemen. Ma fa niente. Obama ha lo spirito di Lincoln dalla sua parte.
Come si faccia poi la pace in tutto il mondo, bè, gli suggeriscono le multinazionali che lo hanno eletto e che ora esigono spot per crescere in Borsa, prendete twitter e instagram, fatevi un selfie e schiacciate un mi piace, curate la dieta per i vostri figli e imparate da Michelle a fare l’orto.
Che poi a spiarvi ci pensa il sistema Nsa. Che poi a garantire un controllo dei vostri dati ci pensa Google. Che poi a monitorare ogni vostra azione ci pensa il sistema Echelon. E per l’anestesia c’è sempre Hollywood.
Ma fottiti Occidente. Questo sta dicendo con estrema durezza e asciutta determinazione quella sterminata parte dell’Oriente che ha in capo Mosca, l’altra Roma, l’altra e irriducibile visione del mondo che non vuole saperne dei nostri videogiochi democratici e del nostro gioco a fare i padreterni imperiali.
Oggi con il folletto Bernard Henry Levy che fa la foto opportunity tra gli insorti di Bengasi. Domani, con lo stesso turista aristocratico umanitario parigino che si fa riprendere in piazza Maidan a spronare l’epica, a sostenere il peso della storia, a immolarsi per la democrazia (cioè quei cento poveretti sparati). E che dire del prode George Soros, il finanziere delle ragazze Femén che vanno in giro per il mondo a sputazzare e tirar mutande in faccia alla gente che non la pensa come quelli che le hanno caricate a molla e pagano loro la giornata?
Gli illuminati occidentali passano le loro giornate a esaminare rapporti, grafici, matrici finanziarie, dossier Bce, Ocse, Banca mondiale, filmini porno, bilanci di enti previdenziali e sanitari. Passano il mondo in globale rassegna e trovano che da qualche parte – o quasi ovunque – il mondo non è a posto con i loro standard occidentali. A quel punto sguinzagliano per il mondo ottime Ong.
Però potrebbe guardarsi anche dentro, l’Occidente. Potrebbe quotarsi il numero delle sparatorie e degli omicidi nei college e nelle università. Misurare il cervello annebbiato e strizzato da una quantità di droghe davvero eccellenti. Fare un monumento al record dei suicidi e degli ubriachi. Chiedere quanta febbre ha la propria gioventù che muore di inedia e di non senso. Potrebbe, l’Occidente, stabilire se nel rivoltare i corpi della gente come calzini, per supportare cliniche del cambio del sesso o del commercio degli ovuli, della morte dolce o della vita dell’embrione umano alla catena delle sperimentazioni più vigliacche, ci sia un grado civiltà addirittura superiore a quelle che in altre parti del mondo fanno certe cose con i machete. E senza anestesia.
Arrivano con le loro spirali e gommine Hatu, fino agli estremi delle tribù africane. Ma Boko Haram cos’è? Cosa sono questi cristiani, famiglia di perseguitati più grande e più pacifica del mondo che c’è, che vengono ammazzati come cani? Avete mai sentito un Obama o un Kerry, una Merkel o un Cameroon, indignarsi, convocare una sola seduta Onu, cercare risposte efficaci o anche solo un concerto londinese con Sting, alle stragi quotidiane di cristiani nel mondo?
Ehi! Asia Bibi è dentro un carcere musulmano non si sa più da quante migliaia di giorni. Avete visto un solo leader democrat, prendere e andare a farsi vedere davanti alla galera di un povera madre di famiglia? No. Loro si spostano solo per le Madonna e le Lady Gaga, per una Pussy Riot o una lesbica che non può rimanere incinta perché in quel tal paese omofobo non c’è ancora l’eterologa.
Quanto sono belle le vacanze di Blair in Toscana e quanto delicate le piscine di Ischia dove la Cancelliera tedesca mise a mollo le sue dolci membra. Come è salvifico il potere delle donne come Michelle Obama che ce la menano con le quota rosa e il femminicidio cloppete cloppete. E come è dolcissimo il pedone, il fissato dell’antivivisezione, della difesa dell’ultimo cetaceo, del curatore dell’orso bianco, del panda ricevuto con tutta la banda da monsieur Di Rupo, quello appunto che si fa vedere all’aeroporto ad accogliere il pandino bello e piccino, ma che non si fa vedere in parlamento a sputare su una legge che ammazza i bambini.
Anche per questo, non sarà legittimo violare l’integrità connessa col tweet e instagram. Non sarà democratico, diplomatico, pacifico, umanitario, vedere il russo in Crimea. Però, diciamocelo, è anche il segno di un mondo che ha smesso di prendere ordini dal peggior presidente della storia americana e dalla peggiore Europa della storia europea.