La preghiera del mattino

Il problema non è la propaganda di Salvini, ma l’inutilità di questo Parlamento

Matteo Salvini
Il segretario federale della Lega Matteo Salvini (foto Ansa)

Sul Sussidiario Giulio Sapelli scrive: «Le ultime riunioni sul Pnrr che il Consiglio dei ministri ha svolto dinanzi a una nazione ormai narcotizzata sono state devastanti per lo spirito pubblico. Tutto sembra normale, mentre normale non è. Non si può governare senza e contro il Parlamento».

Ma veramente Sergio Mattarella vuol far durare l’anormale normalità italiana fino al maggio del 2023?

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Su Huffington Post Italia Maria Antonietta Calabrò scrive: «Un fatto è certo. Venerdì mattina il leader della Lega Matteo Salvini è entrato in Vaticano e alle 8.30 è salito in Loggia per un colloquio con il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin. E nel pomeriggio ha annunciato la volontà di intraprendere un viaggio a Mosca per incontrare Vladimir Putin o i ministri di Putin, come ha poi confermato in diverse interviste. Altrettanto certo che né il premier Draghi né Palazzo Chigi né tantomeno la Farnesina ne sapessero nulla. Altrettanto irritato il Quirinale (tra l’altro il nuovo ambasciatore italiano presso la Santa Sede è stato consigliere diplomatico di Mattarella fino a pochi mesi fa)».

Adesso pure avere incontri in Vaticano sarebbe una grave colpa per Matteo Salvini? Anche chi non condivide, come me, la scelta del segretario della Lega di anteporre la propaganda alla politica e di non avere la sapienza necessaria nell’intraprendere iniziative nel campo della politica estera, non può non essere preoccupato per il clima che circola in Italia. Il nostro problema non è che un leader politico italiano si consulti con la Chiesa, ma che il Parlamento non abbia più alcuna vera funzione nella discussione pubblica, una funzione tale da registrare anche le preoccupazioni per la pace presenti nel mondo cattolico.

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Su Open si scrive: «Recep Tayyip Erdogan ha avuto un colloquio con Vladimir Putin sulla guerra in Ucraina. Il presidente turco ha proposto di organizzare a Istanbul un vertice tra Russia, Ucraina e Onu per cercare di trovare una strada per la mediazione, secondo quanto rende noto Ankara. Nella stessa telefonata con Putin, avvenuta nel pomeriggio di oggi 30 maggio, Erdogan ha detto che la Turchia è disponibile a partecipare a un potenziale meccanismo di osservazione in Ucraina, in caso di una intesa tra Mosca e Kiev. Prima del colloquio tra Erdogan e Putin, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva aperto a un colloquio a tre. Nel corso della telefonata con il presidente turco, Putin ha sottolineato “la disponibilità della Russia a facilitare il transito marittimo senza ostacoli di merci in coordinamento con i partner turchi. Questo vale anche per il grano dai porti ucraini”».

Da qualunque parte arrivi un aiuto alla pace è benedetto: non va scordato d’altro verso come Ankara approfitti della mancanza di un’iniziativa diplomatica seria da parte di Washington per estendere la sua influenza in Siria e nel Centro dell’Asia, con gravi rischi per curdi e armeni. Come spiega bene Henry Kissinger, se si sceglie un approccio ideologico, come è tipico innanzi tutto delle amministrazioni democratiche americane, invece che realistico, il disordine mondiale è destinato a estendersi con seri pericoli per il pianeta.

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Sul sito di Tgcom 24 si scrive: «Evidenziando come Putin abbia già vinto “la sua guerra, quella nel Donbass”, Liguori si sofferma quindi sulla “buona notizia” del giorno che arriva dagli Stati Uniti d’America, ossia il rifiuto di Biden all’invio di armi a lunga gittata a Zelensky. E avverte: “Siamo completamente divisi e disarmati di fronte a questa situazione, la mancanza di grano e acciaio ci terrorizza perché senza non costruiamo più. Azovstal produceva sei milioni di tonnellate e due li importava l’Italia. Vogliamo parlare di cose concrete o continuiamo con le bandierine del patriottismo di guerra?”. Infine, dopo aver ribadito l’importanza di seguire la via della diplomazia e sospendere l’invio di armi, si concentra sulle mosse del presidente del Consiglio Mario Draghi: “Putin non vuole parlare con noi, ha limitato l’Italia a differenza di altri paesi europei come Francia, Germania e Turchia, che probabilmente tratteranno la fine di questa guerra”».

Con la sua abituale irruenza Liguori sottolinea notizie che il “giornalista collettivo”, impegnato a impedire una vera discussione pubblica, cerca di nascondere. In particolare sono interessanti le sue considerazioni sul peso internazionale del nostro presidente del Consiglio, che nonostante la sua intelligenza (vedi anche il piano Di Maio, l’iniziativa per i corridoi per il grano, le sue consulenze a quella stordita di Ursula von der Leyen), i suoi rapporti con Janet Yellen utili a far ragionare Joe Biden, è assolutamente secondario rispetto a quello di Parigi, Berlino e Ankara. Il fatto è che quando i leader politici hanno una vera legittimità politica possono esercitare una reale influenza, quando sono “commissari”, alla fine non contano sul serio.

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