Progetto Arca: «In Italia le famiglie sono i nuovi poveri»

Di Giuseppe Beltrame
23 Novembre 2024
Lo studio della Fondazione mette in luce la situazione drammatica di chi fatica a dare un futuro ai propri figli. Intervista con il presidente Alberto Sinigallia
flash mob 30 anni progetto arca
Alcuni volontari della Fondazione Progetto Arca durante la manifestazione per i 30 dalla fondazione il 15 novembre 2024, Piazza della Scala, Milano (foto di Daniele Lazzaretto)

«Con l’inflazione incalzante e le crisi sempre più frequenti, anche chi lavora fa fatica a sostenere l’aumento del costo della vita», dice a Tempi Alberto Sinigallia, presidente della Fondazione Progetto Arca. «La prima cosa cui i genitori sono costretti a rinunciare è la cena al ristorante o la gita fuori porta con tutta la famiglia. Ma, poi, spesso si vedono obbligati a fare a meno di un secondo paio di scarpe o di una visita dal medico o dal dentista». Cosa ci dice tutto questo? «Che le famiglie sono i nuovi poveri», risponde Sinigallia.

È quanto emerge dalla ricerca pubblicata pochi giorni fa da Bva Doxa per conto di Fondazione Progetto Arca, l’onlus che dal 1994 dà un aiuto concreto in tutta Italia a chi si trova in stato di grave povertà ed emarginazione sociale.

I dati dello studio di Progetto Arca

Il campione coinvolto è costituito da 801 soggetti di età e nazionalità diverse (58% italiani, 35% africani, 16% americani e 5% asiatici) che frequentano i market solidali di Milano, Napoli, Bari, Roma, Ragusa gestiti dalla Fondazione stessa. Si tratta di negozi dove chi è in difficoltà può fare la spesa gratuitamente, grazie a una tessera rilasciata dai servizi sociali.

Il 64 per cento degli intervistati vive con figli a carico e il 41 per cento dichiara di essere disoccupato, il 63 per cento dei quali da più di due anni. «Oltre la metà dei soggetti afferma di rivolgersi a questo servizio perché colpita dall’accoglienza che le viene riservata all’interno dei market», sottolinea Sinigallia. «Per noi al centro rimane sempre la dignità della persona. Non basta fornire risorse per far uscire qualcuno da uno stato di indigenza; bisogna avere cura dei rapporti con gli individui e ideare progetti personalizzati per ciascuno. Per questo i nostri aiuti sono sempre limitati nel tempo così da evitare la cronicizzazione del bisogno e per dare a più famiglie possibili l’occasione di accedere al servizio. La Fondazione deve rimanere una stampella nella riabilitazione, che viene lasciata una volta ristabilito l’equilibrio».

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Il presidente della fondazione Progetto Arca Alberto Sinigallia (foto di Daniele Lazzaretto)

Amicizia e futuro nella povertà

Lo studio mostra le difficoltà relazionali in cui incorrono le persone dal momento in cui insorgono difficoltà economiche. Il 54 per cento del campione afferma di aver perso il sostegno di molti amici (con dati più alti a Roma, 72 per cento, e Ragusa, 65 per cento). Il 59 per cento dice che, da quel momento, ha iniziato a evitare le occasioni di confronto e incontro con gli altri. «Uno dei problemi maggiori per gli operatori – chiosa Sinigallia – è superare il pudore e il senso di colpa che queste persone provano per la situazione che si trovano a vivere».

Il 39 per cento degli intervistati descrive il futuro con parole come «ansia, preoccupazione, sfiducia o paura». Il 13 per cento, invece, «non riesce proprio ad immaginarsi» un avvenire. Tuttavia il 47 per cento conserva uno sguardo positivo sul domani che lascia intravedere un po’ di «speranza, fiducia, tranquillità e serenità».

Progetto Arca continua la sua opera, festeggiata nel suo trentennale da un flash mob in Piazza della Scala a Milano (e da una mostra al Meeting di Rimini). Il 15 novembre duecento persone avvolte in coperte marroni si sono sdraiate a terra con una grande scritta alle loro spalle «L’unica strada è la casa». Tra di loro, oltre a Sinigallia, era presente anche l’assessore al Welfare del comune di Milano Lamberto Bertolé.

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Una volontaria della Fondazione Progetto Arca presso il market solidale di via Sammartini a Milano, inaugurato a settembre 2024 (foto di Daniele Lazzaretto)

La Fondazione

Ad oggi la Fondazione conta circa 200 dipendenti, oltre a centinaia di volontari. Non c’è quindi solo la presa in carico degli ultimi, ma una struttura organizzata che parte dall’aiuto dei senzatetto in stazione e arriva alle famiglie che non hanno la possibilità di assicurare un presente, prima che un futuro, dignitoso ai loro figli. Per aiutarle sono stati organizzati dei percorsi che coinvolgono varie figure professionali, tra cui educatori finanziari, assistenti sociali, avvocati. Oltre ai market solidali, da diversi anni e in diverse città italiane sono già attivi per i senzatetto i servizi di cucina mobile, i progetti di housing sociale e altre attività legate alla salute.

Nel prossimo futuro, Arca orienterà la sua attenzione su altre emergenze. «In particolare, nel campo dell’educazione e dell’infanzia», conclude Sinigallia.

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