Prime case per i cristiani della Piana di Ninive. «Finalmente si ricostruisce»
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Parte la ricostruzione dei villaggi cristiani della Piana di Ninive (Iraq). Nei villaggi di Bartella, Karamles e Qaraqosh, Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) ha inaugurato tre cantieri per la ristrutturazione delle prime 105 case di famiglie cristiane sfollate interne. Ai proprietari è stata consegnata una pianta di ulivo da far crescere nel proprio giardino come simbolo di pace e di riconciliazione.
«È la più importante opera di ricostruzione a beneficio di una comunità cristiana dalla caduta del Muro di Berlino. Non si tratta di enfasi, ma di numeri. Il primo cantiere aprirà domani, 11 maggio, a Qaraqosh. Dopo la distruzione operata da Daesh, finalmente si ricostruisce!». Alessandro Monteduro, direttore di ACS-Italia, commenta così il piano della Fondazione pontificia.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Nella chiesa di Mar Shmoni di Bartella, Philipp Ozores, Segretario generale ACS, ha consegnato una pianta di ulivo a 35 famiglie, la cui casa nei prossimi giorni verrà ristrutturata dal “Nineveh Reconstruction Committee” (NRC), un Comitato composto da rappresentanti delle Chiese siro-ortodossa, siro-cattolica e caldea e da tre consiglieri nominati da ACS, con il compito di pianificare la ricostruzione di quasi 13.000 case cristiane distrutte dall’ISIS.
A Bartella sono ben 1.451 le case da ristrutturare: 75 completamente distrutte, 278 bruciate e 1.098 parzialmente danneggiate. Mons. Timothaeus Moussa Al-Shamany, Arcivescovo della Chiesa siro-ortodossa di Antiochia, non ha nascosto le difficoltà di questa impresa storica: «Qualche mese fa aspettavamo la liberazione delle nostre città. Ora aspettiamo la ricostruzione. Tornare nelle nostre città è ancora più difficile che essere fuggiti da esse.». A Karamles, nella chiesa caldea di Mar Adday parzialmente incendiata dall’ISIS, la delegazione ACS ha consegnato la pianta di ulivo ad altre 20 famiglie. Dopo la cerimonia, Habib Yuossif Mansuor, 76 anni, ha ricordato: «Abbiamo visto in faccia il dolore. Dopo la mezzanotte siamo scappati, lasciando la casa e tutte le nostre cose. Io avevo una casa a due piani qui a Karamles che è stata bombardata e rasa al suolo. Parliamo tutti la stessa lingua, quindi vorremmo tornare nelle nostre città nella Piana di Ninive come fratelli, come se avessimo un cuore solo. Ringraziamo il Signore e ACS.». A Karamles sono 754 le case da ricostruire: 89 del tutto distrutte, 241 bruciate, 424 parzialmente danneggiate.
A Qaraqosh si è svolta l’ultima cerimonia delle piante di ulivo. Qui le case dei cristiani siro-cattolici da ristrutturare sono 6.327 (ben 108 del tutto distrutte); quelle dei siro-ortodossi 400.
Mons. Yohanna Petros Mouche, Arcivescovo siro-cattolico di Mosul, di Kirkuk e del Kurdistan, ha affermato: «Non prestiamo attenzione alle voci di chi ci scoraggia, di chi vuole impedire la ricostruzione. Abbiamo una decisione ferma di tornare, nonostante tutte le sfide che ci attendono. Sono molto lieto che al nostro fianco ci sia un´organizzazione come ACS».
«Con l´aiuto di Dio e con quello dei nostri benefattori speriamo che la Piana di Ninive possa accogliere nuovamente i Cristiani che sono dovuti fuggire», ha concluso il Segretario generale ACS Ozores.
Il prossimo fine settimana la cerimonia della consegna degli alberi di ulivo si svolgerà anche a Telleskuf, villaggio caldeo con 1.268 case da ristrutturare.
Tratto da Acs – Foto Ansa
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