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Dai diritti gay alla dittatura trans, «il Pride ha tradito se stesso»

Di Caterina Giojelli
07 Giugno 2023
Cosa resta del mese dell’orgoglio ora che il transgender è diventato l’eroe delle élite e l'attrazione per lo stesso sesso è chiamata "transfobia”? Poco più di un’opportunità di marketing. Rischiosissima per gli alfieri di cause (e merchandising) arcobaleno
La drag queen Pattie Gonia, protagonista della campagna Summer of Pride di North Face
La drag queen Pattie Gonia, protagonista della campagna Summer of Pride di North Face

Ironia della trasformazione da marcia per i diritti gay a nuova religione delle élite: il Pride non ha più nulla di gay. Nemmeno lo stesso appeal sul mercato. Prova ne è che da quando il transgender è diventato l'eroe del nuovo millennio e la comunità “queer” la nuova divinità del marketing, anche una operazione di branding di routine come il Pride può rivelarsi micidiale.

È successo ad Anheuser-Busch e Target, da sempre promotori di cause (e merchandising) arcobaleno: poche settimane fa il colosso della birra ha puntato sull'influencer e attivista transgender Dylan Mulvaney per il rilancio della Bud Light. Mulvaney, 10,8 milioni di follower su TikTok e 1,8 milioni su Instagram, è diventata celebre pubblicando sui social Days of Girlhood, un video-diario quotidiano della sua transizione di genere, con tanto di post sponsorizzati da Nike, Walmart, Native eccetera. Ma dopo aver bevuto una Bud Light in diretta social Anheuser-Busch ha perso cinque miliardi a Wall Street. Ne h...

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