Contenuto riservato agli abbonati
«Sono io, tu che sei nella paura. Non mi senti, che mi infrango contro te con ogni senso?». Da Il libro d’ore (Das Stunden-Buch) di Rainer Maria Rilke (Praga, 1875 - Montreaux, 1926). Non è poesia, è preghiera: come un breviario che giovani monaci in antichi conventi aprivano nell’ora più buia, prima dell’alba. Rilke lo scrisse tra i 23 e i 28 anni, e io che lo rileggo ancora una volta ora, passati i sessanta, resto incredula: come poteva sapere già tutto, già ogni cosa, quel giovanissimo poeta? Non so come si possa, a vent’anni, sapere già della bellezza, e del miracolo del venire al mondo, e delle stagioni che si susseguono e decadono; e della vecchiaia, della malattia, della morte. Sapere a vent’anni già tutto il dolore degli uomini, come è possibile?
Breviario e viaggio di innamorati
La prima parte del libro fu scritta da Rilke dopo un viaggio in Russia, un viaggio tra monasteri ortodossi e palazzi imperiali con Lou Andreas Salomé, intellettuale russa, bellissima donna, scr...
Contenuto a pagamento
Per continuare a leggere accedi o abbonati
Abbonamento full
€60 / anno
oppure
Abbonamento digitale
€40 / anno