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Pora Stellantis

Di Alan Patarga
11 Marzo 2024
Se è tornata la Fiat che pretende incentivi e sussidi per non dover chiudere gli stabilimenti italiani è perché il modello Marchionne è stato rottamato. Gli errori strategici di Tavares, il disinteresse industriale degli Elkann, la scommessa sbagliata sull’elettrico
Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis
Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis (foto Ansa)

Un film già visto. E che credevamo di non dover vedere più. Un horror, si direbbe, almeno per le casse dello Stato. “Non aprite quel baule” potrebbe essere un titolo azzeccato, magari. Anche perché nella storia dell’automobile in Italia, e nella dinasty che inevitabilmente l’ha accompagnata per oltre un secolo, non mancano vicende e pagine che sarebbe meglio non rivangare.

Sta di fatto che all’inizio di febbraio dell’anno di grazia 2024 Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis – cioè il mega gruppo automobilistico nato dalla fusione delle fusioni, quella tra Fca e Psa – ha sibilato una minaccia nuova eppure già sentita: senza aiuti pubblici (stavolta per l’elettrico), gli stabilimenti italiani ex Fiat rischiano di dover chiudere i battenti. Mirafiori e Pomigliano, le fabbriche storiche di Torino e Napoli, le più in bilico. Apriti cielo: la politica s’è indignata, a capo dell’indignazione si è messa la premier Giorgia Meloni, ...

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