Se vi stupisce che lo smartphone abbia fatto il suo ingresso nel mercato già vent’anni fa, forse non sapete che il primo videogame ha il doppio degli anni. Il 29 novembre del lontano 1972 Nolan Bushnell presenta il primo modello di Pong, il padre di tutti i giochi elettronici domestici: uno scatolotto in legno arancione con un monitor e due rotelle ai lati. Da quelle quattro assi di legno sarebbero nati il Game Boy, il Nintendo, la Play Station, l’X-Box e tutto il resto.
MALEDETTO FLIPPER. Nel 1971 a Sunnyvale, in California, a nord di Cupertino, Nolan Bushnell e Ted Dabney – due ingegneri poco meno che trentenni – ebbero un’idea: gettarsi nel mondo del gioco elettronico per scalzare il nemico di sempre, il flipper, il passatempo più cool nei pub. Bushnell, in particolare, usciva dalla brutta esperienza di Computer Space, un gioco elettronico che aveva lanciato sul mercato senza successo.
NON C’È DUE SENZA TRE. Ma da soli i due ingegneri non riescono a sfondare. Per questo chiedono aiuto a un ex collega di Dabney, Allan Alcorn. Gli dicono che c’è di mezzo una commessa importante con la General Electric per un gioco elettronico che mimi il tennis. Chiaramente è una bufala, ma Alcorn si fa convincere e inizia a lavorare. Tanto che nel giro di tre mesi il videogame è fatto e finito (bisognava vincere la concorrenza di Ralph Baer, padre della Magnavox Odissey, che già ci stava lavorando).
DUE BARRE E UNA PALLINA. Due barrette laterali si muovono in verticale simulando le racchette. Una pallina rimbalza tra loro cambiando direzione a seconda di come viene colpita, e aumenta di velocità man mano che il gioco prosegue. Le racchette si muovono con manopole di legno a lato della cabina centrale, con una fessura a lato per inserire le monete. Per testarlo chiedono al proprietario del loro locale preferito, l’Andy Capp’s Cavern di Sunnyvale, di appoggiarlo sopra un barile proprio a fianco del flipper. Il successo è immediato.
STEVE JOBS. I tre costruiscono altri dodici modelli e nel novembre 1972 parte la prima produzione in serie. Alla fine dell’anno hanno venduto trecento cabinati a 937 dollari l’uno. Nasce così la Syzygy, un’azienda costretta a dovette cambiare repentinamente nome per un caso di omonimia. Divenne così Atari e un giorno al campanello suono Steve Jobs. Ma questa è un’altra storia.