Perché la Polonia vuole che la Germania le paghi adesso i danni del nazismo

Di Rodolfo Casadei
07 Ottobre 2022
Varsavia ha chiesto formalmente la riapertura del dossier dei danni di guerra, calcolati in 1.300 miliardi di dollari, ma Berlino dice di no. Le ragioni storiche dietro alla richiesta
Polonia Germania Seconda Guerra Mondiale Rau
Il ministro degli Esteri polacco, Zbigniew Rau (foto Ansa)

Da lunedì 3 ottobre la questione non è più una trovata propagandistica di partito, ma una richiesta ufficiale del governo del paese: la Polonia chiede alla Germania una cifra pari a 1.300 miliardi di dollari come riparazioni di guerra per i danni causati al paese dall’occupazione nazista fra il 1939 e il 1945. In tale data il ministro degli Esteri Zbigniew Rau ha firmato e trasmesso a Berlino una nota diplomatica con la quale la Polonia chiede formalmente la riapertura del dossier dei danni di guerra e calcola in 6.200 miliardi di zloty (la moneta polacca) la cifra che i tedeschi dovrebbero indennizzare alla Polonia.

Per Berlino la Polonia ha rinunciato a quei soldi nel 1953

In una conferenza stampa Rau ha spiegato che la nota «esprime la posizione del ministero degli Esteri polacco secondo cui le parti dovrebbero adottare misure immediate per risolvere in modo permanente ed efficace (…) la questione delle conseguenze dell’aggressione e dell’occupazione tedesca», e ha pure affermato che la Germania dovrebbe impegnarsi per informare la sua società sulle conseguenze disastrose della guerra in Polonia, aggiungendo che la nota solleverebbe anche la questione delle opere d’arte saccheggiate, degli archivi e dei depositi bancari.

La nota è stata inviata e resa pubblica il giorno prima della visita in Polonia del ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock, che il 4 ottobre, nel corso di una conferenza stampa congiunta col ministro polacco Rau a Varsavia, ha comunicato che il suo ministero respinge la richiesta come già aveva fatto ai primi di settembre, quando era stato finalmente pubblicato il rapporto commissionato al Parlamento polacco sulla questione cinque anni fa. Il governo tedesco sostiene che la Polonia ha rinunciato al diritto alle riparazioni di guerra nel 1953, come parte di un accordo in cui il suo alleato del blocco orientale, la Germania dell’Est, cedeva i territori oltre il confine dell’Oder-Neisse alla Polonia e alla Russia.

La Polonia dice che la rinuncia del 1953 non è valida

La Germania afferma che eventuali problemi di riparazioni in sospeso sono stati risolti con l’accordo “due più quattro” tra Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Unione Sovietica che ha sancito la riunificazione tedesca nel 1990 – un accordo che la Polonia avrebbe «accolto senza riserve». L’attuale governo polacco sostiene che la rinuncia del 1953 non è valida perché concordata dal governo comunista dell’epoca dietro le pressioni dell’Unione Sovietica, che voleva libera da debiti la Germania Est, il territorio del Patto di Varsavia più avanzato nel cuore dell’Europa.

La questione dei danni di guerra tedeschi è sempre stata un cavallo di battaglia del PiS, il partito conservatore Diritto e Giustizia che governa la Polonia dal 2015. A partire da quella data la questione è entrata negli ordini del giorno del Parlamento, e la presentazione pubblica del rapporto al Castello reale di Varsavia alla presenza del leader del PiS Kaczynski e del primo ministro Mateusz Morawiecki è stato il pezzo forte delle celebrazioni per l’anniversario dell’aggressione tedesca alla Polonia il 1° settembre 1939, che diede il via alla Seconda Guerra mondiale.

Una mossa elettorale?

Due settimana dopo il parlamento polacco ha votato a larga maggioranza (ma non senza aspre discussioni) la mozione del PiS «invita il governo della Repubblica federale di Germania ad assumersi inequivocabilmente la responsabilità politica, storica, legale e finanziaria per tutte le conseguenze causate nella Repubblica di Polonia e ai cittadini della Repubblica di Polonia a seguito dello scoppio della guerra mondiale II dal Terzo Reich tedesco». La mozione ha ricevuto 418 voti a favore su 460, cioè è stata approvata anche da quasi tutti i deputati dell’opposizione, che però si è lamentata del fatto che le sue mozioni non sono state appoggiate dalla maggioranza.

Quella del partito Piattaforma Civica chiedeva che anche la Russia fosse chiamata a versare riparazioni per la parte avuta nella spartizione della Polonia nel 1939. Il suo leader, l’ex primo ministro ed ex presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, ha dichiarato che il PiS ha scelto il momento attuale per riportare sotto i riflettori la questione dei danni di guerra perché una “campagna anti-tedesca” sarebbe utile a recuperare consensi in vista delle elezioni progettata principalmente per sostenere il partito PiS di Kaczyński in vista delle elezioni polacche del 2023 (che non si terranno prima di un anno).

Il risarcimento mancato da parte dell’Urss

Secondo il Trattato di Potsdam del 1945, le richieste di risarcimento polacche dovevano essere soddisfatte dall’Urss, sotto il cui effettivo controllo la Polonia era caduta dopo la guerra. A causa dell’ovvia dipendenza politica della Polonia comunista dai sovietici, le riparazioni non furono completamente versate. La Polonia come stato non ha mai ricevuto un compenso finanziario significativo per la distruzione causata dalla Germania durante la seconda guerra mondiale. Solo singoli individui (vittime del lavoro forzato e di esperimenti medici, prigionieri dei campi di concentramento), hanno ricevuto somme simboliche da fondazioni polacco-tedesche.

Nel 1953, il leader comunista della Polonia, Bolesław Bierut, rilasciò una dichiarazione in cui annunciava che dal 1° gennaio 1954 la Polonia avrebbe rinunciato a tutte le richieste in merito alle riparazioni di guerra. La rinuncia non fu promulgata con un atto dell’esecutivo, ma solo comunicata sulla stampa. Il governo tedesco la considera una rinuncia valida, anche perché negli anni seguenti la Polonia ha poi confermato due volte il valore giuridico della rinuncia.

Una prima volta nel 1970, negli anni del comunismo, e la seconda volta nel 2004, quando il governo post-comunista, nel contesto delle misure e dei trattati di contorno all’adesione della Polonia alla UE, riaffermò la validità della rinuncia del 1953. Si trattava dell’esecutivo di Marek Bielka e dell’Alleanza della Sinistra democratica, partito che oggi ha 24 seggi nel parlamento polacco e che partecipa all’organizzazione internazionale Alleanza Progressista, di cui fa parte il Partito Democratico italiano. Durante la Seconda Guerra mondiale sono stati uccisi 6 milioni di polacchi (3 milioni dei quali ebrei) su una popolazione di 35 milioni.

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