Più tasse ai ricchi? Il sistema americano che noi ci sogniamo

Di Daniele Forti
13 Marzo 2023
Così i numeri ufficiali dell’Irs spiegano come gli Stati Uniti riescano a “spremere” i redditi più alti. Mentre in Italia quando Elly Schlein parla di “redistribuzione”, a tremare è il ceto medio
Manifesto a New York per chiedere più tasse ai ricchi come Jeff Bezos
Manifesto esposto a New York nel luglio 2021 per chiedere più tasse ai ricchi. Involontario “testimonial” il fondatore di Amazon, Jeff Bezos (foto Ansa)

L’elezione di Elly Schlein alla segreteria del Pd ha riacceso un gran parlare a sinistra di redistribuzione del reddito e di far pagare più tasse ai ricchi. Vediamo come si “spremono” i ricchi negli Stati Uniti, il più grande paese dell’Occidente, che spesso fa da apripista su tante tendenze. Qui il presidente Joe Biden ha recentemente dichiarato, al momento del rilascio del budget fiscale relativo al nuovo esercizio finanziario, che intende proporre un aumento delle imposte allo scopo di far pagare a ciascuno la sua “debita parte”.

Un fisco altamente progressivo

Il quotidiano Wall Street Journal ha riportato i dati diffusi dall’Internal Revenue Service (una specie di agenzia delle entrate americana), relativi all’anno 2020. Quindi, secondo i dati ufficiali del governo americano, lo scaglione dei contribuenti americani a più alto reddito, che dal punto di vista numerici rappresentano l’1 per cento del totale dei contribuenti, dichiara di possedere redditi pari al 22,2 per cento del totale, e su questi paga il 42,3 per cento delle imposte sul reddito.

Se le imposte fossero semplicemente proporzionali, chi detiene il 22,2 per cento del reddito totale dovrebbe pagare il 22,2 per cento delle imposte totali; il fatto che costoro ne paghino circa il doppio dimostra come il sistema fiscale americano sia altamente progressivo. A questo si aggiunge la considerazione che il 5 per cento dei contribuenti americani più ricchi paga il 62,7 per cento del totale delle imposte sul reddito, pur dichiarando di guadagnare il 38,1 per cento dei redditi.

In fondo alla piramide dei contribuenti degli Stati Uniti sta la gran parte di loro, in uno scaglione che raccoglie il 50 per cento del numero totale dei contribuenti. Essi guadagnano il 10,2 per cento del reddito totale, ma versano al fisco il 2,3 per cento del totale delle imposte.

Metà dei contribuenti quasi esentasse

Il più povero (si fa per dire) del primo scaglione di contribuenti americani guadagna come minimo 550.000 dollari, ma la sua aliquota fiscale media è pari al 26 per cento! Coloro che guadagnano meno di 550.000 dollari ma più di 220.000 subiscono un prelievo fiscale medio del 17,5 per cento. Scendendo più in basso, lo scaglione di coloro che hanno un reddito fra 150.000 e 220.000 paga il 13,1 per cento; chi guadagna fra 85.000 e 150.000 dollari paga invece il 9,5 per cento; l’aliquota scende poi al 6,5 per cento per i redditi fra 42.000 e 85.000 dollari. Il 50 per cento dei contribuenti americani, infine, ha un reddito inferiore a 42.000 su cui paga in media appena il 3,1 per cento di tasse!

È indubbio come i dati sopra esposti evidenzino una grande concentrazione dei redditi; essi dimostrano anche che il peso fiscale grava sui ricchi (i quali hanno visto negli ultimi 20 anni aumentare il carico fiscale su di loro) e che invece la metà dei contribuenti statunitensi non paga imposte in misura significativa e ne sta pagando sempre meno. Il governo americano vuole tuttavia aumentare le imposte e farle pagare ai ricchi.

Su chi pesano le imposte in Italia

Osservando questi dati con gli occhi di chi vive in Italia, non si può non rimanere sbalorditi, se si riescono a percepire le differenze. Pur non disponendo di dati direttamente comparabili, viene da chiedersi come si potrebbe mai, nel nostro, far pagare i due terzi del totale delle imposte al 5 per cento dei contribuenti più ricchi ed esentare praticamente dalle imposte il 50 per cento della popolazione, se questo fosse un disegno plausibile.

Si ha la percezione che la classe medio-bassa dei contribuenti italiani, quella dei cittadini che dispongono di un reddito imponibile lordo fra i 100.000 e i 150.000 euro, abbia un tax rate del 60 per cento (Iva inclusa). La triste conclusione è che in Italia un aumento delle imposte verrebbe effettuato principalmente sulla classe media, arrivando così alla sua totale distruzione per via fiscale: un progetto di ingegneria sociale sull’Italia tendente a ridurre la società a una ristretta classe di “produttori” e ad una platea di proletari.

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1 commento

  1. ALESSANDRO ZAMAGNI

    Buongiorno, non si capisce se le percentuali di tassazione negli Stati Uniti esposte nell’articolo sono solo le tasse federali o se sono incluse anche le sales tax sugli acquisti, che variano da Stato e Stato, la tassazione di ogni Stato/Contea/Città, i contributi previdenziali e le assicurazioni mediche integrative che quantomeno parifichino il nostro Welfare (anche se per noi è ormai in caduta libera….). Infine le tasse universitarie rispetto alle nostre non sono trascurabili.
    Grazie e Saluti

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