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È evidente che Vladimir Putin non poteva recarsi a Istanbul per la ripresa dei negoziati russo-ucraini dopo essere stato pubblicamente sfidato da Volodimyr Zelensky a farlo: sarebbe stato un segnale di debolezza da parte dell’uomo del Cremlino, che avrebbe certificato uno stato di difficoltà strategica da parte russa. Questa però esiste, e non riguarda tanto le ventilate minacce di sanzioni commerciali che colpirebbero le vendite di petrolio russo: queste sono altamente improbabili nella misura in cui produrrebbero un rincaro a livello mondiale del prezzo dell’energia di cui non si sente il bisogno, e alimenterebbero un’ostilità dei paesi terzi nei confronti dell’Occidente, che minaccia di sanzionarli con dazi su altre merci se commerciano con Mosca. Gli insulti di Putin a questo riguardo segnalano che costui considera la minaccia un bluff.
L’indebolimento strategico della posizione russa però è reale, e riguarda un altro fattore: il riarmo di Berlino, guardato con benevolenza dall’est...
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