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Perché il momento d’oro dei mutui potrebbe essere giunto al termine

Dallo spread alle decisioni della Fed sui tassi di interesse americani, tutti i fattori che renderanno più costosi i finanziamenti per l’acquisto della casa

Francesco Megna
15/03/2017 - 0:08
Economia
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bce-francoforte-shutterstock_578685145

Nel 2017 il momento d’oro per i mutui potrebbe essere giunto al termine. I finanziamenti per l’acquisto della casa si faranno più costosi per via di una serie di fattori che spaziano dal declassamento in termini di rating dell’Italia allo spread in aumento, fino alla riduzione del quantitative easing (ovvero l’acquisto di titoli di Stato e obbligazioni societarie da parte della Bce), mettendo così fine a un 2016 caratterizzato da tassi ai minimi storici, domanda in aumento ed erogazioni in crescita.

Sul primo fronte, i tassi sui nuovi mutui a dicembre hanno raggiunto un nuovo minimo storico, scendendo in media al 2,02 dal 2,05 per cento di novembre (mentre a dicembre 2015 per sottoscrivere un mutuo per l’acquisto di un’abitazione si pagava in media un tasso del 2,5 per cento). Inoltre, nel terzo trimestre 2016 le famiglie italiane hanno ricevuto finanziamenti per l’acquisto dell’abitazione per 11.455 milioni di euro. Con un incremento rispetto allo stesso periodo del 2015 pari al 6,2 per cento. Sempre nello stesso periodo, lo stock di mutui in essere ha raggiunto quota 301.573 milioni di euro, in aumento sia rispetto al trimestre precedente (+0,6 per cento), sia in relazione allo stesso periodo del 2015 (+2,2 per cento).

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Uno scenario che però, nell’anno in corso potrebbe vedere un’inversione di tendenza, rendendo i mutui più costosi. In primis per via della decisione presa dall’agenzia canadese Dbrs di abbassare il rating dell’Italia da A a BBB. Con conseguenze negative sui tassi di interesse applicati dalle banche ai prodotti finanziari, dal momento che gli istituti di credito dovranno fronteggiare costi più elevati per i propri prestiti, e quindi in qualche modo li dovranno recuperare. Senza dimenticare le incertezze alle porte. Bisogna mettere in conto ciò che avviene oltre Oceano: negli Stati Uniti la Fed ha appena ritoccato al rialzo il costo del denaro, comportamento che indubbiamente inizierà a trasmettersi anche in Europa sebbene col consueto ritardo. Non solo, ma con l’elezione del nuovo presidente Trump e l’attuazione delle politiche fiscali espansive presenti nel suo programma l’inflazione americana potrebbe mettersi a correre più del previsto, portando a politiche monetarie restrittive (e quindi a ulteriori rialzi dei tassi) che si rifletteranno anche sul Vecchio Continente, probabilmente già nel corso dei prossimi cinque anni.

C’è poi l’incognita Brexit, le elezioni in Francia e Germania che si terranno nel corso di quest’anno sono alcuni dei fattori di potenziale instabilità su cui i mercati, e anche le banche che erogano prestiti dovranno misurarsi nei prossimi mesi. A questo va aggiunto che molti istituti di credito si stanno preparando ad aumentare gli spread in vista di un possibile rialzo futuro del costo del denaro. I risultati potrebbero essere mutui a tasso variabile non più così convenienti, oltre a un tasso fisso che, a causa della riduzione del quantitative easing, ha registrato un aumento di circa 40 punti a partire da luglio (per l’Eurirs a dieci anni). Il che tradotto significa che un mutuo ventennale a tasso fisso è passato da un tasso dello 0,70 per cento circa a oltre l’1,25, con un costo di 30-40 euro in più al mese per la rata. Chi deve accendere un nuovo mutuo deve avere l’attenzione di fare previsioni a lungo termine. In quest’ottica, per mutui lunghi, il tasso fisso rappresenta una garanzia di tranquillità anche se per le prime rate può avere un costo maggiore. Tutto dipende dalla propria indole in questo senso.

I mutuatari potranno comunque difendersi da costi troppo elevati anche grazie alle nuove tutele entrate in vigore dallo scorso novembre (introdotte dalla direttiva europea 2014/17/Ue, recepita dal decreto legge 72/2016) che introducono una serie di novità. In primo luogo, l’obbligo per le banche di attuare una comunicazione trasparente, soprattutto sui costi effettivi di mutui e polizze annesse. Gli istituti di credito sono inoltre tenuti a dare ai clienti la possibilità di confrontare le offerte presenti sul mercato prima di accendere il finanziamento. Fornendo prima della firma il cosiddetto “Prospetto Informativo Europeo Standardizzato” che deve contenere tutte le informazioni sulle caratteristiche del mutuo, utili per il confronto oggettivo con altri emittenti. Resta in vigore anche quest’anno, perché prorogato dalla legge di stabilità, il fondo mutui per le giovani coppie, nato nel 2011, che consente l’accesso a un mutuo agevolato alle coppie sposate o alle coppie di fatto con almeno un componente di età inferiore ai 35 anni. Accesso al credito anche a chi non ha un lavoro a tempo indeterminato grazie alla garanzia statale sul 50 per cento della quota capitale del finanziamento richiesto.

Francesco Megna, autore di questo articolo, è funzionario di banca, area Corporate.

Foto Bce da Shutterstock

Tags: Mutuiquantitative easingratingspreadtassi di interesse
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