Perché faccio il Banco farmaceutico da più dieci anni

Di Elisabetta Longo
13 Febbraio 2015
Intervista a Michele Favero, farmacista e presidente dell'Ordine dei farmacisti di Udine. «A fine raccolta si è stanchi ma contenti, perché le facce che si incontrano in quella giornata stupiscono sempre»

banco farmaceutico 2015Michele Favero, farmacista e presidente dell’Ordine dei farmacisti di Udine, è stato uno dei primi a entusiasmarsi per l’iniziativa del Banco farmaceutico (14 febbraio). «Lo so che se si dice “Udine” si immagina una provincia florida, non bisognosa di aiuti di questo tipo. Ma noi invece non facciamo parte del ricco Nord Est. Noi siamo più del Nord Est Est, siamo provincia estrema, con una percentuale abbastanza elevata di famiglie in difficoltà».
Favero ricorda ancora la prima riunione a Milano cui partecipò e in cui nacque l’idea del banco farmaceutico, che, sulla scorta di quello alimentare, raccoglie medicinali da distribuire poi ai bisognosi. «Ho capito subito che era una stra giusta. Oggi a coordinare la giornata del Banco siamo in 11 farmacisti in tutta la provincia. Quest’anno in gran parte del territorio nazionale la raccolta verrà prolungata anche lunedì 16, ma nella mia farmacia già lo facciamo da sempre, perché siamo di turno il sabato. E non potremmo perdere l’occasione». Grazie al suo impegno e alla conoscenza di tanti colleghi, nella provincia di Udine hanno aderito in molti, e sabato saranno ben 72 farmacie su 170 a partecipare alla raccolta.

IL BISOGNO DI UN ANNO. I farmaci raccolti durante l’iniziativa vanno a enti locali che si occupano di aiutare famiglie in difficoltà. «In questi tanti anni di raccolta sono cambiate molte cose, per via della crisi. Quando abbiamo cominciato, la maggior parte delle famiglie che aiutavamo era composta da extracomunitari. Oggi, invece, è italiana. Chi si reca oggi in farmacia punta al risparmio, a comprare i generici, a ricorrere a quelli di “marca” solo in casi di estrema necessità. Da qui l’importanza della giornata di raccolta. I volontari nelle farmacie seguono le indicazioni degli enti locali, secondo quanto servirebbe per coprire i bisogni di un anno intero. Purtroppo, però, i farmaci raccolti bastano solo fino a ottobre/novembre, non fino al febbraio successivo. Oltretutto è proprio nel periodo non coperto che c’è il picco di bisogno dei medicinali, perché corrisponde a quello dei malanni invernali e dell’influenza. Nei nostri progetti futuri c’è infatti quello di bissare l’iniziativa in un altro periodo dell’anno, per arrivare a coprire tutto il bisogno della popolazione locale».

STANCHI MA FELICI. Sul finire della giornata di raccolta, Favero chiama tutti i colleghi che hanno partecipato, per saperne le impressioni: «Sono tutti stanchi ma felici di avere partecipato. Già di per sé l’afflusso dei clienti in una farmacia di turno il sabato, in un periodo invernale, è molto alto, e viene ulteriormente aumentato dal Banco farmaceutico. Poi ci sono le casse da chiudere, i conti da fare, le piccole magagne burocratiche da gestire per l’iniziativa, ma ne vale la pena. Perché le facce che si incontrano in quella giornata stupiscono sempre. Chi potrebbe donare tanto, acquista una scatola di paracetamolo generico da pochi euro. Mentre chi arriva a fatica a fine mese acquista per gli altri quanto più può. Questa è la solidarietà».

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