Perché accusano di blasfemia Rimsha? «I libri scolastici in Pakistan educano all’odio»
Venerdì 7 settembre si saprà se il tribunale di Islamabad concederà il rilascio su cauzione di Rimsha Masih, la giovane ragazza pakistana accusata di blasfemia per aver bruciato delle pagine del Corano. La sentenza doveva arrivare oggi ma lo sciopero degli avvocati e «l’assenza per un paio di giorni» del titolare dell’inchiesta ha fatto slittare tutto. La situazione giudiziaria di Rimsha, comunque, migliora dopo la rivelazione che le prove contro di lei sarebbero state manipolate dall’imam Khalid Jadoon. Il problema della blasfemia in Pakistan si dimostra quindi per quello che è realmente: un problema di educazione.
EDUCARE ALL’ODIO. Anche per questo la Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale pakistana (Ncjp) ha organizzato il 30 agosto un incontro (nella foto) sui libri di testo e sul sistema educativo pakistano e ha riproposto uno studio all’attenzione del governo. Infatti secondo il rapporto di Ncjp dal titolo “Educare all’odio”, 22 libri di testo utilizzati soprattutto nello Stato del Punjab, dove si verifica la maggior parte dei casi di blasfemia, contengono ben 55 capitoli che istigano all’odio contro le minoranze religiose indù e cristiane e distorcono i fatti storici. I libri sottolineano spesso, contrariamente a quanto avvenuto storicamente, che gli indù e i cristiani si sono opposti alla creazione di un Pakistan indipendente dall’India e negano che i musulmani abbiano attaccato violentemente gli appartenenti alle minoranze religiose. La tendenza è in aumento: se nel 2009 c’erano 45 discorsi nei libri di testo contro le minoranze, nelle versioni del 2012 ce ne sono ben 122. Per questo Ncjp propone che «la politica educativa cambi, i testi siano rivisti e un gruppo di storici indipendenti corregga le distorsioni dei fatti storici contenute nei libri scolastici».
LIBERTÀ RELIGIOSA. Quando nel 1947 il Pakistan si è dichiarato indipendente dall’India, il fondatore dello Stato, il musulmano Mohamed Ali Jinnah, pronunciò questo discorso davanti all’assemblea costituente formata da islamici, cristiani, indù, sikh e ahmadi, che si sentivano parte integrante del paese e avevano contribuito a fondarlo: «Siete liberi di andare nei vostri templi, liberi di andare nelle vostre moschee o in ogni altro luogo di culto nello Stato del Pakistan. Potete appartenere ad ogni religione o casta o credo – ciò non ha che fare in nessun modo con gli affari di Stato». Questo dichiarazione di laicità e di riconoscimento di tutte le minoranze religiose è andato svanendo col tempo, fino a portare ai problemi odierni legati alla legge sulla blasfemia.
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