Si scrive e parla molto di giustizia fiscale, soprattutto dopo le parole del capo dello Stato rivolte al nuovo capo della Guardia di finanza nello scorso mese di giugno, quando Sergio Mattarella ha ricordato come sia previsto dalla Costituzione che ogni cittadino contribuisca al bene della comunità. Il problema, però, è come. Vi è infatti una mentalità statalista per la quale l’unico modo di praticare la giustizia fiscale sia versare tasse allo Stato che poi ridistribuisce i soldi ottenuti aiutando i più bisognosi. Ma veramente questo è l’unico modo di praticare la giustizia e realizzare il bene comune? E, soprattutto, fino a che punto può spingersi uno Stato nel pretendere dai suoi cittadini una parte dei loro ricavi? Il 50, il 60 per cento e anche oltre, come già avviene in Italia secondo stime prudenti?
Il principio di sussidiarietà della dottrina sociale della Chiesa insegna un altro punto di partenza. Si tratta di riconoscere anzitut...
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