Pensieri degni dell’ira di Conte intorno alla sua delega ai servizi segreti
Articolo tratto dal numero di maggio 2020 di Tempi. Questo contenuto è riservato agli abbonati: grazie al tuo abbonamento puoi scegliere se sfogliare la versione digitale del mensile o accedere online ai singoli contenuti del numero.
Quello che si capisce leggendo tra le righe i grandi giornali è che non avremo un vero governo finché non ci saranno elezioni. Oppure, massimo della fantasia di conversione alla Saul in viaggio verso le rovine di Damasco, non avremo un governo finché lo “Stato profondo” non si arrenderà a esigerne uno di emergenza e di unità nazionale che metta paletti d’acciaio ai rischi di default del sistema Italia, in vista di elezioni che alleggeriscano il Parlamento dei 300 ascari di quel tale che, per sua personale indole di vendetta, ha avuto il talento di far più male all’Italia con un “vaffa” che un decennio di presidenti del Consiglio nominati dallo “Stato profondo”.
Adesso mi spiego anche perché, dalla legge che la istituì nel 2007, Giuseppe Conte è l’unico presidente del Consiglio che si è tenuto e continua a tenere per sé la delega al vertice della “Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica”. Per giunta, si è tenuto tale delega presiedendo due governi non soltanto diversi, ma di opposto colore politico.
Un retroscena da tenere a mente
Notate bene: l’Autorità per la sicurezza è l’organo di controllo al quale risponde l’intera rete e struttura dei servizi segreti italiani. Ecco, quando si dice attenzione a dove può finire una democrazia quando un Parlamento è completamente afono. Ed è di fatto esautorato dai decreti legge di una presidenza del Consiglio che, più che con i suoi ministri, comanda con l’ausilio di un “Comitato tecnico-scientifico” e di un Comitato di sicurezza.
A questo proposito, il solitamente bene informato Francesco Verderami del Corriere della Sera, tempo fa (ma non troppo, la sua informativa è apparsa nell’edizione del 25 aprile, data emblematica no?), ha prospettato per giugno delle novità politiche importanti. Pare di provenienza dai servizi segreti e ritenute indispensabili per evitare il definitivo crac dell’economia italiana. In buona sostanza, le analisi dei nostri servizi paventano che, a partire dalla ripresa di settembre, appena fuori dell’emergenza Covid-19, possa scattare un’aggressione da parte degli avvoltoi della speculazione internazionale a ciò che rimane del nostro sistema di imprese.
Dopo vent’anni di smantellamento della politica e mesi di saracinesche abbassate per epidemia, sarebbe per l’Italia il colpo del K.O.
Ecco allora che nella versione del quotidiano di “sistema” (fino a che punto, certo, non lo sappiamo, visti i suoi molti lustri di fedeltà alla repubblica giudiziaria) anche i servizi segreti si attivano per salvare il salvabile. Secondo Verderami, «ora il problema ha un nome: Npl, cioè i crediti deteriorati». Debiti di imprese e soggetti la cui riscossione è incerta o sono diventati inesigibili causa pandemia in cui l’economia si è schiantata. Cos’è però che potrebbe far venire qualche brivido ai risparmiatori italiani? Il fatto che «dai report dell’Aise (Agenzia informazioni e sicurezza esterna, ndr) è parso chiaro come sia “decisiva la tutela” delle banche e delle assicurazioni, e come sia concreto il rischio che i soldi degli italiani finiscano per finanziare aziende straniere, persino sullo stesso territorio nazionale».
Il fatidico settembre del 1992
Ahi ahi. A pensar male si fa come Matteo Salvini che è stato attaccato in conferenza stampa dal premier Conte perché aveva agitato la “fake news” di un possibile prelievo forzoso del governo Conte direttamente dal conto degli italiani. Tale e quale il prelievo che fece il governo di Giuliano Amato su tutti i conti correnti degli italiani nel fatidico settembre dell’anno 1992 (allora l’emergenza si chiamava Tangentopoli).
Già, ma se archiviato alla storia il “Giuseppi” del biennio di emergenza – tra manettari, sovranisti e pandemia – arrivasse un governo di Autorità delegata alla sicurezza, magari guidato da una donna super autorevole e super partes? È un classico. Patrimoniale o prelievo forzoso che sia, quando la casa brucia lo “Stato profondo” invece di smantellarsi ti scippa la casa.
Foto Ansa
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