
Pasqua senza pellegrini a Gerusalemme e Betlemme. «Stiamo soffrendo»

La basilica della Natività a Betlemme, che ospita la grotta dove è nato Gesù, è chiusa dal 5 marzo a causa del coronavirus e nessuno sa quando riaprirà. «L’ultima volta è successo durante la guerra o durante l’assedio del 2002», ricorda fra Alberto Joan Pari, della Custodia di Terra Santa, parlando con Aide à l’Église en détresse. Quest’anno per Pasqua non ci saranno fedeli a Gerusalemme, né nei Territori palestinesi, dove le celebrazioni sono state interrotte: una situazione inedita per chi, fino a pochi giorni fa, non sapeva come gestire l’afflusso di pellegrini.
«COME FARANNO I CRISTIANI DI BETLEMME?»
«Senza pellegrini i cristiani palestinesi soffriranno molto», spiega fra Ibrahim Faltas che gestisce per la Custodia le relazioni con l’Autorità palestinese e Israele. «Soprattutto a Betlemme, i cristiani lavorano innanzitutto nel settore del turismo. Senza pellegrini, qui non c’è lavoro per nessuno».
Oltre ai luoghi di culto, in Terra Santa si sono fermati anche hotel, bar, ristoranti e ovviamente le case dei francescani che accolgono i pellegrini. «Tutti i nostri dipendenti purtroppo sono a casa e non sappiamo fino a quando potremo pagarli», racconta anche fra Alberto. «Abbiamo già cominciato a sostenere economicamente le famiglie più bisognose ma anche come Chiesa locale ci troveremo presto in difficoltà».
SPOSTATA LA COLLETTA DEL VENERDÌ SANTO
Fra Alberto è anche preoccupato per la situazione che si registra nel resto del mondo. Il principale mezzo di sostentamento attraverso il quale la Custodia si prende cura dei luoghi sacri in Israele e nei Territori palestinesi è la colletta del Venerdì santo. Ma poiché quest’anno, in quasi tutti i paesi europei e negli Stati Uniti, non ci saranno celebrazioni pubbliche, la situazione potrebbe diventare insostenibile.
Proprio ieri il cardinale Leonardo Sandri, capo del dicastero per le Chiese orientali, ha annunciato che papa Francesco ha accettato di spostare quest’anno la colletta per la Terra Santa dal Venerdì santo a domenica 13 settembre. Una boccata d’ossigeno per le comunità cristiane che per la prima volta da decenni dovranno rinunciare alle celebrazioni pubbliche della Pasqua, nella speranza che tutto sia finito per la seconda fascia dell’alta stagione (settembre-ottobre). «Confidiamo nel Signore, tutto è nelle sue mani anche se attraversiamo un momento dove è più difficile capirlo e accettarlo».
Foto Ansa
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