Le rette degli asili di Parma raddoppiano. Nella città guidata dal primo sindaco pentastellato d’Italia Federico Pizzarotti e dalla sua giunta a Cinque Stelle, dopo l’abolizione del Quoziente Parma, le tariffe delle materne comunali sono lievitate, fino a raddoppiare in molti casi. Se infatti, prima dell’abolizione della versione locale del Fattore famiglia, che premiava i nuclei familiari più numerosi con sconti significativi sulle rette, una retta mensile poteva costare sui 110/120 euro a figlio, ora una famiglia può spendere anche 220/230 euro al mese per figlio. E le rette più elevate, che erano di 140 al mese, hanno raggiunto i 280 euro. Per un totale, dunque, di un migliaio, e a volte anche di più, di euro a figlio l’anno. Così è per i redditi Isee di 30 mila o 40 mila euro l’anno, fanno sapere dal Comitato Famiglie Parma. Non certo redditi da nababbi, insomma. Mentre gli unici redditi Isse minimamente tutelati dai rincari sono quelli inferiori ai 20 mila euro annui.
LE FAMIGLIE PAGANO DI PIÙ. «Un aumento medio che rasenta il 100 per cento è qualcosa che lascia allibiti ed esterrefatti qualunque possa essere la propria opinione su questa amministrazione», commenta il consigliere comunale Roberto Ghiretti (Parma Unita). E «lascia ancora più esterrefatti se si considera che questo Comune da due anni mantiene tutte le aliquote di Imu e Irpef al massimo. Che senso ha pagare più tasse per ricevere servizi di questo genere?», si domanda Ghiretti e con lui tutta la città. «Io capisco il ragionamento dell’amministrazione comunale quando dichiara di essersi né più né meno allineata alla media dei costi nazionali, ma questo ragionamento rivela l’assenza di una visione politica» o piuttosto «la presenza di una politica di penalizzazione delle famiglie». Mentre, «dietro la media ragionieristica a cui ci siamo allineati si possono intravvedere Comuni anche molto più grandi del nostro che hanno fatto delle scelte precise, restando ben al di sotto dei 280 euro di Parma».
FALLIMENTO A CINQUE STELLE. E se proprio era inevitabile aumentare le tariffe, almeno si poteva «prevedere aumenti più scaglionati nell’arco di un triennio», suggerisce Ghiretti, «sarebbe stato un segno di attenzione» verso le famiglie. Va poi preso atto che «tutto il sistema di scontistica messo in atto dall’amministrazione», il “Fattore famiglia grillino”, «che forse nelle intenzioni doveva sostituire il Quoziente Parma, si è rivelato un fallimento. Molti genitori mi hanno contattato per segnalare l’assoluta mancanza di trasparenza degli sconti applicati con il risultato di non riuscire a comprendere le modalità con cui si è determinata la cifra che si richiede».