La preghiera del mattino
Il Parlamento da sciogliere al più presto e la carta Casini per il Colle
Su Affari italiani Matteo Renzi dice: «Andremo a dare un presidente della Repubblica al Paese senza patemi, senza rabbie e indignazioni ma cercando tutti insieme di fare l’interesse dell’Italia e degli italiani, noi ce l’abbiamo nel nostro curriculum e speriamo che anche gli altri prendano spunto dalla generosità di Italia viva». Che nel curriculum dello squaletto di Rignano ci sia tanta generosità è una bella novità. Oggi comunque la capacità di mettere l’interesse nazionale al di sopra del proprio si misura solo sulla volontà di sciogliere nei tempi più brevi possibili un Parlamento profondamente delegittimato.
Su Dagospia si riporta un articolo di Leonardo Martinelli nel quale si scrive: «Doveva passare sotto le grinfie di una commissione del Senato francese, che indaga sull’eccessiva concentrazione dei media nel Paese tra le mani dei miliardari. Ma Vincent Bolloré, sotto il fuoco delle domande dei parlamentari per due ore, ieri ha fatto di tutto per sminuire il suo ruolo». E’ senza dubbio un atto di grande trasparenza mettere sotto osservazione (processo?) Bolloré per il suo controllo su vari media: questo in un Paese in cui il presidente della Repubblica vende senza definire regole d’ingaggio (quelle che pretendono sempre gli americani quando cedono armi simili a clienti politicamente “incerti”) un gruppetto di aerei da guerra agli Emirati arabi, mettendo tra l’altro in grave difficoltà la politica di difesa comune europea (a parole la priorità dell’ipereuropeista Emmanuel Macron), il tutto perché la società che produce questi “fighter” è la Dassault che controlla anche Le Figaro.
Sul Post si scrive: «Tutte le mattine Alessandro Savoldi, uno dei tre amministratori della società Btt di Brescia, controlla il prezzo del gas sull’app che ha installato sul suo smartphone. Da quando ha ricevuto l’ultima bolletta fa fatica a dormire, per la preoccupazione dovuta all’aumento del prezzo dell’energia da cui dipende il futuro della sua azienda. Fino a settembre pagava 180mila euro al mese. A dicembre il costo è salito a 850mila euro: quasi quintuplicato. Savoldi sa di lavorare in perdita. In questo periodo non gli converrebbe accendere gli impianti, ma deve farlo per non perdere i clienti». Non è arrivato il momento di sciogliere un Parlamento allo sbando dominato da fuori di testa che hanno bloccato il Tap (trans adriatic pipeline) e le trivellazioni?
Su Linkiesta si riportano alcuni passi del libro di Marzio Breda “Capi senza Stato”, tra i quali questo: «Molti fanno raffronti tra questo governo e quello di Mario Monti, del 2011, ma tra i due ci sono differenze notevoli». E’ un po’ come paragonare l’ispettore Clouseau a Sherlock Holmes
Su Huffington Post Italia si riporta un editoriale del Financial Times che si conclude così: «Il risultato peggiore, a giudizio dell’editoriale, sarebbe quello di elezioni anticipate che farebbe deragliare il piano di riforma e di ripresa dell’Italia. In queste circostanze, sarebbe meglio avere Draghi alla presidenza che usa la sua autorevolezza e la moral suasion per mantenere il paese sulla strada giusta». Pur a chi, come me, è innamorato della Gran Bretagna non sfugge un certo malcelato disprezzo british per popoli considerati non all’altezza delle capacità di sacrificio inglesi, capacità tra le quali c’è quella di andare a votare senza problemi quando la situazione politica è in stallo.
Su Open Valerio Berra e Fabio Giuffrida scrivono: «L’istituto Gaetano Pini di Milano ha condotto una delle prime ricerche in Italia sui traumi provocati da monopattino. Il pronto soccorso di questo ospedale è stato monitorato per sei mesi. In questo periodo di tempo, infatti, sono arrivate ben 280 persone che hanno riportato traumi di varia natura dovuti alla caduta da monopattino». Queste accuse all’uso del monopattino rappresentano un evidente attacco all’amministrazione Sala che dell’uso di questo strumento, oltre che della sicurezza in piazza del Duomo (e della Stazione Centrale), ha fatto un elemento decisivo del suo programma
Sulla Zuppa di Porro Corrado Ocone scrive: «Il fatto poi che i giornali d’area (a cominciare dal Fatto di Marco Travaglio) e gli stessi esponenti del Movimento cinque stelle quasi nascondano la notizia, e comunque non diano a essa lo spazio che in altre occasioni hanno dato a indagini simili coinvolgenti esponenti di altri partiti, sembra quasi una parodia de La fattoria degli animali di George Orwell: tutti gli animali sono uguali, o se preferite “uno vale uno”, ma qualcuno è più uguale degli altri». Ocone descrive il travaglio e il declino di Forca Italia: spero (e in larga misura credo) che la sua analisi sia giusta.
Su Formiche Gianluca Zapponini scrive: «Ai piani alti del Leone e della stessa Mediobanca non si respira comunque aria di nervosismo, semmai di attesa e curiosità verso i piani del fronte pattista». Molti media hanno assunto sulla vicenda Generali la linea comunicativa che tengono i generali quando stanno perdendo una guerra: «Non sta succedendo niente, si tratta di una ritirata tattica». Eppure, magari, avranno ragione: la difesa ottusa di uno sbrindellato status quo va molto di moda di questi giorni.
Su Affari italiani questo è il sommario «“È eletto nel Pd ma è di destra”. La convergenza sull’ex Dc si fa sempre più probabile. Renzi pronto a fare il nome che accontenta tutti», di un articolo dal titolo: «Draghi teme un solo rivale: Casini. E’ la carta segreta dei partiti». Un uomo di sinistra che si sta spostando a destra (Matteo Renzi) è pronto a mandare al Quirinale un uomo di destra ma eletto dalla sinistra (Pierferdinando Casini). Poi ci si chiede perché il 32 per cento degli italiani ha votato nel vicino 2018 un movimento di fuori di testa come i 5 stelle.
Su Linkiesta Luigi Daniele scrive: «Durante l’ultima campagna elettorale, il neo cancelliere tedesco Olaf Scholz è riuscito a guadagnare molti voti mostrandosi il candidato più simile ad Angela Merkel. L’attuale crisi in Ucraina, però, potrebbe mettere seriamente alla prova questa percezione». Per quanto si sforzi Scholz resta un uomo di principi cosa che gli rende difficile seguire perfettamente le orme della Grande imbrogliona.
Su First on Line Carlo Calenda dice: «Nella corsa per il Quirinale si sta sbagliando la sequenza: prima bisogna pensare a quale governo fare e poi decidere sul presidente della Repubblica». La singolare impostazione istituzionale proposta da Calenda immaginiamo derivi dall’intensa lettura del bugiardino dello shampoo “Libera e bella” che gli ha consigliato il suo vecchio amichetto Luca Cordero di Montezemolo.
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