Papa (Pdl): «Carcerazione preventiva? Peggio dell’Inquisizione. Simone è vittima di una mostruosità»

Di Chiara Rizzo
13 Luglio 2012
Il deputato Alfonso Papa, che ha vissuto sulla sua pelle l'abuso della custodia cautelare, condanna l'uso che i magistrati ne fanno per «estorcere confessioni». E su Farina dichiara: «Condanna intimidatoria».

Renato Farina? «Una condanna abnorme e intimidatoria che dovrebbe fare riflettere tutti i parlamentari». Antonio Simone? «La carcerazione preventiva non può essere utilizzata per acquisire le prove, Simone è vittima di una mostruosità». Lele Mora? «Ha perso 50 chili, per quello che so la sua carcerazione preventiva è stata assolutamente sproporzionata rispetto ai fatti». Alfonso Papa, deputato del Pdl che ha subito sulla sua pelle l’abuso della custodia cautelare e che oggi visita il carcere di Rimini su iniziativa dell’associazione di volontari Papillon Onlus, spiega a tempi.it perché è importante «denunciare quella mostruosità che è la carcerazione preventiva, spesso usata per estorcere confessioni, peggio dell’Inquisizione».

Perché oggi visita il carcere di Rimini?
È dal Natale del 2011 che testimonio la situazione delle carceri, che è sotto gli occhi di tutti e viene denunciata anche a livello internazionale, ad esempio, dal Guardian. Papillon è una associazione con la quale ho deciso di coordinarmi e il 20 luglio, a un anno da quello che mi è successo (lo scorso anno Papa entrò in carcere, dopo la votazione favorevole al suo arresto alla Camera, ndr), visiterò Poggio Reale. Il 19 luglio, invece, presenteremo un osservatorio sulle carceri, che vorremmo diffondere anche alla stampa internazionale e in cui confluiscono anche i risultati della visita di oggi.

Lei ha presentato anche una proposta di legge contro la carcerazione preventiva. Di che cosa si tratta e chi l’ha appoggiata?
La battaglia delle carceri non ha colore politico, è una battaglia di civiltà. Per la proposta di legge ho raccolto 300 firme tra gli esponenti di tutti i partiti e sono colpito da come Silvio Berlusconi sia stato sensibile a questa battaglia e mi abbia spronato a proseguirla. Vogliamo impedire che il carcere preventivo sia uno strumento di tortura e di pressione. Noi, infatti, la riteniamo una forma velata di tortura, che provoca un vero stupro esistenziale, per fare pressione. Vorremmo dunque che la custodia cautelare fosse limitata ai reati di sangue, di terrorismo e di mafia e che non durasse più di sei mesi. Vogliamo che il soggetto sottoposto a custodia cautelare abbia più garanzie e sia presente un giudice ogni volta che viene interrogato. Mi duole l’assenza del Pd in questa battaglia, mi sarei aspettato una maggiore sensibilità, ma andiamo avanti convinti che serva a dare un aspetto più civile e umano al nostro paese.

Nella 25esima lettera pubblicata da tempi.it, Antonio Simone, detenuto a San Vittore, scrive: «Sono in carcere da tre mesi perché per i pm non dico “tutto”, cioè non confermo le loro ipotesi accusatorie». Cosa ne pensa?
Le sue lettere confermano la mostruosità che si consuma quotidianamente nelle carceri. Il codice di procedura penale, la Cassazione e la Corte costituzionale hanno ribadito a più riprese che la carcerazione preventiva non è un mezzo di acquisizione della prova. Non si può sottoporre una persona a custodia cautelare per ottenere la confessione, ma solo per la tutela della comunità. Anzi, di fronte a confessioni fatte durante la custodia cautelare bisognerebbe chiedersi con quale consapevolezza siano state rese, perché è una forma di tortura. Bisogna denunciare in tutte le sedi che ormai si usa la custodia per supplire a inefficienze investigative. È peggio dell’Inquisizione spagnola. Oggi abbiamo dei pm che si atteggiano come gli inquisitori e la carcerazione preventiva è accompagnata da una gogna mediatica che non ha nulla da invidiare ai gabbiotti medievali a cui le persone venivano appese per essere esposti al pubblico ludibrio.

Come sta Lele Mora, detenuto a Opera?

Ho incontrato Lele Mora come ho visto altre centinaia di detenuti. Ho potuto constatare che ha perso 50 chili: durante la mia visita, mi ha comunicato la decisione di unirsi a questa battaglia contro la carcerazione preventiva, per un carcere più umano. Mora ha vissuto un profondo percorso di fede: come me è un credente e questo l’ha aiutato molto in carcere. Ovviamente la durezza della carcerazione preventiva, che per lui è durata un anno, rimane. Oggi si è arreso, chiede di essere affidato ai servizi sociali: pur non conoscendo nel dettaglio tutta la sua vicenda giudiziaria, penso abbia subito una carcerazione preventiva assolutamente sproporzionata rispetto ai fatti.

Si parla da vent’anni degli abusi della custodia cautelare, eppure nulla cambia. Perché?
Perché c’è una profonda insensibilità da parte di gran parte della classe politica per mancanza di cultura sul carcere. In secondo luogo perché la magistratura, in modo improprio e poco corretto, attraverso il suo sindacato, l’Anm, si è sempre opposta ad una riforma seria. In terzo luogo perché chiunque conosca il sistema sa bene che solo riformando il carcere si può cambiare davvero la giustizia. Bisogna agire subito: innanzitutto con l’amnistia, poi con la modifica della carcerazione preventiva e infine con una riforma della giustizia. Questo sarà l’oggetto della campagna elettorale che Berlusconi si appresta a fare, ma dovrebbe essere oggetto di tutte le campagne elettorali. Qualche giorno fa abbiamo avuto un ultimo atto esemplare.

Si riferisce alla recente condanna di Renato Farina?
Sì, perché è stato condannato un gentiluomo, un parlamentare e questo deve essere di monito a tutti i parlamentari che vanno in visita nelle carceri per denunciare quello che succede. C’è qualche magistrato in Italia che non vuole che giornalisti, parlamentari e società entrino dentro le carceri per raccontare all’opinione pubblica che cosa accade dentro. Anche questo lo denuncerò in tutte le sedi, dato che è previsto dalla legge che il parlamentare porti con sé delle persone, questa condanna è solo abnorme e intimidatoria, e personalmente la vivo come una violenza per chi entra nelle carceri.

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