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Papa Francesco a Lampedusa: «Chi piange per il sangue di suo fratello?» [link url=https://www.tempi.it/fotogallery/papa-francesco-a-lampedusa#.UdqfIT5Ort4]Foto[/link] [link url=https://www.tempi.it/videogallery/papa-francesco-a-lampedusa#.UdqfGj5Ort4]Video[/link]

Il testo dell'omelia. «"Dov’è tuo fratello?", la voce del suo sangue grida fino a me, dice Dio. Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi»

Papa Francesco
08/07/2013 - 13:05
Chiesa
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Papa Francesco, primo pontefice in visita a Lampedusa, davanti a una folla di diecimila persone, è stato accolto con entusiasmo dagli abitanti dell’isola. Durante l’omelia della Messa – il Santo Padre vestiva i paramenti viola delle Messe penitenziali – ha parlato degli «immigrati morti in mare, da quelle barche che invece di essere una via di speranza sono state una via di morte. Così il titolo nei giornali. Quando alcune settimane fa ho appreso questa notizia, che purtroppo tante volte si è ripetuta, il pensiero vi è tornato continuamente come una spina nel cuore che porta sofferenza. E allora ho sentito che dovevo venire qui oggi a pregare, a compiere un gesto di vicinanza, ma anche a risvegliare le nostre coscienze perché ciò che è accaduto non si ripeta». Al termine della messa, il Pontefice ha rivolto una speciale preghiera a Maria, “Stella del Mare”.

Papa Francesco a Lampedusa
Papa Francesco a Lampedusa. Foto: Ap/Lapresse
Papa Francesco a Lampedusa. Foto: Ap/Lapresse
Papa Francesco a Lampedusa. Foto: Ap/Lapresse
Papa Francesco a Lampedusa. Foto: Ap/Lapresse
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DOVE SEI ADAMO? Papa Francesco, dopo aver ringraziato gli abitanti di Lampedusa e Linosa, le associazioni e le istituzioni che si occupano dei migranti, ha commentato le letture: «Questa mattina alla luce della Parola di Dio che abbiamo ascoltato, vorrei proporre alcune parole che soprattutto provochino la coscienza di tutti, spingano a riflettere e a cambiare concretamente certi atteggiamenti. “Adamo, dove sei?”: è la prima domanda che Dio rivolge all’uomo dopo il peccato. “Dove sei Adamo?”. E Adamo è un uomo disorientato che ha perso il suo posto nella creazione perché crede di diventare potente, di poter dominare tutto, di essere Dio. E l’armonia si rompe, l’uomo sbaglia e questo si ripete anche nella relazione con l’altro che non è più il fratello da amare, ma semplicemente l’altro che disturba la mia vita, il mio benessere. E Dio pone la seconda domanda: “Caino, dov’è tuo fratello?”. Il sogno di essere potente, di essere grande come Dio, anzi di essere Dio, porta ad una catena di sbagli che è catena di morte, porta a versare il sangue del fratello! Queste due domande di Dio risuonano anche oggi, con tutta la loro forza! Tanti di noi, mi includo anch’io, siamo disorientati, non siamo più attenti al mondo in cui viviamo, non curiamo, non custodiamo quello che Dio ha creato per tutti e non siamo più capaci neppure di custodirci gli uni gli altri. E quando questo disorientamento assume le dimensioni del mondo, si giunge a tragedie come quella a cui abbiamo assistito».

UNA DOMANDA RIVOLTA A NOI. Il Pontefice ha quindi proseguito: «”Dov’è tuo fratello?”, la voce del suo sangue grida fino a me, dice Dio. Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi. Quei nostri fratelli e sorelle cercavano di uscire da situazioni difficili per trovare un po’ di serenità e di pace; cercavano un posto migliore per sé e per le loro famiglie, ma hanno trovato la morte. Quante volte coloro che cercano questo non trovano comprensione, non trovano accoglienza, non trovano solidarietà! E le loro voci salgono fino a Dio! E un’altra volta a voi, abitanti di Lampedusa, ringrazio per la solidarietà! Ho sentito recentemente uno di questi fratelli. Prima di arrivare qui, sono passati per le mani dei trafficanti, quelli che sfruttano la povertà degli altri; queste persone per le quali la povertà degli altri è una fonte di guadagno. Quanto hanno sofferto! E alcuni non sono riusciti ad arrivare!».

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PENSIAMO “POVERINO” E CI GIRIAMO. Papa Francesco ha battuto molto sulle domande che tendiamo a nascondere: «”Dov’è tuo fratello?”. Anche oggi questa domanda emerge con forza: Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? Nessuno! Tutti noi rispondiamo così: non sono io, io non c’entro, saranno altri, non certo io. Ma Dio chiede a ciascuno di noi: “Dov’è il sangue di tuo fratello che grida fino a me?”. Oggi nessuno nel mondo si sente responsabile di questo; abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna; siamo caduti nell’atteggiamento ipocrita del sacerdote e del servitore dell’altare, di cui parlava Gesù nella parabola del Buon Samaritano: guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, forse pensiamo “poverino”, e continuiamo per la nostra strada, non è compito nostro; e con questo ci tranquillizziamo, ci sentiamo a posto. La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell’indifferenza! Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!».

Papa Francesco a Lampedusa

DOV’E’ TUO FRATELLO? «Ritorna – ha aggiunto papa Francesco – la figura dell’Innominato di Manzoni. La globalizzazione dell’indifferenza ci rende tutti “innominati”, responsabili senza nome e senza volto. “Adamo dove sei?”, “dov’è tuo fratello?”, sono le due domande che Dio pone all’inizio della storia dell’umanità e che rivolge anche a tutti gli uomini del nostro tempo, anche a noi. Ma io vorrei che ci ponessimo una terza domanda: “Chi di noi ha pianto per questo fatto e per fatti come questo?”, chi ha pianto per la morte di questi fratelli e sorelle? Chi ha pianto per queste persone che erano sulla barca? Per le giovani mamme che portavano i loro bambini? Per questi uomini che desideravano qualcosa per sostenere le proprie famiglie? Siamo una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere, del “patire con”: la globalizzazione dell’indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere! Nel Vangelo abbiamo ascoltato il grido, il pianto, il grande lamento: «Rachele piange i suoi figli… perché non sono più». Erode ha seminato morte per difendere il proprio benessere, la propria bolla di sapone. E questo continua a ripetersi… Domandiamo al Signore che cancelli ciò che di Erode è rimasto anche nel nostro cuore; domandiamo al Signore la grazia di piangere sulla nostra indifferenza, di piangere sulla crudeltà che c’è nel mondo, in noi, anche in coloro che nell’anonimato prendono decisioni socio-economiche che aprono la strada a drammi come questo. “Chi ha pianto?”, chi ha pianto oggi nel mondo?”.

Papa Francesco a Lampedusa: risvegliare le nostre coscienze

L’ANESTESIA DEL CUORE. «Signore – ha concluso il Pontefice – in questa Liturgia, che è una Liturgia di penitenza, chiediamo perdono per l’indifferenza verso tanti fratelli e sorelle, ti chiediamo, Padre, perdono per chi si è accomodato, si è chiuso nel proprio benessere che porta all’anestesia del cuore, ti chiediamo perdono per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi. Perdono Signore! Signore che sentiamo anche oggi le tue domande: “Adamo dove sei?”, “Dov’è il sangue di tuo fratello?”».

Tags: adamolampedusaPapa Francesco
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