«È più estinta dell’uccello dodo dell’isola Maurizio». Cosa diceva il mondo dell’Humanae Vitae di Paolo VI. Un dibattito attuale

Di Alessandra Consalvo
16 Ottobre 2014
Nell'enciclica papa Montini bocciò l'uso della contraccezione artificialee scrisse pagine bellissime sull'amore coniugale. Fu attaccato dai media e anche dai cattolici. Ma a difenderlo ci pensò un certo Woijtila

Domenica 19 ottobre papa Francesco, al termine dell’assemblea straordinaria dei vescovi, beatificherà Paolo VI. Fu proprio papa Montini con la lettera apostolica-Motu proprio “Apostolica sollicitudo” a istituire nel settembre del 1965 il Sinodo. Qui di seguito ricostruiamo il dibattito suscitato al tempo da una delle sue encicliche più importanti: l’Humanae Vitae.

Luglio 1968. Il mondo è in attesa di una parola definitiva di Paolo VI circa l’attualissima e largamente dibattuta questione della fecondità matrimoniale.
La commissione consultiva – istituita da Giovanni XXIII ed estesa da papa Montini per esaminare il tema della regolazione della natalità in riferimento al nuovo contesto medico e demografico – ha concluso i propri lavori da più di due anni, pronunciandosi in maggioranza a favore del controllo artificiale delle nascite. Gran parte dell’opinione pubblica mondiale, galvanizzata da imprudenti dichiarazioni pro-contraccezione di eminenti prelati e illustri teologi e travolta dal vento di rinnovamento proprio degli anni ’60 e del contesto post-conciliare, è certa che il vicario di Cristo opererà una vera rivoluzione nel campo dell’etica matrimoniale riconoscendo, in concreto, la liceità della pillola anticoncezionale.

L’HUMANAE VITAE. Il 25 luglio Paolo VI pubblica quella che sarà la sua ultima enciclica: Humanae vitae (qui il testo completo). Qui, in controtendenza rispetto al sentire comune, egli dichiara illecita la regolazione artificiale della natalità, ammonendo i coniugi cristiani circa i pericoli insiti nell’innaturale separazione delle due dimensioni della sessualità, l’aspetto “unitivo” e quello “procreativo”.
Veicolata da una stampa attenta come non mai a un documento della Santa Sede, l’agognata Lettera paolina fa il giro del mondo ed è fin da subito una cartina di tornasole. Reagiscono infatti con indignazione quanti pretendevano dal Papa uno “svecchiamento” dell’etica coniugale mentre chinano il capo coloro che realmente desideravano una parola illuminata circa il matrimonio e la sessualità. Ma c’è di più: lo stesso mondo cattolico si trova lacerato. Teologi, consacrati e laici si dividono tra oppositori e sostenitori dell’enciclica, innumerevoli i sacerdoti che abbandonano il ministero, sconcertante il numero degli alti prelati che rilasciano interviste e dichiarazioni critiche, o perlomeno ambigue, nei confronti del Papa, contribuendo così all’allontanamento di grandi masse di fedeli dalla Madre Chiesa.

paolo-vi-madre-teresa-calcutta«IL PAPA DEL MONOLOGO». Ed ecco due schiere, una per il biasimo, l’altra per la lode, che prendono carta e penna e commentano, come possono, l’enciclica sulle nascite. Ne scaturisce un dibattito colossale, infuocato, destinato a lasciare il segno nella storia della Chiesa.
C’è chi scrive per lodare il coraggio di Pietro ma i più redigono dure requisitorie contro quella che è percepita come una posizione insostenibile, evidenziando la supposta univocità della decisione e le apparenti contraddizioni di un documento che sembra giunto da un’altra epoca. Si dice che con l’Humanae vitae il «Papa del dialogo» sia divenuto il «Papa del monologo», che le speranze aperte dal Concilio siano state disattese e che «Roma sembra aver perduto, in un solo momento, ciò che aveva messo secoli a costruire», come sentenzia il teologo Yves Congar.
Eloquenti sono i titoli di alcuni articoli della stampa laica italiana che caratterizzano quest’infuocata estate del ‘68: Vittorio Gorresio bolla l’enciclica come «Un documento che mal si concilia con la realtà del mondo di oggi», Wladimiro Dorigo parla di «restaurazione in folle»; «s’apre il controconcilio» decreta infine Carlo Falconi.

«PIÙ ESTINTA DEL DODO». Sullo scenario europeo le cose non vanno meglio: il quotidiano francese Le Monde parla di una «porta chiusa», la porta del Vaticano II, chiusa – secondo l’articolista Jean Marie Paupert – proprio dal custode dei lavori del Concilio, da quel contraddittorio Papa che è Paolo VI. Il settimanale britannico The Economist, dal canto suo, informa il mondo che l’enciclica è «intellettualmente più estinta dell’uccello dodo dell’isola Maurizio».
E se le accuse di inadeguatezza al contesto moderno non fossero motivo sufficiente a giustificare la ribellione alla Lettera paolina e la disobbedienza dilagante, sembrano esserlo invece i rimproveri mossi al modo con cui la decisione papale è stata presa. Sono molti i teologi e gli alti porporati che sottolineano che, in quanto non pronunciata ex cathedra, l’Humanae vitae non gode dell’attributo di infallibilità e dunque – per dirla con le parole del teologo e sacerdote Marc Oraison – «può presentare degli aspetti discutibili e perfino inesatti». Di certo domandare obbedienza a una norma così formulata significherebbe veicolare, dice ancora Oraison, un’idea «pagana e magica del sommo pontefice», facendo passare per rivelato ciò che non lo è.
Si parla inoltre di un «nuovo caso Galileo», di una Chiesa che ha paura dei progressi della scienza e di un Papa che teme la sessualità. Si attribuiscono a Paolo VI soprannomi aspramente canzonatori («Paolo mesto», «Iena bianca»), lo si ritrae in beffarde caricature, si compongono per lui canzonette satiriche, come la Serenata alla pillola di Suzanne Harris.

IL CORPO SPIRITUALIZZATO. Accanto a chi accusa Pietro di non essere all’altezza del ruolo che ricopre e di aver inferto – tra l’altro – un colpo mortale al dialogo con le chiese cristiane separate (aperte da tempo ai contraccettivi), v’è anche chi lo ringrazia per aver pronunciato una parola chiara e per aver ammonito l’uomo circa i pericoli derivanti dal volersi ergere arbitro della sessualità e della creazione.
E così come molti affermano che l’Humanae vitae sia un documento scientificamente «rozzo e superficiale» – questo scrive Dorigo – altrettanti prendono la parola per sottolineare che essa, al contrario, dimostrando una profonda conoscenza dell’uomo, ricordi a medici e scienziati che l’uomo è insieme carnale e spirituale e che non può essere compreso (e curato!) se non nella sua essenza di “corpo spiritualizzato”. Non sono pochi, infatti, i medici – cattolici e non – che si schierano dalla parte del Papa, riconoscendo che la sua enciclica sia «la più grande occasione di ottenere libertà e di essere chiamati all’altissima dignità creatrice», per dirla con le parole del dottor Ernst, protestante.

«IL PREZZO DEI VERI VALORI». Dal punto di vista più strettamente teologico, si fa notare che Paolo VI è il primo Papa a parlare così profondamente dell’amore sponsale e di quella sua fondamentale espressione che è l’atto coniugale. Egli infatti, pur rimanendo inscindibilmente legato alla morale tradizionale, è il primo a rimarcare il valore e la dignità degli atti coniugali in sé, come strumento di comunione e mutuo perfezionamento degli sposi. In questo senso si esprimono illustri teologi, tra cui spiccano i nomi di Gustave Martelet, Ermenegildo Lio, Giuseppe de Rosa e niente meno che il patriarca di Costantinopoli, Atenagoras I, il quale non perde occasione per incoraggiare Pietro in questa difficile ora.
Valido sostenitore del pontefice e difensore della sua enciclica è fin da subito un certo Karol Wojtyla, arcivescovo di Cracovia, che – con la candida franchezza tipica dei santi – nel gennaio del 1969 afferma: «Agli uomini contemporanei, irrequieti e impazienti, nello stesso tempo minacciati nel settore dei più fondamentali valori e principi, il Vicario di Cristo rammenta le leggi che reggono questo settore. E poiché essi non hanno pazienza e cercano delle semplificazioni e delle apparenti facilitazioni, Egli ricorda loro quale debba essere il prezzo per i veri valori e quanta pazienza e sforzo occorrano per raggiungere questi valori».

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19 commenti

  1. Bob

    La soluzione è molto semplice.
    Tutti quelli che non sono d’accordo con l’Humanae Vita, anziché farlo di nascosto, basta che esprimano pubblicamente il proprio parere, smettano di andare in chiesa, di ascoltare il papa e i preti, di votare partiti cattolici e di dare l’8 per mille alla chiesa.
    Poi vediamo se verrà ancora ritenuta “giusta” e “profetica”.

  2. Cisco

    Anche oggi assistiamo con il Sinodo sulla Famiglia a qualcosa di analogo.
    Mi piacerebbe che gli interventi fossero tutti pubblici, per capire veramente in che mani siamo.
    Comunque onore a Paolo VI, ci vuole più coraggio a proclamare la Verità che a fare da eco all’Economist.

  3. Filomena

    Ogino non ovino, ma forse era freudiano….e non dovuto al fatto che pure la tastiera ha cancellato questo naturalissimo metodo anticoncezionale.

  4. Jadexxx

    credo comunque che la contraccezione o regolazione della fertilità che dir si voglia sia un argomento di strettissima competenza medica. La pillola non è per tutti (c’è chi la prende e rischia una trombosi fulminante) e nemmeno i metodi naturali. Vi sono circostanze nella vita di una coppia in cui è doveroso fare di tutto per evitare i concepimenti: si pensi ad esempio al caso di una moglie che si sottoponga a terapia antitumorale o semplicemente ad una vaccinazione trascurata nell’infanzia. trovatemi un ginecologo onesto che dica che ok, si può rischiare un concepimento in questi periodi… I metodi naturali non sono sicuri al 100% e l’astinenza non mi sembra proponibile perchè è intrusiva.

    1. Lena

      Ma uno dei “luminari” intervistati da Tempi in un altro articolo non ha per caso detto chiaramente che i mezzi naturali sono procreativi e non contraccettivi? bah
      A questo punto l’enciclica avrebbe dovuto dire semplicemente dire che ai cattolici non è permesso il controllo delle nascite. Del resto essere cattolico e seguire queste regole disumane (contro l’uomo concreto e individuale – non l’umanità idea, configurata secondo lo standard dell’antropologia cattolica) non è obbligo coercibile per nessuno.

      1. ochalan

        Infatti lo si fa con la grazia di tre Sacramenti.

      2. Grillo Parlante

        Come filomENA anche questa LENA non ha capito come sia possibile usare come contraccettivo un metodo ideato per individuare i giorni fertili del ciclo.
        Certo che come donne siete proprio ben informate sul funzionamento del vostro apparato riproduttivo, non c’è che dire!

        1. Filomena

          Conosco più di quanto credi i metodi contraccettivi, il problema è che il mondo è pieno di figli di Ovino knaus!!!!

      3. Valentina

        Sono d’accordo con la Signora Lena. Le indicazioni della Chiesa potranno forse valere per i cattolici, se a loro sta bene che la Chiesa entri nelle loro stanze da letto. Ma io non sono cattolica, ciò che dice la Chiesa non mi riguarda e non permetto a nessuno di intromettersi in un ambito così strettamente intimo della mia vita privata, che riguarda solo me ed è di mia esclusiva competenza.

  5. Giovanni Cattivo

    Questa vicenda dimostra che anche per una religione l’autoreferenzialità è una cattiva scelta.
    Il problema non sono qulli che hanno esternato o esternano in vari modi il loro dissenso.
    E’ la massa dei credenti che semplicemente ignora queste disposizioni con l’aggravante che non si sente per nulla peccatore quando lo fa.
    Questo segna una frattura profondissima tra come la Chiesa viene vissuta da una parte dei suoi membri più autorevoli (preti, vescovi e teologi) e come la vedono i semplici fedeli.
    Per la massa dei cristiani la “Parola di Dio” non basta a se stessa, deve essere almeno un minimo logica ed accettabile per la cultura corrente altrimenti diventa irrilevante. E non dite che della sua rilevanza sociale non vi importa nulla perchè non vi credo.
    Credo invece che certe parole di papa Francesco sul fatto che la Chiesa deve comunicare meglio i suoi valori e fare i conti con il mondo si riferiscano proprio a questo problema.
    Solo che ci sono cose che spiegale come vuoi restano sempre delle assurdità o meglio una forma di onanismo teologico (l’onanismo è condannato dalla Humanae Vitae 🙂 ) che non fa i conti con la realtà.
    E allora ci vuole il coraggio di cambiare.

    1. Artini Alessandro

      alle pecore piace molto l’erba medica … quindi se la trovano ci si buttano a capofitto e ne mangiano fino a a che non stramazzano perché si sentono male

      mi viene da pensare questo riguardo a questo argomento …

      un pastore che non porti le proprie pecore su un pascolo adatto e buono per loro non è un buon pastore

      analogamente

      una chiesa che rinunci ad indicare ciò che è giusto e buono per l’uomo non fa un buon servizio ne a Dio ne all’uomo

      personalmente preferisco una chiesa che non abbia paura di dire certe cose,
      ma devo ammettere che molti sacerdoti ed anche vescovi, per compiacere, per non disturbare, per farsi belli o per semplicità o per pura ignoranza dell’argomento evitano di affrontare questi argomenti o se li affrontano assecondano il pensiero comune …

      1. Lena

        le pecore spontaneamente mangiano erbe con poteri inibitori della fertilità, tra cui la medicago sativa e il trifolium pratense e in genere si sanno autoregolare meglio di quello che pensi, senza necessità del pastore…comunque gli uomini non sono un gregge di pecore di cui un proprietario ha interesse a far riprodurre per i propri interessi,anzi neppure le pecore, a ben vedere, dovrebbero riprodursi costrette dall’uomo…

        1. Grillo Parlante

          Non basta una ricerca su wikipedia per intendersi di ovini.
          In ogni caso hai ragione sugli uomini, non sono pecore… sono pecoroni.

  6. lucillo

    La stessa autrice dell’articolo sa bene quanto di retroguardia e disperata sia questa battaglia… diciamo pure che è persa da tempo non solo in generale ma anche nelle comunità cristiane e cattoliche. Ed infatti continua a dire Pietro invece che Paolo VI per cercare di conferire massima potenza all’enciclica in oggetto. A suggello finale che anche Wojtyla era d’accordo… direi piuttosto un’aggravante.

    In ogni caso siamo ancora fermi al 1968: (cristianamente) è il matrimonio che deve essere aperto alla vita o ogni singolo atto sessuale?

    Infine “sconcertante il numero degli alti prelati che rilasciano interviste e dichiarazioni critiche, o perlomeno ambigue, nei confronti del Papa”. Vale anche oggi vero?

    1. ochalan

      Il ribelle non è sempre un genio.

  7. Valentina

    Per quanto mi riguarda, io non permetto a nessuno di entrare in un ambito così intimo della mia vita privata.

    1. Alessandro Artini

      mi permetto la domanda
      sei proprio sicura che nessuno entri in questo tipo di scelte?

    2. ochalan

      Infatti Paolo VI non entrò nel letto di nessjno, ma indicò i principi morali che danno senso a tutti i talami.

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