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Panico tra i radicali, nessuno vuole fare il testamento biologico

A cinque anni dalla legge solo lo 0,4 per cento degli italiani ha depositato le Dat. Colpa della “disinformazione”, sostengono i Coscioni, che provano a invogliarci con un cartone animato. Ma perché se la gente non tifa nonno morto c’è un "problema"?

Caterina Giojelli
01/02/2023 - 6:00
Salute e bioetica
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Il video dell'Associazione Luca Coscioni per promuovere le Dat
Il video dell’Associazione Luca Coscioni per promuovere le Dat

Gli italiani non vogliono fare testamento biologico, e la colpa di chi è? Della “disinformazione”, ovviamente. Ma come: undici anni di battaglie, cinque dalla pubblicazione della norma sulle Disposizioni anticipate di trattamento (Dat) in Gazzetta Ufficiale, fior di stampa e talk show a intervistare il soldato Marco Cappato senza contraddittorio sulle storie di dj Fabo, Trentini, Elena, puntuali raccolte firme per richiamare l’attenzione sulla “necessità” di compilare e depositare il proprio biotestamento (e per l’immediata calendarizzazione di una legge o referendum sull’eutanasia legale), sondaggi che danno la maggioranza assoluta degli italiani favorevolissima alla morte assistita, e nessuno che si preoccupa di assicurarsi un fine vita “dignitoso”?

Dati Associazione Luca Coscioni, in Italia ci sono 47.439.101 residenti che hanno più di 18 anni, ma le Dat depositate presso i comuni italiani sono appena 186.235 (e di queste solo 145.118 sono state inviate alla Banca Dati Nazionale). Perché solo lo 0,4 per cento della popolazione ha deciso in anticipo a quali trattamenti sanitari, scelte terapeutiche o esami dare o meno il proprio consenso in previsione di una futura incapacità? Secondo i Coscioni le Dat non funzionano perché il ministero della Salute non ha mai organizzato una campagna informativa sulla possibilità di compilarle nonostante lo prevedesse la legge stessa. E così l’associazione ha deciso: «Ci sostituiamo allo Stato». E dopo la creazione di un Osservatorio permanente sui testamenti biologici depositati nei Comuni ha lanciato «un video di animazione molto bello, semplice e divertente, grazie anche alla voce del nostro amico Giobbe Covatta».

La bambina che stressa il nonno sulle Dat

Divertentissimo, a sponsorizzare le Dat (leggi eutanasia) e spiegare il biotestamento agli adulti è una bambina: «Nonno, tu pensi di morire?», «Certo ma non è che ho fretta» «e non ti fa paura?», «No, mi spaventa di più soffrire: quello me lo eviterei volentieri», «ah, ma per quello oggi si può scegliere. Cosa? Di evitare a te sofferenze inutili…». Inizia così il cartone “Maramiao perché sei morto?” (sic), con una nipotina coi codini e il ditino alzato che dopo aver perso il gatto Maramiao vuole assicurarsi che nonno-Covatta non soffra come un cane «evitando a chi ti vuole bene – molto bene, tipo me – la responsabilità di dover decidere per te». A metà filippica sulla legge che «serve sia a evitare l’accanimento, sia a garantire i trattamenti di sostegno vitale, se uno li vuole», il nonno gasato chiede quando può procedere, la nipote risponde che lei potrà farlo «appena avrò 18 anni, tu anche subito, alla fine di questo video. O durante un ricovero in ospedale, sperando che non sia troppo tardi…».

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Seguono dettagli su redazione, autentificazione, gente da coinvolgere, fiduciario, medico, notaio, ufficiale dello stato civile del comune di residenza, «ma il medico sarà obbligato a fare quello che avevo detto?», «lui no. Ma tu hai il diritto al rispetto delle tue volontà da parte della struttura sanitaria che dovrà trovare un medico che segua le tue disposizioni interpretate dal fiduciario in caso di terapie nuove, non previste o immaginate con le Dat… è arrivata la mamma. Lei il testamento l’ha già fatto, sai? Ciao nonno, e mi raccomando: stammi bene». Il video si conclude col nonno che invece di fare un gesto apotropaico si collega al sito della Coscioni e “felice biotestamento a tutti”.

Psicodramma radicale, gli italiani non fanno le Dat

A parte l’idea bislacca che fare le Dat sia uno scherzo e che i bambini sognino la maggiore età per decidere come schiattare, c’è da chiedersi perché il fatto che nessuno presenti una Dat sia sufficiente a concludere che non c’è stata adeguata informazione. Perché l’idea che gente in buona salute non abbia la priorità preoccuparsi come morire è un problema? Perché ai promotori dell’eutanasia non sfiora l’idea che la gente preferisca occuparsene quando sarà il momento, nella relazione di cura con un medico, nella circostanza della malattia e delle terapie a disposizione? Perché l’idea di non escludere chi ti vuole bene, «molto bene» dalla decisione è più aberrante dell’autodeterminazione?

“Una Dat ogni 215 abitanti” (per quanto i conti non tornino) è un dato preoccupante per giornali e radicali, tanto da definire «virtuose» le Regioni che ne raccolgono di più trasferendole alla Banca dati nazionale: «In testa alle regioni virtuose l’Abruzzo con una Dat ogni 146 abitanti – scrive l’Ansa – seguita da Marche (153,33) e Piemonte (159,39). Maglia nera al Lazio all’ultimo posto con (346,38), seguita da Campania (336,54) e Sardegna (301,9)».

Eliminare la sofferenza o il nonno?

Dopo undici anni di battaglie, cinque dalla pubblicazione della norma sulle Dat in Gazzetta Ufficiale eccetera, lo sanno anche i bambini che in Italia l’accanimento terapeutico è un reato, che chiunque può rifiutare trattamenti sanitari e che la “morte senza sofferenze” ventilata al nonno dalla padroncina di Maramiao è una morte per fame e sete grazie alla rinuncia aprioristica di alimentazione e idratazione artificiale. O che oggi, negli ospedali, più del rischio di cure inutili, si corre quello dell’abbandono del paziente (casi quotidianamente denunciati dagli stessi quotidiani che tifano Dat). O che nei paesi in cui il testamento biologico ha fatto scuola si è finiti a dispensare l’eutanasia di non consenzienti. O che l’obiettivo delle istituzioni più che di promuovere campagne sulla compilazione delle Dat dovrebbe essere migliorare l’accesso alle cure palliative. E quello del medico di curare e non eseguire disposizioni.

Divertente che una nipotina spieghi agli adulti che per eliminare la sofferenza del nonno bisogna eliminare il nonno. Un po’ meno darsi pena perché il 99,6 per cento della popolazione italiana di maggiorenni non ci ha ancora pensato.

Tags: associazione luca coscionidatEutanasiatestamento biologico
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