Pakistan. Dopo un anno, ancora nessuna condanna per gli assassini degli sposi cristiani arsi vivi nel forno

Di Leone Grotti
04 Novembre 2015
Era il 4 novembre 2014 quando, in base a false accuse di blasfemia, due coniugi furono gettati vivi in un forno per cuocere i mattoni. Avevano rifiutato di convertirsi all'islam

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La famiglia di Shehzad e Shama si è riunita nel villaggio di Kot Radha Kishan, nel distretto pakistano di Kusur, per commemorare il primo anniversario della terribile morte dei due sposi cristiani, bruciati vivi da una folla di musulmani inferociti. Alla cerimonia hanno partecipato anche la comunità cristiana del villaggio e molti leader religiosi.

FALSE ACCUSE DI BLASFEMIA. Era il 4 novembre 2014 quando i due cristiani furono presi da una folla di 1.000 musulmani, picchiati con bastoni, legati con una corda a un trattore, trascinati lungo una strada piena di pietre e sassi, cosparsi di benzina e gettati in una fornace per cuocere i mattoni, dove sono bruciati vivi. La coppia, che lavorava in una fabbrica di mattoni nel villaggio Chak 59, aveva quattro figli. Shama (che era incinta di quattro mesi) era stata accusata di blasfemia per aver bruciato una pagina del Corano.

[pubblicita_articolo]GETTATI NELLA FORNACE. Per questo un gruppo di estremisti ordinò loro di pentirsi e convertirsi all’islam. Quando i due cristiani rifiutarono, tre imam dei villaggi vicini radunarono tutti i musulmani con gli altoparlanti posti sui minareti delle moschee incitandoli alla vendetta. Una folla inferocita «con gli occhi iniettati di sangue», secondo i testimoni, li prese e li bruciò vivi. Tre imam e 106 persone sono state denunciate per l’omicidio. Il capo del distretto di polizia di Kasur ha dichiarato: «Shama non ha mai commesso blasfemia».

NESSUNA GIUSTIZIA. A un anno da questi fatti terribili, che dimostrano come la legge sulla blasfemia in Pakistan venga abusata senza che nessuno riesca ad opporsi, la situazione è ancora in stallo. «Gli autori di questo omicidio disumano non sono ancora stati condannati», scrive l’International Christian Concern. Anche Imran Parkash, familiare della coppia, protesta: «Il governo ancora non ha ancora garantito protezione ai membri della famiglia. Anche la compensazione promessa non si è vista. I figli stanno ancora aspettando di ottenere giustizia per la morte dei genitori e il loro futuro è incerto».

«CONTINUE VIOLAZIONI». Quello che manca è la volontà politica di fermare gli estremisti e aiutare le vittime: «Il governo non sta seriamente cercando di proteggere le minoranze», piega il sacerdote cattolico Cecil Paul. «Ci sono continue violazioni dei diritti umani e casi di persecuzione nel distretto di Kasur. Bisogna introdurre una nuove leggi per impedire l’abuso della legge sulla blasfemia e punire chi avanza accuse false». Anche la Corte suprema ha recentemente chiesto le stesse cose, ma anche la politica teme la rabbia degli estremisti islamici, al pari dei cristiani.

@LeoneGrotti

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4 commenti

  1. Sebastiano

    Ricordo le folle oceaniche dei musulmani moderati di casa nostra (e di altrove) manifestare per questa solenne ingiustizia, i loro leader in conferenze stampa e nei talk show a spiegare che è stata commessa un’atrocità enorme. Di fianco a loro tutto il gruppone arcobalenato nostrano e internazionale degli attivisti contro le discriminazioni, tutti in fila ad affermare che non solo erano innocenti ma che anche se fossero stati “colpevoli” non meritavano un trattamento simile. Amnesy Internatinal ha fatto una petizione urgente all’ONU, che ha ringraziato e tempo dopo ha posto l’Arabia Saudita a capo della commissione per il rispetto dei diritti umani.
    Ricordo.
    Poi la favoletta è finita e ho chiuso il libro.

    1. SUSANNA ROLLI

      Sebà, se fossero tutti come te!!

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