
Onore all’unico giornalista che ve l’aveva detto

Vorrei qui elevare un tributo a chi dalle pagine di questo foglio, alla vigilia dell’Europeo, unico in un esercito di pennivendoli anti-italiani, pessimisti, disfattisti, già in ritirata prima ancora che cominciasse la guerra, che facevano finta di parlare in una lingua straniera perché credevano che la Nazionale sarebbe uscita al primo turno, che scuotevano la testa quando guardavano l’allenatore con la valigia e con un’assoluzione che, insomma, sì, però, se l’hanno accusato di qualcosa qualcosa ci sarà, che non pensavano che fosse possibile che questa Italia andasse oltre il girone di qualificazione, che esaltavano il Belgio dei giovani fenomeni, che tremavano di fronte a Ibra il gigante, che avevano già programmato il viaggio di ritorno sull’“aereo della vergogna” (come viene chiamato il volo che riporta a casa la squadra precocemente eliminata), che seguivano il gruppo azzurro a distanza, sicuri che coinvolgersi emozionalmente avrebbe condotto all’ennesima delusione, che guardavano con la solita spocchia i pochi veri patrioti, che non volevano tifare per gli azzurri perché in panchina c’è Conte già sotto contratto con il Chelsea, e allora io faccio sciopero, quelli veloci a salire sul carro del vincitore che, notoriamente, è sempre incinto.
Ecco, compagni e amici, noi tutti che invece tifiamo Italia anche se la allena Stalin, vogliamo qui onorare quel grande giornalista che è Roberto Perrone che aveva scritto, ben sintetizzato dalle parole evidenziate sulla prima di Tempi: «Non sorprende la sua assoluzione. Sorprenderà il suo Europeo».
E voi, bastardi carissimi, che avete sorriso ironici, adesso esponete pure il tricolore.
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