Olanda, eutanasia ai depressi. Ma quante fake news spaccia Cappato?

Di Leone Grotti
08 Giugno 2019
In un'intervista a Open il radicale, partendo dalla storia di Noa Pothoven, afferma che «l’Olanda non uccide i depressi». Balle: solo negli ultimi otto anni i pazienti con problemi mentali che hanno ricevuto l'eutanasia sono 378 (senza contare gli 859 dementi)
Marco Cappato raccoglie firme per la legalizzazione dell'eutanasia

Sulla delicata e drammatica storia di Noa Pothoven il radicale Marco Cappato ha fatto sfoggio di fact-checking e deontologia giornalistica. Il più accanito sostenitore dell’eutanasia in Italia ha sferzato i quotidiani nostrani per aver scritto che la 17enne era morta con una iniezione letale. In realtà, la giovane è morta di fame e di sete assistita dai medici. E l’eutanasia, si inalbera Cappato, «non ha nessun punto in comune con il caso di Noa».

Anzi, prosegue il vessillifero della “buona morte”, non è neanche giusto criticare le presunte derive spacciate dai giornali. «I casi di minori ammessi all’eutanasia in Olanda si contano sulle dita di una mano in anni e anni», ha dichiarato a Open. Di più: «Anche tutti questi titoli sul fatto che l’Olanda invece di curare i depressi li uccide non sono corretti».

ALMENO 15 MINORI UCCISI IN OLANDA

Non sappiamo quali siano le fonti di Cappato (che già in passato è stato protagonista di spaccio di fake news), di sicuro i rapporti ufficiali pubblicati dalle commissioni che in Belgio e Olanda controllano l’eutanasia dicono altro. Non è vero innanzitutto che i minori uccisi in Olanda con l’eutanasia si «contano sulle dita di una mano»: sono infatti almeno 15. Nel 2005 ha ricevuto l’eutanasia un bambino di 12 anni, tra il 2002 e il 2015 cinque giovani di 17 anni, nel 2015 uno di 16, nel 2016 due ragazzi di 16 e 17 anni, altri tre sono morti nel 2017 e ancora tre nel 2018. Undici di loro erano malati di cancro, non si sa nulla invece degli altri quattro.

In Belgio, invece, i minori che hanno ricevuto l’eutanasia sono tre in quattro anni: un 17enne affetto da distrofia muscolare di Duchenne, un bambino di nove anni che soffriva di tumore al cervello e un bambino di 11 che aveva la fibrosi cistica. Bisogna ricordare che per la legge belga un bambino può morire con l’eutanasia solo se è in grado di discernere e uno psicologo o uno psichiatra accerta che «ciò che esprime è ciò che comprende». Difficile credere che a 9 e 11 anni la scelta di morire sia stata libera e non influenzata da terzi.

L’OLANDA UCCIDE I DEPRESSI, ECCOME

Forse per Cappato 15 minori uccisi in 17 anni di eutanasia in Olanda, e tre in quattro anni in Belgio, sono un numero trascurabile. Che cosa dire, però, delle persone affette da problemi mentali, psicologici e psichiatrici, che hanno avuto accesso alla “buona morte”? Per il radicale non è vero che «l’Olanda uccide i depressi», ma anche in questo caso è meglio controllare i dati del governo.

Se tra il 2003 e il 2010, in Olanda, ci sono stati al massimo due o tre casi ufficiali all’anno, da quando il Parlamento ha chiesto di indagare meglio sull’eutanasia offerta a pazienti con problemi psicologici e psichiatrici, il dato è aumentato in modo vertiginoso. I due casi accertati del 2010 sono diventati 13 nel 2011, 14 nel 2012, 42 nel 2013, 41 nel 2014, 56 nel 2015, 60 nel 2016, 83 nel 2017 e 67 nel 2018. Negli ultimi otto anni, dunque, sono morte 378 persone affette da problemi mentali. A queste vanno poi aggiunti i malati affetti da demenza soppressi con l’eutanasia, ben 859 tra il 2010 e il 2018.

IN BELGIO NON VA MEGLIO

Quante persone come Noa Pothoven c’erano tra queste? Sicuramente tante. Il trend è innegabile: tra il 2012 e il 2018 i casi sono aumentati del 378 per cento. Nel 2018, nel 15 per cento dei casi, l’eutanasia è stata autorizzata per pazienti con problemi psicologici tra i 18 e i 40 anni. In oltre la metà dei casi l’anno scorso l’eutanasia a pazienti con problemi mentali è stata praticata da medici della Levenseindekliniek, la stessa che ha rifiutato la “buona morte” a Noa. Evidentemente, non accade spesso che casi come i suoi vengano rigettati.

Anche in Belgio la situazione è preoccupante: se dal 2002 al 2012 si sono verificati pochi casi, nel biennio 2012-2013 l’eutanasia è stata praticata a 179 pazienti con problemi mentali; nel biennio 2014-2015 a 124 e nel biennio 2016-2017 a 173. Anche questi per Cappato sono numeri trascurabili, tanto da rendere desiderabile l’approvazione dell’eutanasia anche in Italia?

EUTANASIA PER CHI È “STANCO DI VIVERE”

Nell’intervista a Open, il giornale di Enrico Mentana che si gloria di controllare le fonti ma non ha fatto neanche un appunto al suo intervistato, Cappato sottolinea anche che la legge proposta dai radicali in Italia riguarda solo «persone maggiorenni affette da patologie irreversibili, che si sottopongono a sofferenze insopportabili e che hanno reiteratamente espresso e manifestato questa volontà in capacità di intendere e di volere». Una simile dicitura non mette al riparo dalle derive: il criterio della «sofferenza insopportabile» è stato talmente esteso in Olanda, che nel 2017 hanno ricevuto l’eutanasia 293 anziani solo perché «stanchi di vivere» a causa di molteplici acciacchi dovuti all’età. Nel 2018 per lo stesso motivo sono state uccise 205 persone.

«LA MORTE DEL DIRITTO E DELLA LIBERTÀ»

Il fatto che Noa Pothoven non sia stata formalmente uccisa nel quadro della legge sull’eutanasia non cambia le carte in tavola. Come dichiarava a tempi.it nel 2003 il cardinale Elio Sgreccia, ex presidente della Pontificia accademia per la vita, morto il 5 giugno all’età di 91 anni,

«con l’eutanasia si offende il diritto alla vita e si offende anche la società, che permettendola perde il controllo di se stessa e autorizza un delitto grave. E se parliamo di bambini, il delitto è gravissimo. Per quanto riguarda i malati mentali, la loro volontà è ritenuta non valida da sempre. Infatti non possono firmare contratti. La legge sull’eutanasia non è gravissima solo dal punto di vista giuridico, ma anche da quello morale e umano perché la vita è sacra. E non sono solo le religioni ad opporsi a questa legge perché considerano la vita un dono di Dio, è un problema di rispetto dell’uomo che tutti possono riconoscere. La cultura della morte nasce dal fatto che si vuole la vita solo quando è perfetta e capace di produrre denaro o vantaggi. L’eutanasia non è né un diritto né una libertà ma è la fine del diritto e della libertà».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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