Ogni tanto sogno una bella lobby che difenda i diritti di noi grassi
Confesso che ho vissuto, anche così, sovrappeso. Non ho mai pensato di provare orgoglio per una condizione che non è sintomo di vita sana, ma sicuramente non posso arretrare dal senso di dignità. Noi grassi siamo l’ultima minoranza non tutelata del terzo millennio, se tocchi un negro, un ebreo, un frocio e perfino un comunista passi un guaio, magari ti danno anche l’aggravante dell’odio, se te la pigli con un grasso la sfanghi.
Ogni tanto sogno una bella lobby che difenda i nostri diritti, che faccia causa alle compagnie aeree che sistemano cinture così corte che neanche se perdessi venti chili ci starei dentro, che costringa gli stilisti più famosi a disegnare una linea per taglie forti e non solo per anoressici bastardi, che costringa le società di calcio in Europa che non prevedono gli ascensori a metterli in ogni stadio.
Ogni tanto, certo, penso che sarebbe meglio essere magri, ma una dieta è una scelta, non è un’imposizione e finché non ho deciso, tu mi fai le cinture lunghe e i vestiti comodi. Il problema di questo nostro mondo è che qualcuno fissa i criteri, non si sa a che titolo, e bisogna adeguarsi. Per questo non mi piacciono coloro che insultano le persone usando i particolari fisici, come ha fatto il presidente della Lazio Lotito con Marotta o Travaglio con Burlando (e con quelli che non la pensano come lui). Non transigo sul resto, accetto solo queste diversità.
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