Odiano Berlusconi, perchè odiano il popolo e la sua libertà

Le elezioni del 9 e 10 aprile sono un tornante nella storia della democrazia italiana.
L’alleanza di centrosinistra rappresenta la concentrazione di tutti i partiti storici della prima Repubblica e di tutti i poteri forti. Mai un blocco così singolare si era presentato alle elezioni. L’Unione non ha nessuna forma politica (di sinistra, di centro o di destra): è un fronte di liberazione nazionale da Berlusconi, visto come una anomalia politica. Ma il presidente del Consiglio rappresenta almeno metà del popolo italiano, anche ora; perfino i sondaggi più negativi indicano che vi è un popolo che guarda a Berlusconi e alla coalizione di centrodestra come a una garanzia per la libertà di tutti coloro che non hanno parte nella sinistra e nei poteri che la sostengono.
è certamente singolare che una sola persona sia diventata il referente unico di un processo di ostilità così vasto, che va certo ben oltre la persona di Berlusconi e mira a stabilizzare in Italia il quadro dei poteri istituzionali ed economici dominanti in Europa. L’Italia deve essere in qualche modo commissariata dall’Europa, e quindi va tolta al popolo italiano la libertà di scegliere ciò che il sistema europeo non gradisce, ciò che la tecnocrazia europea non approva.
Perciò non vi è nulla di banale nel sentimento nazionale e popolare che si esprime nel centrodestra, perché esso è il sentimento dell’Italia storica, che vuole far sentire la sua differenza e far valere la sua realtà nel contesto europeo; vuole che la politica della nazione abbia peso in un contesto dominato dalla tecnocrazia finanziaria. Nella lotta contro il berlusconismo vi è dunque molto di più del caso Berlusconi. E Berlusconi, in campagna elettorale, si esprime in chiave nazional-popolare appunto perché avverte questo sentimento del popolo, che vuole l’autonomia della politica dai poteri forti e il peso dell’Italia nel panorama europeo.
Che questa storia sia anche il punto culminante della vicenda del partito comunista, chiamato a diventare partito democratico come forma apparente della sua sostanza, è anche la rivelazione del ruolo che il comunismo italiano ha avuto nella storia del paese come disegno di conquista del potere attraverso le alleanze con tutti i poteri. Il potere anonimo che prende forma dietro la posizione informe dell’Unione è anche la conclusione della storia del comunismo italiano, che perde la sua identità politica ma conserva il suo scopo fondamentale: diventare la chiave del potere dominante sul piano politico, pronta a tutti i compromessi possibili. Ma così l’Italia dovrà sottostare a una egemonia che non è né nazionale né popolare.
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