
Nord Corea. «Il popolo non crede più alle minacce di Kim Jong-un»

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Sorvolando il Giappone con l’ennesimo missile il 28 agosto, inabissatosi poi nell’Oceano Pacifico, Kim Jong-un non ha soltanto cercato di spaventare Tokyo, Seul e soprattutto Washington, minacciando una guerra nucleare, ma ha anche lanciato un messaggio al suo popolo. Il programma missilistico e nucleare nordcoreano, infatti, non ha come unico obiettivo quello di garantirsi la sopravvivenza attraverso minacce più o meno credibili, ma anche di aumentare il consenso interno e l’adorazione nei confronti del leader supremo.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]VENDICARE LA STORIA. L’ultimo missile è stato lanciato nel giorno del 107o anniversario della firma del trattato del 1910 tra Giappone e Corea, nel quale si sanciva la disgraziata colonizzazione dell’allora unificata penisola coreana. Negli anni di dominazione nipponica, i coreani furono sottomessi in modo crudele ed è ancora vivo il ricordo delle donne coreane usate per divertire sessualmente i soldati giapponesi prima e durante la Seconda guerra mondiale. Kim, oltre a minacciare il Giappone e migliaia di soldati americani sull’isola di Guam, vuole mostrare al suo popolo che è in grado di lavare quell’onta e che è arrivato il turno della Corea del Nord di essere forte e tiranneggiare i vicini.
«NON È MAI SUCCESSO NIENTE». Molte cose però sono cambiate da quando il padre fondatore Kim Il-sung ha posto le basi del programma nucleare e missilistico nordcoreano oltre 50 anni fa. E non bastano più minacce e lanci di prova per riunire il popolo attorno a un’ideologia che ha massacrato e affamato il paese per decenni. «Gli abitanti della Corea del Nord si prendono gioco delle minacce del leader al resto del mondo», spiega una fonte interna al paese a Daily Nk. «I residenti dicono che sono più di 50 anni che il regime minaccia di avvolgere Corea del Sud e Stati Uniti con un oceano di fuoco, ma non è mai successo niente».
LA STESSA STRATEGIA. Continua a crescere il numero dei nordcoreani che «ritiene le continue provocazioni agli Stati Uniti una battaglia persa», continua la fonte. «Noi siamo gli unici a pagare il comportamento belligerante del regime». Addirittura, «in tanti accolgono favorevolmente la propaganda del regime secondo cui la guerra sarebbe imminente. Se fosse così, infatti, verremmo sconfitti e le nostre sofferenze per mano del regime finirebbero». Il pensiero più diffuso però è che «Kim Jong-un utilizza la stessa vecchia strategia di suo padre e suo nonno: minacciare guerra per compattare la popolazione, ma non funziona più».
Foto Ansa
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