La preghiera del mattino

Non siamo ancora pronti per la versione solenne e indignata di Giggino Di Maio

Luigi Di Maio
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio (foto Ansa)

Su Tgcom24 si scrive: «La trascrizione del colloquio telefonico, uno dei tanti fra Macron e Putin prima dello scoppio delle ostilità, fa parte di un documentario televisivo che sarà trasmesso giovedì prossimo dalla tv pubblica France 2. Si tratta di nove minuti di conversazione fra i due capi di Stato, che si svolsero il 20 febbraio. Al centro della discussione gli accordi di Minsk, firmati tra Kiev e i separatisti filorussi nella capitale della Bielorussia, dopo l’invasione russa della Crimea e gli scontri nel Donbass. Accordi siglati nel settembre del 2014 e nel febbraio del 2015 in presenza dei rappresenti dell’Osce, della Russia e di alcuni paesi occidentali. “Tu e il cancelliere Scholz”, accusa Putin, “mi avete detto che Zelensky è pronto a fare un gesto, che aveva pronto un progetto di legge per applicare gli accordi di Minsk… in realtà, il nostro caro collega signor Zelensky non fa niente. Vi mente”».

La Russia ha aggredito uno Stato sovrano, il che è non è ammissibile e giustifica sanzioni e armi a Kiev. Gli Stati Uniti hanno lasciato crescere, come dimostrano anche i colloqui Putin-Macron, una crisi nel confine sud-est dell’Unione Europea sulla scia e del tipo delle loro guerre senza fine da tempo alimentate in Centro Asia, Africa, Medio Oriente e in parte nei Balcani, il che spiega perché un’escalation del conflitto ucraino non è auspicabile. Se la Provvidenza ridesse capacità diplomatica a una Washington divisa tra soluzioni militari e propaganda, ci sentiremmo molto più rassicurati.

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Sul Sussidiario Ugo Bertone scrive: «Il passato coloniale, però, pesa. Non sarà facile superare il demone del colonialismo e scalzare i cinesi. “Nel mondo occidentale prevale un’idea della Cina in Africa non molto positiva, si parla di neo-colonialismo attuato attraverso corruzione, accordi opachi e con l’erogazione di finanziamenti come mezzo per guidare le politiche locali secondo i desideri di Pechino”, nota Matteo Sernetti, imprenditore e acuto osservatore della realtà africana. “Ma”, aggiunge, “in Africa però la percezione è diversa, molti non ritengono che le nazioni africane siano vittime di una seconda colonizzazione. Anche per un investitore europeo”, conclude, “la presenza cinese in Africa è sicuramente un grande vantaggio perché si troverà a disposizione strade, ponti, energia, telecomunicazioni e ospedali difficilmente immaginabili 20 anni fa”».

Nelle università e nei media liberal americani infuria la richiesta di fare i conti con il passato schiavistico degli Stati Uniti con toni radicali che si scordano come solo l’Occidente si è posto il problema di superare certe forme di oppressione dell’uomo sull’uomo. Poi però, dimenticato il dibattito “culturale”, a Washington non si è capaci di fare i conti con sentimenti di ostilità, più o meno motivata, largamente presenti nelle opinioni pubbliche di nazioni non occidentali.

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Su Fanpage Annalisa Cangemi scrive riferendo frasi di Luigi Di Maio: «Il dibattito, anche di questi giorni, che c’è stato rispetto a presunti e non verificati scambi di messaggi nel bel mezzo di un vertice storico della Nato a Madrid è surreale. È surreale che ci siano forze politiche che passino il tempo a parlare di loro stesse, anche nei giorni in cui il governo al massimo livello sedeva a tavoli importantissimi che vedevano l’allargamento della Nato alla Finlandia e alla Svezia».

Quando assume un tono solenne e indignato, il nostro Talleyrand alle vongole appare ancora più ridicolo del solito.

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Su Huffington Post Italia Gianni Riotta scrive: «Draghi vorrebbe puntare gli ultimi mesi del mandato su progetti Pnrr, piano energia in piena guerra in Ucraina, lotta all’inflazione e crisi economica che fanno ombra sull’autunno».

Draghi doveva fare il presidente della Repubblica e contribuire a guidare una difficile transizione dell’Italia, non merita invece oggi i toni da regime di Riotta (non disturbate il Capo che lavora mentre voi siete sulle spiagge). Prima l’attuale presidente del Consiglio trova il modo di andare ordinatamente al voto per riacquisire una compiuta democrazia meglio sarà per lui e per tutti noi.

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