Tempi
  • ACCEDI
ABBONATI
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Gennaio 2023
    • Dicembre 2022
    • Novembre 2022
    • Ottobre 2022
    • Settembre 2022
    • Agosto 2022
    • Luglio 2022
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Islamismo
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
    • Covid-19
    • Eutanasia
    • Fecondazione assistita
    • Aborto
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Gennaio 2023
    • Dicembre 2022
    • Novembre 2022
    • Ottobre 2022
    • Settembre 2022
    • Agosto 2022
    • Luglio 2022
Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
Tempi
ABBONATI
Home Società

Non lavorano, non studiano… Ma cosa fanno i “Neet”. Chi sono? E soprattutto, esistono davvero? Non esattamente

Il sociologo Dario Nicoli prova a tracciare l'identikit di una categoria che "ingloba" il 32 per cento dei giovani italiani ma che di fatto è indefinibile (non sono i "bamboccioni")

Elisabetta Longo
01/11/2014 - 2:30
Società
CondividiTwittaChattaInvia

Si chiamano “Neet” e si aggirano tra noi. Neet è l’acronimo di “Not (engaged) in Education, Employment or Training”, cioè nullafacente, sia dal punto di vista dello studio che del lavoro. Il fenomeno riguarda secondo le statistiche soprattutto questi ultimi anni, ed è localizzato principalmente nella fascia di popolazione di età compresa tra i 20 e i 30 anni, con alcune eccezioni. Il rapporto 2014 dell’EU Social Justice Index 2014 – un progetto del think tank tedesco Bertelsmann Stiftung che mette a confronto 28 paesi europei in termini di giustizia sociale (prevenzione della povertà, diritto allo studio, accesso al mercato del lavoro, coesione sociale, sanità, giustizia intergenerazionale) – ha decretato che in Italia i Neet sono il 32 per cento dei giovani, la più alta percentuale in Europa. Nel nostro paese, insomma, un ragazzo su tre attualmente non sta studiando né sta cercando lavoro. Ma è davvero così radicata questa “tendenza” tra i giovani italiani? Tempi.it lo ha chiesto a Dario Nicoli, professore di sociologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Professor Nicoli, il dato del Social Justice Index le sembra rispecchiare la realtà?
Più che commentare la percentuale del 32 per cento, vorrei innanzitutto domandarmi, e domandarlo a chi stila questo tipo di rapporti, come si possa pretendere di calcolare esattamente quanti siano i cosiddetti Neet. Per calcolare questa percentuale di popolazione, si deve partire da una negazione. Chi non ha comunicato allo Stato di essere impegnato in studi universitari o impiegato in un lavoro viene quantificato come Neet. Ma non è detto che queste persone siano necessariamente nullafacenti. Magari lavorano in nero, o sono sottopagati, per questo sono invisibili agli occhi della società.

Quindi i Neet soffrono di esclusione sociale?
Non è detto. Nel mondo della comunicazione, per esempio, ci sono tantissimi cosiddetti Neet. Prendiamo il caso di un giornalista musicale, uno che scriva tutti i mesi su una rivista prestigiosa del settore, che vada ai concerti, che compri i dischi per recensirli. Certo, uno così non si sente socialmente escluso, anzi, si sente riconosciuto, viene lodato per il suo lavoro. Ma in quanto a compensi magari ottiene poco, viene pagato saltuariamente e in nero, e dunque per lo Stato non esiste. È un Neet, ma di fatto non lo è.

LEGGI ANCHE:

Stanford

Stanford chiude il sito che insegnava la neolingua woke

13 Gennaio 2023
Manifestazione a Palermo in difesa del reddito di cittadinanza

L’ora di smaltire la sbornia assistenzialista

17 Dicembre 2022

I Neet, di dice, hanno di solito alle spalle una famiglia che li sostiene. Subito il pensiero va al termine “bamboccione”.
La famiglia diventa il proprio datore di lavoro, nel senso che provvede al mantenimento in caso di disoccupazione o di retribuzione insoddisfacente. Quello che i genitori si concedono è un lusso rischioso. Non voglio dire che invece dovrebbero disinteressare dei figli, per carità, solo che il ragazzo che si trova in questa condizione di limbo potrebbe adagiarsi. E non darsi più da fare, alla lunga, crea una spirale negativa.

È possibile cercare di dare un’immagine dei Neet?
Il dato di fatto iniziale è che i Neet sono un’insieme di storie, ognuna delle quali è un caso a sé. È difficile dare un’immagine unica. Potremmo cominciare col dire che sono ragazzi che hanno sbagliato il percorso di studio, che dopo la triennale hanno fatto la biennale, e poi ancora un master, un altro master, hanno cercato di entrare nel mondo della ricerca universitaria ma non ci sono riusciti. Anno dopo anno sono arrivati a compierne 35, inseguendo qualcosa che non è mai stato troppo concreto. Poi ci sono i ragazzi meridionali, intesi come residenti al Sud, dove non c’è domanda e non c’è offerta di lavoro, tutto è immobile e nessuno riesce a trovare un impiego. Lì non si può parlare di crisi, la situazione economica è stabile da decenni, e talvolta i genitori, per riuscire a mantenere tutti i figli a carico, sono costretti a trasferirsi dalla città alla casa in campagna del nonno. Poi ancora ci sono gli studenti “persi”. Quelli che non si sono mai impegnati realmente, che si lambiccano nella propria pigrizia con la scusa che “c’è la crisi”. Li riconosco subito, questi Neet, tra i ragazzi ai quali insegno.

Lei insegna a studenti universitari, cosa cerca di spiegare loro riguardo al futuro?
Alcuni fin dalla prima lezione mi chiedono: “Prof, saremo disoccupati?”. E io rispondo, molto tranquillamente: “Ragazzi, voi dovete ancora entrare nel mondo del lavoro, per essere un disoccupato bisogna prima aver avuto un’occupazione e averla persa”. Quest’ansia della crisi che c’è al di fuori dei chiostri universitari talvolta diventa un alibi. Credo comunque che alla base per gli aspiranti lavoratori di domani debba cambiare il tipo di percorso formativo, cosa che per altro sta già avvenendo in parte.

Lei che soluzione propone?
A mio avviso, ci sarebbe bisogno di nuove figure di riferimento che facciano da “tramite” con i ragazzi, per evitare che si smarriscano. Chi sceglie giurisprudenza oggi sa già che purtroppo il settore degli avvocati è del tutto saturo. Al contrario, se un’impresa cerca operai specializzati, gli annunci rimangono senza risposta. Quando viene il momento di scegliere l’istruzione superiore, è un errore non valutare cosa chiede il mercato: non si può solo inseguire i propri sogni, bisogna che i sogni siano attaccati alla realtà. Serve un filo diretto con le imprese, per indicare ai ragazzi quali sono i mestieri più richiesti del momento. Così forse avremo meno Neet in Italia.

Tags: crisidario nicolidisoccupazionegiovaniLavoroneetsociologiastudiouniversità
CondividiTwittaInviaInvia

Contenuti correlati

Stanford

Stanford chiude il sito che insegnava la neolingua woke

13 Gennaio 2023
Manifestazione a Palermo in difesa del reddito di cittadinanza

L’ora di smaltire la sbornia assistenzialista

17 Dicembre 2022
Meloni lavoro sindacati

Le trappole che il governo deve evitare sul lavoro

16 Novembre 2022
fallimento

I ragazzi non sono startup, finiamola con l’epica del fallimento

12 Novembre 2022
Scienza biologia cancel culture

Così la cancel culture minaccia anche la ricerca scientifica

11 Novembre 2022
Foto di Quasi Misha per Unsplash

La prigione del sé

22 Ottobre 2022
Per commentare questo contenuto occorre effettuare l'accesso con le proprie credenziali.

Video

Video

Artsakh, il conflitto invisibile. «Anche fare una zuppa è impossibile»

Redazione
1 Febbraio 2023

Altri video

Lettere al direttore

Roberto Perrone

Roberto Perrone mancherà a Fred Perri e a tutti noi

Emanuele Boffi
31 Gennaio 2023

Read more

Scrivi a Tempi

I nostri blog

  • Il Deserto dei Tartari
    Il Deserto dei Tartari
    Gli insostenibili argomenti di Nathalie Tocci sulla guerra in Ucraina
    Rodolfo Casadei
  • La preghiera del mattino
    La preghiera del mattino
    Su Cospito il Pd è più irresponsabile di Donzelli
    Lodovico Festa
  • Memoria popolare
    Memoria popolare
    Le tesi per il Movimento Popolare
    A cura di Fondazione Europa Civiltà
  • Lettere al direttore
    Lettere al direttore
    Io non sono Charlie Hebdo
    Federico Cesari
  • Cartolina dal Paradiso
    Cartolina dal Paradiso
    Come ho scoperto che Dio fa ardentemente il tifo per me
    Pippo Corigliano

Foto

Foto

Karabakh. Il conflitto invisibile. Cosa sta succedendo alla popolazione dell’Artsakh

28 Gennaio 2023
Foto

Crisi del sistema politico. Il presidenzialismo è la soluzione?

19 Gennaio 2023
Politicall
Foto

La geopolitica tra identità e relazioni internazionali – Incontro a Torino

16 Gennaio 2023
Rosario Livatino
Foto

L’attualità del beato Rosario Livatino

16 Gennaio 2023
Luigi Negri sul palco del Meeting di Rimini
Foto

”Metanoeite – cambiate mentalità”, la collana di don Negri

9 Gennaio 2023

Altre foto

Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994

Codice ISSN
online 2499-4308 | cartaceo 2037-1241

Direttore responsabile
Emanuele Boffi

Editore
Contrattempi Società Cooperativa
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
[email protected]
C. F. / P. Iva 10139010960
Iscrizione ROC n. 30851

Redazione
Piazza della Repubblica, 21 – 20124 Milano
+39 02.51829864
[email protected]

  • Chi siamo
  • Scrivi a Tempi
  • Iscriviti alla newsletter
  • Pubblicità
  • Privacy policy
  • Preferenze Privacy
  • Sfoglia Tempi digitale
  • Gestione abbonamento
  • Abbonati con carta di credito
  • Abbonati con bonifico/bollettino
  • Archivio storico

Copyright © Contrattempi Società Cooperativa. Tutti i diritti sono riservati | Contributi incassati nel 2022: euro 211.883,40. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70

Nessun risultato
Visualizza tutti i risultati
  • ACCEDI
  • Magazine
    • Sfoglia Tempi digitale
    • Gennaio 2023
    • Dicembre 2022
    • Novembre 2022
    • Ottobre 2022
    • Settembre 2022
    • Agosto 2022
    • Luglio 2022
  • Esteri
    • Guerra Ucraina
    • Unione Europea
    • USA
    • Cina
    • Cristiani perseguitati
    • Terrorismo islamico
  • Politica
  • Giustizia
    • Magistratura
    • Carceri
  • Scuola
    • Scuole paritarie
    • Educazione
  • Ambiente
    • Clima
    • Crisi energetica
  • Salute e bioetica
  • Chiesa
    • Cristianesimo
    • Papa Francesco
    • Benedetto XVI
    • Luigi Giussani
    • Comunione e Liberazione
  • Cultura
    • Libri
  • Economia
    • Recovery Fund
    • Lavoro
    • Euro
    • Risparmio
    • Mutui
  • Società
    • Social network
    • Razzismo
    • Politicamente corretto
    • Lgbt
    • Sport
  • Spettacolo
    • Cinema
    • Tv
    • Musica
  • Tempi Media
    • News
    • I nostri blog
    • Video
    • Foto

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password? Sign Up

Create New Account!

Fill the forms bellow to register

All fields are required. Log In

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In

Add New Playlist