Non è solo disaffezione alla politica, è proprio estraneità
Caro direttore, il giornale da te diretto ha dato prova di intelligenza politica ed equilibrio nel valutare quanto accaduto negli ultimi giorni prima del voto per le elezioni amministrative. Mi piace osservare, tra gli altri, anche l’uscita di Piero Vietti che commenta bene i numeri usciti dal sondaggio condotto da Alessandra Ghisleri.
A margine, e a caldo, faccio alcune osservazioni.
1) La percentuale dei votanti in questa tornata elettorale e stata davvero misera. Chi ha vinto il ballottaggio, nel pieno rispetto della legge e dei calcoli, non si può dire che, anche nella sostanza politica, sia espressione della volontà popolare. Non dico che qualcosa sia andato storto, ci mancherebbe!, ma che la maggioranza della gente è rimasta a casa, e poco più della metà della minoranza votante ha eletto sindaci in oltre 80 comuni italiani, tra cui Trieste, Torino, Roma…
2) Già 50 anni fa Jurgen Habermas, docente della seconda generazione della Scuola di Francoforte (neomarxismo critico) osservava che l‘istigazione continua a votare per ogni cosa non garantiva di per sé il sale della democrazia, ma portava alla progressiva spoliticizzazione delle masse riducendo l‘interesse partecipativo alla vita pubblica (cfr. La crisi della razionalità nel capitalismo maturo).
È infatti sempre più evidente non solo la disaffezione alla politica, ma l’estraneità ad essa, l’assenza di un interesse che sia capace di far intuire un legame tra vita privata e vita pubblica. Quanto più si atomizza il mondo vitale del singolo tanto più diventano sterili i legami con gli aspetti comunicativi, espressivi, decisionali della vita comune.
3) Le giornate turbolente che hanno preceduto la competizione elettorale, complici molti media che hanno enfatizzato posizioni estreme (soprattutto attribuite alla destra) evocando pericolosi rigurgiti fascisti collaterali oggettivamente a Fratelli d‘Italia, non hanno certo contribuito a rendere più matura la coscienza democratica della vita pubblica, ma hanno spinto molti a rimanere a casa temendo, in ogni caso, la non tenuta dell‘ordine pubblico.
La sinistra politica e sindacale non ha offerto una bella immagine di se usando ogni possibile megafono sull’(altrui) estremismo e violando il giusto silenzio elettorale che sospende, per un momento, le asprezze delle risse verbali. Sentire Luciano Canfora a Otto e mezzo che sentenzia essere una grande sciocchezza non riconoscere l’oggettivo pericolo neofascista, non mi fa sentire né sciocco né miope. In fondo era lo stesso Lenin a dire che l’estremismo (anche nelle valutazioni) è la malattia infantile del comunismo.
4) Quattro anni fa è uscito un libro interessante e provocatorio di Renato Cristin, docente di Ermeneutica presso Università di Trieste, I padroni del caos. Può apparire come una contraddizione in termini attribuire al caos una finalità gestita politicamente e culturalmente, ma quanto sotto i nostri occhi sta avvenendo induce a pensare che ciò può accadere realmente. E di caos nei giorni scorsi c’è n’è stato parecchio. Nel bene e nel male ne vedremo le conseguenze.
Foto Ansa
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