«Non ci sono più soldi». E le scuole chiudono il sabato

Di Carlo Torregiani
03 Luglio 2014
Settimana corta obbligata. Accade a Genova e Pavia, dove gli istituti rimarranno chiusi l'ultimo giorno feriale in modo da poter risparmiare. «I tagli ci impongono decisioni drastiche»

Sono sempre di più le province interessate dalla discussione relativa all’adozione della “settimana corta” da parte degli istituti scolastici, per motivi di gestione del tempo di studenti ed insegnanti, ma soprattutto a causa della situazione di difficoltà economica in cui si trovano molti istituti. Negli scorsi giorni moltissime scuole  hanno preso delle decisioni in maniera autonoma, mentre altre sono state soggette alle direttive degli organi provinciali competenti.
Proprio oggi, a Genova è stato deciso che «a decorrere dall’anno scolastico 2014/2015, la disponibilità dei plessi scolastici sarà limitata a cinque giorni settimanali, dal lunedì al venerdì. Pertanto, nella giornata di sabato, tutti gli edifici ospitanti istituti di istruzione superiore dovranno rimanere chiusi». Con questa nota il Commissario Giuseppe Piero Fossati, conferma ai dirigenti scolastici della provincia di Genova la decisione di chiudere le scuole il sabato.
La causa di questa decisione risiede nel «perdurare della crisi finanziaria, determinata dai pesanti tagli ai trasferimenti agli Enti locali e aggravata dai provvedimenti governativi». Spiega la nota che «i tagli impongono decisioni drastiche ma necessarie al fine di contenere al massimo tutti i costi che incidono sul bilancio e tra queste le utenze ed i costi di riscaldamento relativi agli istituti scolastici di competenza provinciale». La nota del commissario ha già raggiunto molti istituti della provincia, i quali saranno tenuti a decidere come regolare il nuovo orario scolastico. La nota conclude augurando che la situazione possa migliorare al più presto.

PAVIA E VENEZIA. «Non ci sono più soldi» afferma invece la giunta di Pavia, che propone anch’essa la settimana corta, in quanto l’esclusione del sabato dalle scuole superiori porterebbe a un risparmio calcolato in circa 500 mila euro, tra bollette e trasporti. Ma i professori degli istituti pavesi non ci stanno ed esortano le scuole ribellarsi in vista di un cambiamento che sicuramente influenzerebbe in maniera negativa la formazione dei ragazzi.
A procedere con maggiore cautela è stata, invece, la Provincia di Venezia: la presidente Francesca Zaccariotto ha infatti ritrattato le affermazioni che imponevano l’abolizione del sabato, confermando “la validità di un progetto nato non dalla necessità di risparmi, ma dalle richieste di scuole e famiglie». «Non prevediamo – ha proseguito la presidente – alcun obbligo ma dopo un periodo di sperimentazione trarremo le conclusioni».

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5 commenti

  1. Luisa

    Ma quale preparazione potranno ricevere gli studenti che rientreranno a casa, se va bene, alle 14:30/15:00 (per esempio i pendolari)? Avrebbero mezz’ora a disposizione per il pranzo e poi subito a studiare; nel caso si dovessero preparare per eventuali verifiche (quasi giornalmente) studieranno anche di notte. Siamo proprio ridotti male.

  2. filomena

    Se alla chiusura del sabato si accompagna il tempo pieno dal momento che comunque durante la settimana il riscaldamento rimane acceso e di conseguenza i costi non aumenterebbero, allora ben venga la settimana ridotta così da facilitare i genitori che lavorano e non hanno tempo di essere a casa all’ora di pranzo.

    1. Giava

      Non si può continuare a pensare alla scuola come uno spreco, una spesa da tagliare!
      Il problema della settimana corta è che, didatticamente, è un disastro, in quanto si concentrano le lezioni e si diminuisce il tempo per lo studio personale. In altre parole, più ore di lezione giornaliere e meno tempo per rivedere la lezione, svolgere gli esercizi ed assimilare quanto studiato.
      Per fare un esempio, non è certo la stessa cosa se io bevo 2 litri di acqua al giorno, o se sto senza bere per tre giorni e poi, in un giorno solo, bevo 6 litri!
      Ma questo, quando si ragiona sulla scuola esclusivamente in termini di costi e risparmio, non lo capisce.

      1. augusto

        Sono d’accordo , Giava. Per le elites economico-politiche la scuola pubblica (statale e paritaria) è vista solo come una inutile immensa fonte di spreco di denaro.Ovviamente ,la cosa non li tocca da vicino,dato che normalmente i loro pargoli frequentano lussuose scuole d’elite (se possibile scuole-convitto all’estero).Quindi l’unico problema diventano i tagli , in modo da destinare le risorse risparmiate verso lidi più “propizi” !

  3. malta

    i soldi per le app gay friendly, quelli si trovano sempre

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