Articolo tratto dall’Osservatore romano – Dietro alcune politiche educative in vigore in Nigeria si nasconde la volontà di introdurre pratiche contrarie alla difesa della vita. È quanto denunciano i vescovi della provincia ecclesiastica di Ibadan nel comunicato conclusivo della loro seconda assemblea plenaria del 2016, svoltasi il 15 e 16 agosto nella diocesi di Ondo. In particolare, i presuli condannano la recente decisione del ministro dell’Educazione, Isaac Adewole, di «implementare la cultura della contraccezione e, di conseguenza, dell’aborto» nel Paese, presentandola come «un miglioramento delle cure sanitarie per le donne».
In realtà, sottolineano i vescovi, si tratta di “una decisione ingannevole per la popolazione e dannosa per i valori morali della Nigeria» ed è per questo che la Chiesa in Ibadan chiede di «respingere» tale proposta. Scrivono i presuli: «I nostri giovani hanno bisogno di cibo, acqua potabile, strade, infrastrutture e accesso all’istruzione piuttosto che di contraccettivi».
I vescovi estendono il loro discorso anche alle tante minacce alla vita perpetrate nel Paese: conflitti etnici, rapine a mano armata, rapimenti, linciaggi e suicidi. Di qui, il richiamo a «rispettare la sacralità della vita umana, della quale solo Dio può disporre, perché da lui creata».
Riguardo al settore educativo, i vescovi puntano il dito, in generale, contro la situazione attuale, definendola “degenerata”: «C’è bisogno — spiegano — di un aggiornamento globale delle strutture e di una riabilitazione morale di insegnanti e studenti», un’area in cui «la Chiesa è la più adatta» a intervenire. Per questo, «per l’ennesima volta», i presuli chiedono allo Stato di «rivolgersi incondizionatamente alle scuole cattoliche, affinché possano contribuire pienamente a restaurare l’integrità del settore educativo». Il popolo nigeriano, infatti, «ha sempre amato l’educazione integrale e merita il diritto di riceverla da chi ne è competente».
La plenaria dei vescovi di Ibadan ha affrontato anche altri temi, come la lotta alla corruzione nel Paese: in particolare, i presuli chiedono al Governo federale di «avviare politiche e strategie sistematiche e istituzionali» per combattere questa piaga. Vicini ai nigeriani «in questi tempi difficili», i vescovi si appellano poi all’Esecutivo e a tutti i datori di lavoro affinché vengano pagati salari e pensioni. «Si tratta di una questione di giustizia», sottolineano, esortando al contempo i nigeriani ad essere «solidali gli uni con gli altri in caso di necessità».
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