Nicaragua, la persecuzione anticattolica continua. Altri cinque preti in carcere

Di Paolo Manzo
10 Febbraio 2023
Il regime di Ortega condanna i sacerdoti a dieci anni di carcere ciascuno per «tradimento contro la patria» e «fake news». E si vieta di portare in processione le immagini di santi

Negli ultimi giorni la dittatura del sandinista Daniel Ortega e della sua “compagna presidente” Rosario Murillo ha condannato cinque preti a dieci anni di carcere ciascuno per “tradimento contro la patria” (5 anni) e “fake news” (altri 5 anni).

I condannati di mercoledì sono i sacerdoti Ramiro Tijerino, rettore dell’Università Juan Pablo II e responsabile della parrocchia San Juan Bautista; José Luis Díaz e Sadiel Eugarrios, rispettivamente primo e secondo vicario della cattedrale Matagalpa de San Pedro, e il diacono Raúl Vega González.

Sabato scorso, invece, aveva avuto la stessa sorte il parroco della parrocchia di Espíritu Santo nel comune di Mulukuku, Óscar Danilo Benavidez Dávila, condannato in un processo farsesco, in un’udienza a porte chiuse. Sono i primi cinque preti al mondo condannati per il reato di “fake news”, usato da tutti i regimi autoritari per censurare le voci scomode.

“Chiesa per carcere”

Oggi in Nicaragua di scomodi sono rimasti solo i preti, visto che i politici di opposizione e gli intellettuali non allineati sono stati costretti all’esilio o al “Chipote”, il carcere delle torture di stato del regime. Il prossimo 15 febbraio, sorte analoga toccherà anche al coraggioso vescovo di Matagalpa, monsignor Rolando Álvarez, che ha rifiutato l’esilio ma scelto di testimoniare la parola di Cristo nella sofferenza del popolo di Managua. Di fronte alle condanne dei cinque preti, il Centro nicaraguense per i diritti umani ha denunciato il caso come una «aberrazione giuridica», anche perché «sono stati interdetti a vita dai pubblici uffici. Condanniamo queste azioni perverse del regime che violano i diritti umani e chiediamo la libertà immediata per loro e per tutti i prigionieri politici».

Più grave delle condanne assurde ai sacerdoti cattolici è però forse il motto “Chiesa per carcere” imposto dal regime sandinista alle immagini dei santi patroni del Nicaragua. In sintesi riassume il divieto per i preti di portare in processione i santi. Nel 2023 sono infatti state già proibite da Ortega e Murillo le processioni di Gesù Sacramentato, del Signore dei Miracoli, della Vergine della Candelaria, di San Sebastián, di San Silvestro e di Santo Domingo, con le figure rimaste confinate nelle chiese. Altrimenti il prete, a meno che non sia un supporter dichiarato della dittatura, viene arrestato seduta stante e condannato a porte chiuse. Una forma di “punizione” alla Chiesa cattolica per essersi rifiutata di legittimare il regime.

Basta Vie Crucis

Lo ha spiegato bene al sito indipendente nicaraguense Confidencial, padre “Esteban”, un sacerdote che ha accettato di parlare a condizione di anonimato. «Così si offende il popolo che è credente e che esprime la propria fede nelle processioni». A Masaya, nella parrocchia di Santa María Magdalena, c’è scoramento. «Ci hanno già detto che non ci saranno né Via Crucis né altre processioni in tutto il 2023», denunciano i parrocchiani, tristi perché oltre a violare la libertà religiosa, Ortega colpisce tradizioni secolari. Ufficialmente la dittatura giustifica i divieti con non meglio dettagliati “motivi di sicurezza”.

Paradossalmente però, mentre a Matagalpa l’immagine della Vergine della Carità non ha potuto lasciare la Cattedrale di San Pedro, a León non ci sono state restrizioni. Forse perché la sua diocesi è guidata da monsignor René Sándigo, vicino al regime e rimasto sempre in silenzio di fronte alla repressione della Chiesa cattolica da parte della dittatura e alla persecuzione contro gli altri sacerdoti e vescovi. Secondo la ricercatrice e avvocato, Martha Patricia Molina, da noi intervistata il mese scorso, «il 2023 sarà un anno disastroso per la Chiesa cattolica». Non a caso, il primo giorno dell’anno sono state sospese la tradizionale processioni a Managua e a Masaya. Quel giorno, il presidente della Conferenza episcopale del Nicaragua (CEN), Monsignor Carlos Enrique Herrera, ha detto che il divieto era dovuto a «motivi al di fuori del nostro controllo».

“Governo cristiano”

Visto l’andazzo, un numero sempre maggiore di preti quando informano che non possono portare in processione i santi non spiegano le ragioni, per prudenza. «Il motivo per cui il regime Ortega-Murillo fa questo contro la Chiesa è perché non è riuscito a ottenere dalla gerarchia cattolica la legittimazione per la sua continuità al potere, dopo le ultime presidenziali farsa», spiega la sociologa e ricercatrice, Elvira Cuadra.

Il paradosso è che, mentre proibisce le processioni cattoliche ed incarcera preti e vescovi, il regime vuole fare passare la sua narrativa di “governo cristiano” con celebrazioni sui generis e l’allestimento di altari di stato nella capitale, in particolare in viale Hugo Chávez.

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