Miserere, storie di cristiani perseguitati. L’assalto dell’orda islamista al seminario di Bulakipur
Pubblichiamo la dodicesima puntata di “Miserere”, la serie realizzata da Franco Molon e dedicata ai cristiani perseguitati. Dopo i racconti di Megapura, Homs, Asomatos, Regno Unito, Seekaew, Trabzon, Roggwill, Sawa, Jilib, Hå e Con Cuông, una vicenda accaduta a Bulakipur, Bangladesh.
Dal tetto del compound che ospita il seminario Patrick osserva i fuochi che devastano i villaggi vicini. «Arriveranno anche qui», dice al compagno che gli sta a fianco. «È solo questione di tempo. Avvisa monsignore di preparasi».
Il ragazzo scende velocemente dalla scala a pioli e corre a portare la notizia in cappella dove il rettore sta pregando, inginocchiato davanti all’altare, circondato da tutti gli studenti. Dopo le parole del giovane padre Sebastian comunica le direttive che aveva già stabilito il giorno prima, proprio per quella evenienza. Per prima cosa mette al sicuro il Corpo di Cristo distribuendo le ostie rimaste nel tabernacolo tra tutti i presenti; poi ordina a un gruppo di ragazzi di inchiodare assi alle finestre; infine spedisce tutti gli altri a radunare qualsiasi mobile o attrezzo utile a barricare il cancello d’ingresso. Quanto a sé, raccoglie gli arredi e i paramenti sacri e si precipita a nasconderli nella buca che ha scavato sotto il proprio letto che poi copre con una lamiera e quindi con il tappeto.
Sul tetto Patrick continua a scrutare in lontananza nella speranza di scoprire i movimenti degli assalitori; d’un tratto la sua attenzione è attirata da un vociare che si fa sempre più vicino. Guardando verso il basso il seminarista vede sbucare sullo sterrato, davanti all’ingresso, una piccola folla di vecchi, donne e bambini che, gridando e piangendo, si accalca contro il cancello. Patrick riconosce gli abitanti del villaggio e grida ai suoi compagni, che stanno rinforzando il portone, di lasciarli entrare.
La barricata era quasi pronta e ci vuole del tempo per liberare l’accesso. Una volta entrate le donne raccontano di come gli uomini del villaggio, temendo l’aggressione imminente, si siano rifugiati nella boscaglia e di come abbiano mandato loro, i vecchi e i bambini a cercare rifugio nel seminario.
Sul piazzale accorre anche il rettore che indirizza i profughi verso la cappella e dà ulteriori ordini per consolidare gli sbarramenti. Dopo qualche minuto, preceduta da urla feroci e spari isolati, una masnada di barbuti si fa largo tra le vie del paese fino alla soglia del seminario. Patrick dà l’allarme e poi scende precipitosamente dal tetto per dare man forte ai propri compagni.
Gli assalitori sono un centinaio, armati di asce, randelli e qualche fucile; li guida un imam paonazzo e isterico per la concitazione; si accalcano contro il portone agitando i pugni e gridando slogan contro i bestemmiatori di Dio; cominciano a spingere, a intervalli regolari, sui battenti che oscillano paurosamente.
All’interno i ragazzi si appoggiano alle barricate per contrastare, con la spinta dei propri corpi, l’urto di quelli che stanno fuori mentre padre Sebastian, alle loro spalle, li incoraggia a resistere e a non avere paura: «Non praevalebunt», grida in continuazione. Passato un quarto d’ora di quel confronto uno degli assalitori, brandita un’ascia, si accanisce contro una finestra del muro laterale e ben presto riesce a creare una spaccatura nell’asse che la protegge. Patrick, accortosi della falla, accorre con un comodino per provare a tappare il buco ma, prima che arrivi, una canna di fucile si infila nello squarcio e fa partire un colpo che ferisce il rettore a una gamba, facendolo crollare a terra.
Lo sgomento che coglie i difensori lascia all’energumeno il tempo sufficiente a completare il lavoro. La pressione sul cancello si allenta e gli assalitori invadono il cortile dal lato sguarnito. Senza armi e colti alle spalle i seminaristi cercano di sottrarsi alla furia degli aggressori cercando scampo nella fuga o nel tentativo di nascondersi in qualche angolo del cortile. Patrick si carica sulle spalle il rettore e si dirige verso la cappella mentre tutto attorno a lui i colpi dei bastoni si accaniscono sui suoi compagni. Giunto alla piccola chiesa la scopre vuota poiché i profughi del villaggio, udendo l’irrompere dei fanatici, si sono già dati alla macchia uscendo da una finestra. Anche Patrick, allora, prende la via dei campi.
6 giugno 2013 – Un centinaio di integralisti musulmani, dopo aver devastato e depredato due villaggi cristiani limitrofi, hanno attaccato Bulakipur (Bangladesh, diocesi di Dinajpur). In particolare è stato preso di mira il seminario interdiocesano “Jisu Dhyana Niloy” dove si è cercato di uccidere il rettore, il quale, però, è riuscito a mettersi in salvo insieme a tutti i venticinque seminaristi. Da allora il seminario è costantemente sorvegliato da trenta guardie armate. Come spesso accade, gli scontri hanno avuto origine da una contesa terriera.
Nel video qui sopra, un servizio della Bbc dedicato agli scontri e alle devastazioni che circa mezzo milione di integralisti musulmani, organizzati nel partito Hefajat-e-Islam, hanno causato il 5 maggio 2013 nella capitale del Bangladesh, Dhâkâ. All’origine della manifestazione la richiesta al governo di promulgare una legge contro la blasfemia e, più in generale, un orientamento del diritto basato sulla sharia.
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