Milano, procura dei minori apre inchiesta sulle “ragazze doccia”

Di Chiara Rizzo
11 Novembre 2013
Indagine avviata dopo la denuncia del primario di Pediatria del Fatebenefratelli: «Nelle scuole un giro di prostituzione di adolescenti tra i 14 e i 16 anni»

È scattata un’indagine della procura dei minori di Milano per accertare l’eventuale giro di prostituzione che coinvolgerebbe alcune adolescenti, tra i 14 e i 16 anni, che si prostituirebbero con i coetanei nei bagni delle loro scuole, in cambio di ricariche telefoniche, oggetti, forse anche denaro. Il primo a denunciare il fenomeno è stato il direttore del reparto di Pediatria dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano, Luca Bernardo, con un’intervista rilasciata al Corriere.it

DA FAMIGLIE BENE. Il professor Bernardo ha raccontato il caso di 8 adolescenti che aveva seguito in alcuni percorsi di assistenza per problematiche diverse, la droga o il bullismo: le ragazzine avevano allora confidato a medici e psicologi che le seguivano di essersi prostituite a scuola. In sette casi su 8, come ha spiegato lo stesso Bernardo, le ragazzine proverrebbero da famiglie agiate della “Milano bene”, che frequentano istituti privati mentre solo una delle ragazzine proviene dalla periferia.

PROSTITUZIONE A SCUOLA. «Abbiamo individuato otto ragazze, ma ci risulta che il fenomeno sia molto più esteso» ha denunciato Bernardo: «Le chiamano ragazze doccia perché così come si fa la doccia tutti i giorni, loro quotidianamente fanno sesso. I giovani “clienti” vengono scelti in base a ciò che possono dare in cambio alle ragazze. Durante le lezioni delle prime ore gira sui telefonini il “menù” delle prestazioni, richieste di orari per gli appuntamenti nei bagni, dove poi avvengono i rapporti sessuali. Le ragazze offrono le loro prestazioni anche a più persone. Per loro è una specie di gioco, un gioco molto pericoloso nel quale pensano di dominare, e irretire, i loro clienti».

INDAGINE IN PROCURA. Il procuratore capo del tribunale dei minorenni, Monica Frediani, oggi ha spiegato che l’indagine aperta non ha ancora carattere penale, ma è “un procedimenti affari civili”, perché è “un fascicolo conoscitivo a carico di ignoti ancora in fase embrionale”. Una delle prime persone ad essere sentito sarà proprio Bernardo, perché la procura vuole capire meglio e sostiene che, di fronte ad eventuali notizie di reato, un medico è tenuto a presentare una denuncia in procura e a identificare le ragazze. Frediani ha spiegato che «al momento non ci sono elementi per procedere sotto il profilo penale. Non sembra che siano stati evidenziati profili di reato, anche perché un medico altrimenti avrebbe avuto l’obbligo di denunciarli».

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