Una mostra celebra il capoluogo lombardo come “crocevia delle arti”, dal cantiere del Duomo fino ai giganti del Novecento Sironi e Boccioni
Giuseppe Diotti, La corte di Ludovico il Moro, 1823
Anche sulla testa del più mimetico intellettuale “di sinistra” si rizzano i capelli, al pensiero che un pittore della levatura di Mario Sironi sia stato a lungo ostracizzato perché al servizio del regime fascista. Simile sorte seguirono Gabriele d’Annunzio, che quando ero giovane non si poteva neppure nominare, e Ottorino Respighi, la cui musica era tacitamente vietato di eseguire in teatri come La Scala, sino al coraggioso risarcimento di Riccardo Muti. Poi questi giganti vennero rivalutati, sull’onda di un revisionismo, non sempre sollecitato da pure ragioni culturali.
Nell’interessante mostra “Il genio di Milano”, di Sironi è esposta, insieme ad altro, la Periferia del 1920 (o ’21), che ritengo essere uno dei quadri più belli del Novecento italiano. Al “Novecento a Milano” sono dedicate le ultime due sezioni delle dieci di questa rassegna, allestita nelle Gallerie d’Italia, rassegna che è concepita in un’ariosa prospettiva didattica. Ne sono la prova i saggi del catalogo, che sb...