«Mi chiamo Antonio, sono un ginecologo e, fino a qualche anno fa, con queste mani, uccidevo i figli degli altri»

Di Redazione
06 Aprile 2013
La testimonianza e la conversione di un dottore che faceva aborti. Fino al giorno in cui scrisse: «Mai più morte, fino alla morte». E ricevette una "sorpresa"

Di Sabrina Pietrangeli, tratto da Zenit.org – In principio fu Bernard Nathanson. Parliamo del famoso ginecologo statunitense che al suo attivo collezionò circa 75.000 aborti, fino a quando non si rese conto della umanità del feto e non fece un vero cammino di conversione che lo portò a scrivere il libro “The hand of God” (La mano di Dio). Da quel momento in poi, il suo lavoro è divenuto totalmente a favore della vita nascente. Ma la mano di Dio continua ad operare in ogni continente, e anche in Italia, abbiamo il nostro Nathanson: è il dottor Antonio Oriente. Anche lui viveva la sua quotidianità praticando aborti di routine. Abbiamo ascoltato la sua testimonianza nel corso di un convegno AIGOC, in quanto lui oggi è il vicepresidente e uno dei fondatori della Associazione Italiana Ginecologi e Ostetrici Cattolici… praticamente una totale inversione di tendenza, rispetto al modo precedente di vivere la sua professione.

La sua testimonianza inizia così: “Mi chiamo Antonio Oriente, sono un ginecologo e, fino a qualche anno fa, io, con queste mani, uccidevo i figli degli altri”. Gelo. Silenzio. La frase pronunciata è secca, senza esitazione, lucida. La verità senza falsi pietismi, con la tipica netta crudezza e semplicità di chi ha capito e già pagato il conto. Di chi ha avuto il tempo di chiedere perdono.

Due cose colpiscono di questa frase e sono due enormi verità: la parola uccidevo, che svela l’inganno del termine interruzione volontaria, e la parola figli. Non embrioni, non grumi di cellule, ma figli. Semplicemente. E questa sua pratica quotidiana dell’aborto, il dottor Oriente la riteneva una forma di assistenza alle persone che avevano un “problema”.

“Venivano nel mio studio – racconta – e mi dicevano: Dottore, ho avuto una scappatella con una ragazzetta… io non voglio lasciare la mia famiglia, amo mia moglie. Ma ora questa ragazza è incinta. Mi aiuti… Ed io lo aiutavo. Oppure arrivava la ragazzina: Dottore, è stato il mio primo rapporto… non è il ragazzo da sposare, è stato un rapporto occasionale. Mio padre mi ammazza: mi aiuti!”. Ed io la aiutavo. Non pensavo di sbagliare”.

Ma la vita continuava a presentargli il conto: lui, ginecologo, i bambini li faceva anche nascere. Sua moglie, pediatra, i bambini degli altri li curava. Ma non riuscivano ad avere figli propri. Una sterilità immotivata ed insidiosa era la risposta alla sua vita quotidiana. “Mia moglie è sempre stata una donna di Dio. È grazie a lei e alla sua preghiera se qualcosa è cambiato. Per lei non avere figli era una sofferenza immensa, enorme. Ogni sera che tornavo la trovavo triste e depressa. Non ne potevo più. Dopo anni di questo calvario, una sera come tante, non avevo proprio il coraggio di tornare a casa. Disperato, piegai il capo sulla mia scrivania e cominciai a piangere come un bambino”.

E lì, la mano di Dio si fa presente in una coppia che il dottor Oriente segue da tempo. Vedono le luci accese nello studio, temono un malore e salgono. Trovano il dottore in quello stato che lui definisce pietoso e lui per la prima volta apre il suo cuore a due persone che erano solo dei pazienti, praticamente quasi degli sconosciuti. Gli dicono: “Dottore, noi non abbiamo una soluzione al suo problema. Abbiamo però da presentarle una persona che può dargli un senso: Gesù Cristo”. E lo invitano ad un incontro di preghiera. Che lui dribbla abilmente.

Passano dei giorni ed una sera, sempre incerto se tornare a casa o meno, decide di avviarsi a piedi e, nel passare sotto un edificio, rimane attratto da una musica. Entra, si trova in una sala dove alcune persone (guarda caso il gruppo di preghiera della coppia che lo aveva invitato) stanno cantando. Nel giro di poco tempo, si ritrova in ginocchio a piangere e riceve rivelazione sulla propria vita: come posso io chiedere un figlio al Signore, quando uccido quelli degli altri?
Preso da un fervore improvviso, prende un pezzo di carta e scrive il suo testamento spirituale: “Mai più morte, fino alla morte”. Poi chiama il suo amico e glielo consegna, ammonendolo di vegliare sulla sua costanza e fede. Passano le settimane e il dottor Oriente comincia a vivere in modo diverso. Comincia anche a collezionare rogne, soprattutto tra i colleghi nel suo ambiente. In certi casi il non fare diventa un problema: professionale, economico, di immagine.

Una sera torna a casa e trova la moglie che vomita in continuazione. Pensa a qualche indigestione ma nei giorni seguenti il malessere continua. Invita allora la moglie a fare un test di gravidanza ma lei si rifiuta con veemenza. Troppi erano i mesi in cui lei, silenziosamente, li faceva quei test e quante coltellate nel vedere che erano sempre negativi… Ma dopo un mese di questi malesseri, lui la costringe a fare un esame del sangue, che rivela la presenza del BetaHCG: sono in attesa di un bambino!

Sono passati degli anni. I due bambini che la famiglia Oriente ha ricevuto in dono, oggi sono ragazzi. La vita di questo medico è totalmente cambiata. È meno ricco, meno famoso, una mosca bianca in un ambiente dove l’aborto è ancora considerato una forma di aiuto a chi, a causa di una vita sregolata o di un inganno, vi ricorre. Ma lui si sente ricco, profondamente ricco. Della gioia familiare, dei suoi valori, dell’amore di Dio, quella mano che lo carezza ogni giorno facendolo sentire degno di essere un Suo figlio.

Articoli correlati

22 commenti

  1. anny

    Gesù è veramente Dio della Salvezza della Speranza della Vita chi crede in Lui non morrà in eterno , questo significa che chi si converte e crede in Lui sarà salvato da ogni male e da morte eterna, Speriamo sempre nel Signore che possa convertire i cuori specialmente come avvenuto a questo medico che ha fatto troppi aborti ,ma che Dio ha voluto salvare ,sia da esempio per altri medici. ma dovremmo invece cambiare la legge. dare il diritto a chi deve nascere di venire al mondo anche se non voluto dalla madre, che lo possa lasciare in adozione ma non uccidere.Cambiamo la morte in vita promoviamo aiuti per le mamme in difficoltà che ci sia una cultura di vita e non di morte.

  2. Gino

    La chiesa è stata, è, e continuamente sarà il più grande male dell’umanità. Vergognatevi.

    1. sara

      Vergognati tu e che Dio ti perdoni.

  3. Patrizia Ferrri

    12 novembre 2006

    UN DOLORE CHE NON PASSA MAI….

    Ho creduto, ho creduto veramente e sperato che anche per me si avverasse la gioia di una famiglia come quelle della pubblicità: eravamo appena andati ad abitare nella nostra nuova casa, una villa disegnata da noi e molto desiderata, avevamo un cane che amavamo molto e che ci ricambiava, le disponibilità economiche non ci mancavano, anche se non eravamo ricchi, ma sicuramente benestanti. Ed ecco…dopo 17 anni di matrimonio ero finalmente incinta.
    Da subito lo avevo saputo: qualcosa in me mi diceva che quella sera avevamo concepito il nostro bambino, ma io conservai per un po’ nel cuore questa certezza, perché Danilo non la avrebbe mai condivisa, deluso troppe volte da falsi ritardi.
    Io, invece, giorno per giorno avevo conferme alla mia speranza, piccoli particolari me ne davano la certezza; un esempio per tutti: io, che avevo da sempre preferito i cibi salati, ora avevo un grande desiderio di paste al cioccolato!!
    Quando Danilo, in prossimità delle liquidazioni estive, in vista del viaggio che avremmo fatto con la sua ditta, mi propose di andare a comprare qualche abito nuovo nella boutique della mia amica, io nicchiai, dicendo che ci saremmo andati al ritorno dal mare, che tanto avremmo trovato ugualmente qualcosa di adatto e carino.
    In realtà io pensavo che quel viaggio non lo avrei fatto e che inoltre non avrei potuto prevedere in quale taglia sarei rientrata, una volta avuto il mio bambino: sì, bambino perché avevo anche la certezza che sarebbe stato un bel maschietto.
    Non osavo spingermi troppo nei miei sogni, perché non nego che ero sopraffatta anche da una grande paura: sarei stata in grado di amarlo, crescerlo, di sacrificarmi per lui, di cambiarlo, nutrirlo ed educarlo?
    In fondo io non avevo avuto un buon rapporto con la mia mamma, e non avevo idea di che tipo di mamma avrei potuto essere. Di una cosa ero sicura: sarei stata molto apprensiva e possessiva, almeno per i primi tempi.
    Con questo mio dolce segreto, che non avevo svelato neppure in ufficio, partimmo per la nostra settimana di vacanza al mare.
    Dopo i primi giorni, in cui il ritardo effettivamente si verificò, mi decisi a parlarne a Danilo. Come previsto lui fu subito scettico e quasi infastidito, ma per mia tranquillità acconsentì a fare il test di gravidanza.
    Io avevo le mani che tremavano troppo per eseguirlo, così lasciai fare a lui.
    Quale meraviglia e sorpresa, quando dopo pochi minuti, si rivelò positivo!
    Ero veramente incinta!!!
    Per una decina di minuti rimanemmo completamente in silenzio. Non so cosa passò per la mente di mio marito, io sicuramente pensavo che finalmente sarei diventata mamma, che ora saremo stati una vera famiglia, e mi riassalirono anche le solite paure di tutte le future mamme.
    Le prime parole di Danilo furono: “Come lo chiameremo?”. “Per questo non c’è problema – risposi sicura – Claudio o Giovanna, ne avevamo già parlato”.
    Poi ci organizzammo per avere un buon ginecologo, ed anche se eravamo prossimi a ferragosto, telefonammo ad un medico nostro amico che ci fece il nome di un bravo professionista, che contattammo subito per avere un appuntamento appena rientrati.
    Io, da quel momento, usai tutte le precauzioni per paura di perdere il mio prezioso “carico”.
    Niente più tacchi alti, per paura di poter cadere e farci male, riduzione drastica del fumo, solo 5 sigarette e non di più. Neppure niente rapporti perché avevo paura di poter disturbare il mio bambino.
    Non realizzai però, se non molto tempo dopo, che Danilo non aveva manifestato alcuna gioia a questo lieto annuncio: nessun abbraccio, neppure un brindisi, tanto meno a spumante.
    Io ero immersa in un mondo tutto mio e tutto il resto mi scivolava via.
    Mentre stavamo tornando a casa, dopo aver rifatto il test per maggiore certezza, informai subito mia mamma, la quale mi chiese solo se ero contenta e le mie sorelle, che si dimostrarono più entusiaste.
    Il problema a quel punto, era comunicarlo a mia suocera e a mia cognata, che aveva un bambino di un anno.
    Ricorremmo ad un invito per una pizza e poi Danilo introdusse con una battuta scherzosa l’argomento e infine dette la notizia.
    Silenzio di tomba.
    Dopo parecchi minuti, mia cognata si riprese e cominciò a pianificare l’evento, anche se io sapevo che per mio figlio avrei deciso io d’accordo con Danilo e non avrei permesso a nessuno di intromettersi, tanto meno loro, che già erano anche troppo presenti nella nostra vita.
    Quel bambino era anche la mia possibilità di riscattarmi da una vita in parte sottomessa all’autorità di mio marito e della sua famiglia: quel bambino apparteneva principalmente a me, era e sarebbe stato l’unica persona che avrei amato incondizionatamente e che avrebbe dipeso totalmente da me, almeno per i primi anni.
    Nella prospettiva di questo evento, Danilo progettò di cambiare nuovamente lavoro “per assicurare un futuro a nostro figlio”, anche se io non ero molto d’accordo perchè secondo me l’importante sarebbe stato accettarlo con le sue inclinazioni, qualunque esse fossero state, anche se discordi dai nostri desideri, come d’altronde avevamo fatto noi.
    Venne il giorno dell’appuntamento col ginecologo, che ci tranquillizzò molto anche se una gravidanza a 38 anni a quei tempi 1989) non era ancora così frequente come ora. Io, non so per quale malefico pensiero, chiesi se fosse stato opportuno fare l’amniocentesi e il medico ne confermò l’opportunità.
    Quindi prendemmo commiato e passammo alcune settimane serene, anche se Danilo dovette assentarsi per lavoro.
    Per la prima volta chiesi a mia mamma di venire alcuni giorni da me, visto che avevo qualche problema di gonfiori ecc. Stare sola in quei giorni non mi piaceva molto e preferivo avere qualcuno accanto e quel qualcuno non avrebbe che potuto essere che mia mamma, non solo perché non aveva altri impegni, ma anche perché, inconsciamente, forse desideravo riavvicinarmi a lei e quale opportunità migliore della mia gravidanza, lei che aveva avuto quattro figlie?
    Danilo tornò dal suo viaggio e una domenica facemmo una bella passeggiata nel quartiere residenziale in cui eravamo andati ad abitare per primi e che pian piano vedevamo crescere. Con noi avevamo Rol, il nostro amato cane, e…dentro di me c’era Claudio. Cosa avrei potuto desiderare di più?
    Ma non tutte le belle favole hanno un lieto fine. E per me la brutta notizia arrivò anche troppo presto: l’esito dell’amniocentesi rivelò che il mio piccolo aveva un’anomalia genetica rara, di cui si conosceva assai poco, ma principalmente aveva un’elevatissima percentuale di probabilità di ritardi mentali, oltre altri problemi vari.
    Dire quello che provai non è possibile: ero andata dal neonatolgo da sola, perché mi avevano chiamato in ufficio ed io avevo intuito subito che qualcosa non andava. Danilo, quando l’avevo avvisato, mi aveva detto di attenderlo che sarebbe passato a prendermi, ma io non resistetti, quindi andai dal medico da sola e alla notizia la mia confusione fu tale che riuscii a mala pena a dare il numero di telefono di mio marito al medico che lo convocò subito.
    Sorvolo sulle peregrinazioni a Trieste e Bologna per ulteriori accertamenti, con un alternarsi di fiduciosa speranza e di disperazione totale.
    Alla fine il verdetto fu confermato alla vigilia delle vacanze di Natale e per noi fu un calvario, non una rinascita.
    E, dopo aver riflettuto a lungo, ascoltato pareri di familiari ed amici, non avendo trovato associazioni che ci potessero aiutare, ed essendomi io allontanata dalla pratica religiosa, non avendo neppure un confessore con cui consigliarmi, decidemmo per l’aborto.
    Termino questo racconto con due poesie che solo recentemente, dopo ben 17 anni, sono riuscita a dedicare a mio figlio:

    FIGLIO MIO

    Bambino mio, non ho
    saputo amarti tanto da accettarti
    imperfetto com’eri..
    E ti ho gettato via.
    Ma, come quel giorno ti ho battezzato
    col nome di Claudio, e ti ho posto
    nelle braccia del mio papà,
    così ogni giorno tu vivi nel mio
    cuore
    di mamma che ti rimpiange
    e spera mi avrai perdonato
    e mi accoglierai per primo
    quando ti raggiungerò

    CLAUDIO

    Quel giorno ti ho battezzato col nome
    di Claudio
    ma non ho mai potuto chiamarti per nome
    perché quel giorno noi,
    che ti avevamo chiamato alla vita, siamo stati i tuoi assassini.
    Abbiamo ascoltato la voce dei medici
    che ci dicevano che avevi grosse possibilità
    di avere ritardi mentali,
    e non quella del cuore che ti
    voleva nella vita.
    Ti abbiamo aspettato per anni,
    e quando sei arrivato,
    con tutti i tuoi problemi,
    ci siamo sentiti troppo vecchi
    per poterti accudire nei giorni e negli anni a venire.
    E così ti abbiamo “eliminato”.
    Ci sono voluti tre giorni perché ti lasciassi
    uscire dal mio ventre.
    E non ho neppure voluto vederti.
    Perché, se avessi visto solo per un attimo
    il tuo corpicino
    lo avrei stretto a me e nessuno ti
    avrebbe strappato a me.
    Da allora ogni giorno ti penso tra
    le braccia del mio papà.
    E aspetto il giorno, in cui , se Dio
    mi ha perdonato come Gli ho chiesto,
    e il Suo rappresentante in terra mi ha concesso,
    potrò finalmente
    stringerti a me per l’eternità.
    Ciao, Claudio, amore mio,
    tua mamma.

    Le cose, lentamente tra me e mio marito sono andate deteriorandosi, finché lui, che era stato mandato in Romania a dirigere una succursale della ditta, si allontanò completamente.
    Ora siamo divorziati, Danilo ha avuto da un’altra quel figlio che io non ho saputo dargli; io ho iniziato una nuova vita.
    Riconciliata, grazie alla fede ritrovata ed ad una conversione, ho raggiunto una certa serenità. Ho rivisto tutta la mia vita e ho capito molti miei e nostri errori, ma guardo avanti, fiduciosa nella Provvidenza e nell’amore che il Signore ha anche per me, come mi ha assicurato il confessore che ha accolto e capito il mio dolore, il mio pentimento e ha voluto farmi la grazia del perdono e prego e spero che anche mio marito trovi la Via giusta.
    Io gli rimango fedele, perché lui è e sarà sempre il mio sposo, perché una promessa in cielo ci ha uniti per sempre.
    Sento la mancanza dell’amore e dell’affetto di Danilo, ma la mia vita non è vuota, bensì piena di scelte tutte mie, strade che ho imboccato e che non avrei mai immaginato di percorrere e che mi regalano la serenità dell’animo, anche se ancora soffro e piango per quel bambino mai nato. E ogni Natale, pur festeggiando la nascita di Gesù, non posso non pensare a quei tristi giorni di fine dicembre in cui io stavo dicendo addio a mio figlio e il mio cuore continua a sanguinare, ma aspetto la mia Pasqua, in cui io e Claudio finalmente ci incontreremo e saremo uniti per sempre.

    Patrizia Ferrari

    P.S:: Oggi, 29 aprile 2007, al ritorno da Medjugorje, vorrei poter cambiare l’inizio del mio racconto.
    Infatti, avrei dovuto credere e sperare che la mia famiglia potesse essere non come quella della pubblicità, ma come la SACRA FAMIGLIA.
    Peccato che allora non capissi!!!

  4. Antonio Acquaviva

    Perchè litigare sul perdono che non è cosa nostra? Ringrazio la redazione di Tempi che continuamente porta alla luce queste storie, io sono padre di tre figli è non ho avuto problemi per riceverli, anzi una Grazia quasi non richiesta non voluta in coscienza, ma queste vicende mi fanno vedere la Grazia che mi è data tutti i giorni anche se non la chiedo, e guardando i miei figli con questa coscienza nuova posso convertirmi in ogni momento e ne ho bisogno! Grazie continuate così, per tutti!

  5. gmtubini

    Comunque ricorderei sommessamente a tutti i cattolici che intervengono da queste parti che sarebbe bene non biasimare i peccatori, specie quelli che si pentono e che pertanto molto probabilmente avranno un posto migliore del nostro (che ci crediamo santi) nel Regno dei Cieli.

    1. Quercia

      Non c’è dubbio GM.

      Il comportamento può essere giusto o sbagliato, ma è sempre meglio non dare un giudizio sulla persona in particolare. Anche perchè, come giustamente dici tu, molto probabilmente è migliore di noi.

    2. Su Connottu

      Sono molto d’accordo con te, Gmtubini.
      Direi anzi che, per contrasto, l’esperienza del dottor Oriente è ancora più luminosa e rincuorante per tanti, me compreso.
      Trovo giusto che per lui venga ammazzato il vitello grasso 😉

  6. stefano noto

    preferisce 75000 aborti eseguiti in ospedale da professionisti o, come in passato 75000 aborti eseguiti in cliniche private di preti, private o eseguiti nei sootoscle di qualche studio privato di medici cattolicissimi. Siete solo ipocriti. W la legge 194 che regola la possibilita’ di interrompere la gravidanza.

    1. giovanna

      Non è una domanda retorica: ma tu,Stefano Noto, credi VERAMENTE che gli aborti clandestini fossero pari agli enormi numeri degli aborti legali ?
      Veramente, veramente? Le interruzioni di gravidanza , come dici tu, sono bambini uccisi nel ventre della madre, non interventi di colecisti.

      1. Stefano noto

        No non credo proprio. La legge riduce e regola l’aborto. Che la chisa si occupi realmente di genitorialità responsabile, contraccezione, uso dei preservativi ecc. Si ridurranno anche gli aborti

        1. gmtubini

          Egregio Stefano Noto, tu hai qualche prova o dato o un argomento logico qualsiasi a sostegno di quanto affermi con una certa spericolatezza, o vai, come si suol dire, per sentito dire?

          1. Su Connottu

            Puttanate.
            Le cifre di quel rapporto sono totalmente campate per aria:
            – 350.000 aborti clandestini all’anno, in quegli anni, significa che quasi il 20% delle donne in età fertile ha abortito 5 volte nel corso della propria vita riproduttiva. Neanche in Cina.
            – Nel 1979, primo anno dopo la 194, ci sono stati 180.000 aborti legali. Solo un ubriaco, senza pezze d’appoggio, sosterrebbe che l’anno prima ce ne furono il doppio di illegali, cioè con conseguenze penali per il medico e la madre.
            – dal 1979 al 1982 il numero degli aborti legali cresce in modo impressionante, alla faccia di chi blaterava sulla diminuzione degli aborti a seguto della loro legalizzazione.
            La 194, di per sè, non ha fatto diminuire gli aborti, anzi ha fatto crescere quelli legali (che sono scesi di numero dopo molti anni ma per altre cause) e non ha eliminato il fenomeno degli aborti clandestini, che sono stati depenalizzati. Ha dato la stura a un fenomeno che prima rimaneva numericamente contenuto dalla deterrenza delle leggi.

        2. giovanna

          Siamo messi bene, c’è qualcuno che veramente crede che i sei milioni di aborti dall’inizio della 194 solo in Italia, ci sarebbero stati comunque, contro ogni logica e contro ogni statistica.
          Poi, caro Stefano, non ti è mai capitato di leggere la strana situazione per cui nei paesi, come l’Inghilterra, in cui i preservativi li trovi OVUNQUE e vengono massicciamente propagandati e di contraccezione si inizia a parlare dalla culla, gli aborti siano alle stelle ? come sarà?

          1. Su Connottu

            Sarà che Stefano Noto, imitando Mario Capanna e Giancarlo Pajetta, ti risponderebbe:
            “Tra la verità e la rivoluzione, scelgo la rivoluzione”

        3. Cristina

          Non credo sia come dici. La stragrande maggioranza degli aborti sono fatti per ragazze e anche donne che usano l’aborto come anticoncezionale. Poi adesso c’è la grande opportunità per le donne di partorire in tutta serenità in ospedale e poi di lasciare il bambino lì, dove donne che hanno amore da dare potranno adottarli. Una volta, come dici tu, gli aborti fatti nei sottoscala erano infinitamente minori. Erano veramente casi estremi, ora tutto viene fatto con grande facilità, anche di sentimenti, perché la legge lo consente. La cosa che mi addolora di più è che queste donne non sanno che dopo essere state le carnefici dei propri figli, non saranno mai più le stesse, sarà un dolore che le perseguiterà per sempre. Purtroppo lo capiscono troppo tardi. E lo dico con cognizione di causa perché ho vissuto esperienze di alcune amiche. Scusa la lungaggine, ma non ho il dono della sintesi.ciao

  7. pikassopablo

    ma quanti bei sepolcri imbiancati che ci sono da queste parti: il dato di fatto è che l’aborto in italia è stato introdotto dalla vostra democrazia-cristiana e portato avanti in questi anni dal vostro popolo-della-libertà…le vostre sono solo parole parole parole

    1. Giulio Dante Guerra

      Per piacere, non potresti, invece che criticare e basta – anche se, in gran parte, giustamente – fare qualche discorso concreto, qualche “proposta positiva”? Ti ricordo poi, se hai la memoria annebbiata, che la prima liberalizzazione dell’aborto fu introdotta, prima della 194, dalla solita Corte Costituzionale, una congrega di magistrati “progressisti”, bravissimi a “leggere”, nella costituzione, soprattutto quello che non c’è mai stato scritto. I politici, poi, hanno seguìto a ruota. La DC fu connivente, ma non attiva in prima persona, come sono oggi, in ulteriori attentati alla vita e alla famiglia, i “cattolici adulti” del PD.

      1. Quercia

        “magistrati “progressisti”, bravissimi a “leggere”, nella costituzione, soprattutto quello che non c’è mai stato scritto.” AHAHA..bellissima questa frase.

        Cmq, alcune proposte concrete: sovvenzionare i centri aiuto alla vita, dare incentivi economici alle coppie e/o alle madri che scelgono la vita, promuovere una cultura alla vita attraverso educazione sessuale (vera) nelle scuole e nei media (pubblicità progresso), non proporre candidature (pena immediate dimissioni) di parlamentari e presidenti di repubblica pro aborto.

  8. giuliano

    75000 aborti eseguiti da un solo “dottore” !!! quanti di questi “dottori” ci sono sul pianeta ?? non voglio fare stime, tremo al solo pensare un qualsiasi numero. Poiché sono certo che il sangue versato debba essere riparato, dato che grida vendetta, sono altresì certo che l’intera umanità stia per pagare il conto e con gli interessi

I commenti sono chiusi.