

E diamo contro anche al merito! Non vorremmo mica trovarci a offendere i percettori del reddito di cittadinanza, o meglio la sensibilità degli inventori del medesimo. Suvvia, diamo contro al merito perché è una parola di destra. Noi ci teniamo le nutella, la doccia e la mortadella. Eppure il buon senso ci dice che il merito è il principio dell’emancipazione collettiva. Ma ci sono certe parole che diventano indigeste per una certa classe politica.
Mi chiedo perché oltre a consegnare valanghe di voti popolari alla destra, ora si vogliono privare anche del vocabolario. Certe incrostazioni culturali, però, capisco siano difficili da estirpare. Meno comprensibile è il commento sul Corriere della Sera di ieri a firma Massimo Gramellini. Ma chi sono io per criticare un raffinato intellettuale à la page, capace con la sua narrazione orale di incantare con la “buona novella” e con la “critica ironica” masse popolari? Nel suo Caffè giornaliero ci spiega che «intanto non si è mai trovato un modo critico per misurarlo che non siano i quiz». E bravo Gramellini! È un po’ come dire che non siamo mai riusciti a combattere l’evasione fiscale, la malaburocrazia e le truffe finanziarie e quindi tanto vale arrendersi. Non sia mai che qualcuno trovi il meccanismo giusto. E, infine, chiosa affermando che il «merito scolastico in Italia non è mai esistito» e «che da noi uno studente è considerato meritevole non quando conosce qualcosa ma quando conosce qualcuno».
Eh no caro Massimo, l’ironia può sfuggire di mano e diventare un boomerang. E io che non sono nessuno, mai mi permetterei di dire che lo spazio in prima pagina sul CorSera o le prime serate su Rai Tre sono il risultato di conoscenze e non di bravura. Mai lo direi, neppure quando sono sotterrato dalla demagogia e dal buonismo, dalla retorica cantata poeticamente e dagli applausi di un pubblico pagato. No, si debbono riconoscere le capacità. Sempre. Anche quelle dei ragazzi che non conoscono nessuno.
Nella vita reale, per carità, sono molti coloro che avanzano per raccomandazioni, ma ti assicuro, caro Massimo, che sono ancora molti di più quelli che giungono dai ceti popolari e come unica risorsa da giocare hanno proprio il giudizio del merito. Questa è l’Italia reale. E va bene che la sinistra ve ne abbia perso traccia, ma da un’autorevole intellettuale del più importante quotidiano d’Italia non ce lo aspettiamo, o meglio non siamo in grado di accettarlo.
Con merito, caro Gramellini, e con assoluta umiltà, ascolta le parole semplici, seppur poco cortesi, di un signor nessuno come il sottoscritto, che, più che sale televisive e salotti intellettuali, vive ogni giorno accanto al popolo minuto. Con merito, le assicuro con merito.
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