Il nuovo leader dell’opposizione è @fragolina_antifascista88
«Rabbia e paura per il governo Meloni», titolava ieri Repubblica un articolo rimasto per diverse ore apertura del sito. Fare opposizione, anche mediatica, dovrebbe essere cosa facile, chi governa sbaglia quasi sempre, eppure a leggere tanti giornali di sinistra ultimamente sembra ci sia un’intensa gara a cercare (accanto a qualche critica nel merito) obiezioni inconsistenti, agitare pericoli farlocchi, aizzare polemiche incoerenti, come se non sapessero bene cosa attaccare.
La bolla della bolla critica la Meloni
I sondaggi continuano a premiare Fratelli d’Italia e l’operato del governo? Ecco pronto il «monitoraggio di Twitter e Facebook realizzato da Izi Spa nel periodo 21 ottobre – 22 novembre» che segnala il fatto che «nel primo mese di governo la premier Giorgia Meloni ha incassato dai social reazioni prevalentemente negative» e che fa titolare Repubblica su “rabbia e paura”. La bolla della bolla presa a parametro del sentimento dei cittadini, la nicchia venduta come vox populi, il parere di @fragolina_antifascista88 usato per continuare ad alimentare la narrazione della destra fascista che terrorizza il popolo.
«Nonostante i provvedimenti del governo stiano godendo di un’ampia maggioranza e cresca il consenso a livello di sondaggi per FdI, gli utenti social si mostrano critici». Apperò. «Un numero quantificabile con 807 mila interazioni» ha generato «un sentiment molto negativo», e Salvini è il ministro che piace di meno al popolo dei social. Come è possibile che un giornale come Repubblica sia costretto a mettere come articolo di apertura della propria edizione online una “notizia” del genere? Non c’è davvero niente di più concreto con cui criticare il governo?
Imbarazzo sulla manovra “draghiana”
C’è imbarazzo anche sulla manovra, ed è evidente: dopo avere passato mesi a dire che la destra al governo avrebbe distrutto i conti dello Stato con misure costose ci si trova a dovere commentare una legge di bilancio prudente e pragmatica, che «avrebbe potuto firmare anche Draghi», come ha scritto Mario Sechi, e ammette anche Walter Galbiati su Repubblica, salvo aggiungere che «forse oggi non avrebbe firmato».
E dunque ecco politici e media di sinistra prima difendere il reddito di cittadinanza, dopo averlo osteggiato a lungo (il Pd votò contro la misura, ricordiamolo), poi glissare sulle misure da tempo promesse dalla sinistra ma mai attuate (ricordiamo la battaglia democratica per l’abbassamento dell’Iva sugli assorbenti, poi messo in manovra da Meloni) e infine tirare fuori un grande classico: i dubbi dell’Europa.
I «dubbi dell’Europa sui conti», un evergreen
Sempre su Repubblica, ieri, edizione cartacea, dopo le prime pagine del giornale dedicate alle critiche sulla manovra, e solo quelle successive al contenuto della stessa, ecco campeggiare il titolo: “I dubbi della Commissione Ue sui conti pubblici italiani. ‘Preoccupa il debito alto’”. Un evergreen, peraltro, ma messo in modo da far sembrare l’Europa già critica della finanziaria del governo Meloni.
«Il giudizio definitivo di Bruxelles arriverà solo dopo l’invio della manovra», ci informa però Claudio Tito, anche se Strasburgo «accende ancora un faro sui conti pubblici italiani», certamente non (ancora?) disastrati da un esecutivo in carica da un mese. «Sotto esame anche Parigi e Berlino», si scopre leggendo, ma insomma chi è che legge più gli articoli, l’importante è far sapere che il giorno dopo l’approvazione in cdm della manovra in Europa ci sono già «dubbi».
Per mesi il governo Meloni è stato presentato come l’esecutivo che avrebbe distrutto tutto ciò che di buono aveva fatto Draghi, stravolgendone le politiche. Vedere che invece, con le dovute differenze, sta proseguendo sul solco prudente del predecessore produce cortocircuiti notevoli. Motivi per bocciare le prime azioni del governo ci sono, buttarla sul “sentiment dei social”, la difesa di misure criticate fino a ieri e l’al lupo! Al lupo! di Bruxelles è un po’ poco.
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