Meeting. La genialità di don Giussani, guida per vivere la fede oggi
Rimini. Cosa ci faceva, tra il filosofo Massimo Borghesi e il sociologo Mauro Magatti, il monaco buddista Shodo Habukawa? Perché è stato invitato al Meeting a spiegare «l’attualità della vita di don Giussani per la fede nel mondo contemporaneo», come l’autore della Vita di don Giussani Alberto Savorana ha sinteticamente riassunto lo scopo dell’incontro?
L’IMPORTANZA DI TESTIMONIARE. Questa capacità di incontrare tutti, impreziosita da una «attrattiva umana» unica, ha saputo generare «un movimento dal niente». Secondo il docente all’università Cattolica di Milano Magatti, Giussani «ha saputo interpretare in modo lucido il cambiamento della società degli anni 50 e a interpretarlo per permettere ai giovani di tornare a incontrare Cristo, dando in particolare un significato più profondo alle parole che a quel tempo erano interpretate solo in modo individualista: realtà, esperienza, incontro, desiderio, realizzazione». Ma a nove anni dalla morte di Giussani, continua Magatti, la società è cambiata ancora, «caratterizzata da un individualismo radicale e un “io” sempre più fragile e debole».
Ecco perché, da cattolico, chiede «un altro passo in avanti a Cl: insegnare all’uomo che è un essere ontologicamente relazionale, come Dio nelle tre Persone della Trinità, e testimoniare ciò che si è visto e incontrato. Perché oggi, come insegna anche il Papa, la testimonianza è l’unica strada che rompe lo schermo di cinismo e indifferenza. La Chiesa, come Giussani ci ha mostrato, è “esperta di umanità” e questo tempo si aspetta ancora questo».
«SENTIRE L’UMANO». Allora per Giussani, conclude Savorana, «la più grande mancanza per un cristiano è non sentire l’umano, perché il cristianesimo esalta l’umano, la ricerca e la lotta. Ecco allora a che cosa dobbiamo aiutarci oggi: a sentire l’umano, così che intercetti la risposta quando la incontri». All’insegna del realismo chiesto da papa Francesco.
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