Meeting. “La città sono le persone”

Di Francesco Cucco
22 Agosto 2023
Invito alla visita della mostra "Resurgence. Vivere e ripensare la città", allestita in questi giorni a Rimini. Progetti, esempi, idee e "temi trappola"

Quali sono i pensieri più adeguati ed interessanti quando si ha l’opportunità di intervenire non su di un singolo edificio, ma su un pezzo di città, un quartiere, uno scalo ferroviario abbandonato che offre l’occasione di ricucire due zone urbane non connesse tra loro in precedenza, un’area estesa, pubblica o privata che sia? Cosa c’entra la città con il titolo del Meeting di questa edizione e con il nome completo della manifestazione stessa “Meeting per l’amicizia tra i popoli”? Quali domande porsi? Cosa favorire? Esiste una ricetta? Cosa considerare, e per chi?

Il progetto e la costruzione della città chiedono pensieri rinnovati. Destinazioni d’uso troppo specifiche oggi non sembrano essere più adeguate. Costruire in spazi nuovi, liberi, spesso non è più un’opzione, occorre rigenerare pezzi di città esistenti, ripensandoli in modo più flessibile. Meglio ancora: occorre pensare a generare contesti in cui le relazioni siano favorite. Ma come? Cosa conta? Quali criteri utilizzare? Cosa va bene e cosa meno? Questa la parte introduttiva della mostra “Resurgence. Vivere e ripensare la città”.

La fraternità tra gli uomini

L’intento dei curatori è stato quello di affrontare il tema, confrontandosi con il titolo del Meeting “L’esistenza umana è un’amicizia inesauribile”. Partendo dal metodo che la parola stessa che definisce la kermesse suggerisce: incontro. Abbiamo quindi incontrato ed intervistato alcuni personaggi, architetti, sociologi, filosofi, rappresentanti di istituzioni pubbliche e private, con idee da condividere al riguardo.

“La città sono le persone“ dice, citando Shakespeare all’inizio del proprio intervento, il professor Molinari, il quale inquadra e ripercorre sinteticamente i principali cambiamenti storico culturali, fino ad arrivare al recente periodo post-covid. Marco Tognetti, direttore dell’agenzia Lama, fa un racconto molto sentito del rapporto tra società e spazi urbani, registrando una rinnovata coscienza dei grandi operatori di sviluppi urbani, ma al contempo sollevando, sul finale, una seria e provocatoria domanda: questi quartieri, molto ben rigenerati in Italia negli ultimi due decenni, sono oggi realmente accessibili, soprattutto in termini di possibilità economica, a tutti oppure no?

L’architetto Boeri sostiene che bisogna tentare di rispondere alla solitudine del singolo, ma anche di gruppi. L’ex assessore milanese Verga cita il bellissimo esempio storico della Ca’ Granda di Milano, voluta dagli Sforza con un chiaro intento. Ignacio Vicens, architetto spagnolo, cattolico, sottolinea con forza che non è sufficiente che tra gli uomini ci siano delle relazioni, occorre che queste relazioni siano positive, in questo senso, continua, il titolo del Meeting che parla di amicizia, qualifica la positività di tali relazioni. L’apice di questo, si spinge ad affermare, è l’idea di fraternità tra gli uomini.

Accettare le imperfezioni

I progetti, illustrati sinteticamente nel lungo tavolo al centro dello spazio espositivo, pur in modo ovviamente non esaustivo, permettono di scoprire e commentare interventi a varie scale da cui poter evincere alcuni esempi positivi. Si va dal celebre sviluppo del quartiere Porta Nuova a Milano alla Manifattura Tabacchi di Firenze, con l’originale e riuscita idea di utilizzo di spazi con funzioni temporanee, dal visionario sistema di scale mobili realizzato nella famigerata Medellin in Colombia, che ha permesso di integrare i residenti di un quartiere dalla geografia particolarmente ostica al resto della vallata, al progetto Novos Alagados di AVSI a Salvador da Bahia.

La mostra si conclude con un ultimo breve video composto da stralci di interviste ancora a Molinari, Tognetti, Vicens e Petrosino, che condividono alcune considerazioni e provocazioni finali, che certamente non chiudono il discorso, ma costituiscono spunti preziosi per un percorso ed un lavoro che non saranno mai compiuti, perché la città è strutturalmente in continua evoluzione. È difficile, ci sono tanti aspetti, che pur nascendo da preoccupazioni sane, sulle quali possiamo tutti essere d’accordo, facilmente diventano “temi trappola”, l’ecologia, la ricerca della città perfetta dove tutto è sotto controllo e ripreso da telecamere.

Nella città si svolge la nostra vita, accettiamola per quello che è, con le sue imperfezioni, e proviamo a migliorarla, c’è bisogno di possibili rinnovati giudizi critici, per cui il visitatore della mostra è atteso, anche per futuri confronti e nuovi racconti da condividere. Buona visita e buoni incontri!

Francesco Cucco è curatore della mostra

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