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Matteo Salvini sta facendo il gioco di Giorgia Meloni

Le continue polemiche e poi ritrattazioni del leader leghista portano acqua al mulino del capo di Fdi, che lo mette facilmente nell'angolo. Una strategia boomerang

Martino Loiacono
27/08/2021 - 6:00
Politica
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Giorgia Meloni (Fdi) e Matteo Salvini (Lega)
Giorgia Meloni (Fdi) e Matteo Salvini (Lega)

La continua polemica nei confronti di Luciana Lamorgese rischia di recare più danni che benefici alla Lega. E potrebbe avvantaggiare nuovamente Giorgia Meloni che, rispetto a Matteo Salvini, ha le mani libere e può agire come meglio crede grazie alla rendita di opposizione che le permette di mettere alle strette il Carroccio.

Il caso Lamorgese, in effetti, assomiglia al caso Speranza. Salvini alza i toni, polemizza e tira bordate come se fosse all’opposizione. Poi, da Fratelli d’Italia, giunge la mozione di sfiducia individuale che mette in imbarazzo il leader leghista che non può votare la sfiducia a un ministro del governo che sostiene. E quindi è costretto a fermarsi e a tornare sui propri passi.

A masticare amaro e a subire le manovre della Meloni che non ha alcun vincolo e può portare alla luce le contraddizioni della Lega. Lega che è divisa tra il movimentismo salviniano, espresso sui social e tramite i continui botta e risposta al vetriolo con gli avversari, e il governismo di Giorgetti che predica cautela e moderazione. E che cerca di abbassare i toni per evitare tensioni e lacerazioni.

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Polemiche boomerang

Il modo di fare politica di Salvini, d’altronde, non è cambiato ed è quello dell’opposizione permanente anche se svolta dai banchi della maggioranza. Questa contraddizione in termini, non a caso, ha causato l’ascesa di Fratelli d’Italia e il declino leghista.

Oltre agli attacchi a Lamorgese e a Speranza bisogna infatti ricordare la polemica sul coprifuoco, la raccolta firme per abolirlo e poi le manifestazioni contro il green pass a cui hanno partecipato alcuni esponenti leghisti. Un modo di procedere che ha irritato Draghi e che probabilmente ha ridotto il potere d’influenza leghista all’interno dell’esecutivo.

Il caso Durigon

A una situazione già intricata, si sono aggiunte le dimissioni di Durigon che hanno ulteriormente complicato la posizione di Salvini, rivelandone nuovamente la debolezza all’interno del governo.

La questione del sottosegretario leghista è nota: questi ha proposto di reintitolare un parco di Latina, dedicato a Falcone e Borsellino, al fratello di Mussolini. Una proposta che ha scatenato un vespaio di polemiche e la richiesta di dimissioni da parte di Movimento 5 stelle, Partito democratico e Liberi e Uguali. Generando così un pericoloso incrocio Durigon-Lamorgese che, per ora, ha visto le dimissioni del primo e la conferma della seconda.

Cambio di registro e strategia

Per Salvini, dunque, gli scenari sono tutt’altro che rosei. Senza le dimissioni della Lamorgese o senza un suo commissariamento, perso Durigon, la Lega otterrebbe una pesante sconfitta, oltre che il conseguente rafforzamento di Giorgia Meloni, sempre più motivata a guidare il centrodestra.

Certo, in prospettiva, le grandi manovre con Berlusconi potrebbero essere uno strumento per arginare la rapida avanzata di Fratelli d’Italia. Ma senza un cambio di registro e di strategia, l’opposizione permanente scelta da Salvini rischia di diventare un pericoloso boomerang capace di infrangere anche la diga anti-Meloni.

Foto Ansa

 

 

 

 

Tags: giancarlo giorgettiGiorgia Meloniluciana lamorgesemario draghiMatteo Salvini
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